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Benito Sevarin, dal Veneto a New York: “Vi racconto la mia vita nel ristorante preferito di Clinton e Trump”

E’ nato a Granze e ha casa a Monselice, per 25 anni ha diretto Le Cirque: “Quella volta che l’avvocato Agnelli mi portò alla finale della Juventus con Kissinger”

Enrico Ferro
3 minuti di lettura

PADOVA. Benito Sevarin sembra uscito da un film di Martin Scorsese. La patina di quest’uomo, nato a Granze, casa a Monselice, non è tanto diversa da quella dei protagonisti delle storie del regista newyorchese, che ha raccontato l’epopea dei mangia-spaghetti in America. Ma nella vita straordinaria di Benito Sevarin non c’è nulla di inventato. C’è molto di cinematografico forse, ma è tutto vero. Lui il suo sogno americano se l’è preso con entrambe le mani. L’ha voluto, se l’è sudato e ora eccolo qua, a raccontare una storia incredibile. La storia di un ragazzino che a 17 anni lascia la Bassa padovana per andare a fare il cameriere sulle navi da crociera e da lì inizia la sua scalata, che lo porta a dirigere il ristorante più famoso di New York, un punto di riferimento per gli uomini più potenti del pianeta. Il nome di Benito Sevarin, che oggi ha 71 anni, resterà per sempre legato a quello dell’esclusivo ristorante Le Cirque, sulla Madison Avenue: duecento dipendenti e un fatturato da 25 milioni di dollari l’anno.

L'ingresso del ristorante Le Cirque che si trovava sulla Madison Avenue a New York

 

Un miracolo economico fatto da un altro grande italiano, Sirio Maccioni da Montecatini. E dopo Le Cirque per Benito l’italiano si è aperta un’altra stagione al Disney World di Orlando. E adesso? Adesso è in pensione da nemmeno due anni e già scalpita per iniziare una nuova avventura in quella che è la sua nuova casa: la Florida.

Sevarin, dove vive ora?

«Io da 15 anni abito in florida, a Windermere, in un quartiere chiuso che si chiama Keene’s Pointe. È una zona circondata da laghi, un posto fantastico dove ci sono solo case, campi da golf e tennis club».

Zona chiusa?

«Che se non ci abiti non puoi entrare. Sono venuto qua a metà 2020, volevo ritirarmi ma non riesco a stare in pensione. E quindi torno all’opera».

Cos’ha in programma?

«A giugno apro Simply Capri, diventerà il miglior ristorante della Florida».

Benito Sevarin nel suo ufficio al piano interrato di Le Cirque

 

Partiamo dall’inizio: il ragazzino di 17 anni che lascia Granze per imbarcarsi nelle navi da crociera.

«Sono partito con una valigia di cartone e 10 mila lire in tasca, non parlavo una parola di inglese. Era il 1968».

Come mai aveva scelto quel lavoro?

«Era un modo per cominciare, per imparare la lingua e guadagnare qualche soldo. Poi è lì che ho conosciuto Gudrun, una collega tedesca che poi è diventata mia moglie: eravamo nella Love Boat, sul Triangolo delle Bermude».

Dunque si imbarca sulle navi da crociera, lavora come cameriere, lì conosce sua moglie e poi?

«Nel 1974 ci siamo sposati e abbiamo deciso di fermarci a terra, a New York. Io lavoravo all’American Stock Exchange e la sera facevo gli extra come cameriere a Le Cirque. Nel 1978 provai a vivere e lavorare a Los Angeles, ma non andò. Allora tornammo a New York e fu la scelta giusta».

LA VIDEOINTERVISTA A SEVARIN

Sevarin, dal Veneto al ristorante più in di New York: "Quella volta che l'avvocato Agnelli mi portò alla finale della Juve con Kissinger"

Come diventò direttore del ristorante più famoso di New York?

«Grazie a Sirio Maccioni, il proprietario, che decise di puntare su di me. Io, di mio, ci ho messo tanta umiltà e tanto lavoro, cercando di fare sempre l’impossibile».

È complicato lavorare in un posto del genere?

«Avevo una media di 50 telefonate al giorno dalle persone più importanti degli Stati Uniti. Tom Barrack, proprietario di alcuni hotel ai Caraibi, una sera venne a cena per concludere un grosso affare. Io dissi allo chef pasticcere di preparare un dolce che avesse la forma del pianeta e di scrivere con lo zucchero il nome dell’azienda: Capital. L’affare andò bene, da quel momento, ogni anno, Tom Barrack mi regalava una vacanza nei suoi alberghi».

Lei ha conosciuto anche Clinton e Trump. Ricorda qualche altro aneddoto ?

«Le Cirque era molto amato anche dall’avvocato Gianni Agnelli. Una volta mi invitò con lui ed Henry Kissinger a vedere una finale di Coppa Campioni, visto che sono un tifoso della Juve. Partimmo con un aereo il venerdì, tornammo il lunedì successivo. Rimasi ospite a casa Agnelli due notti. Indimenticabile».

Sevarin, scopra le carte: qual è il suo segreto?

«Uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti una volta mi disse: se potessi vendere la tua semplicità sarei l’uomo più ricco al mondo. Da Reagan in poi, ho conosciuto tutti i presidenti degli Stati Uniti ma sono rimasto sempre lo stesso. Ho sempre lavorato tantissimo, con molta umiltà e prendendo le occasioni quando capitavano, senza far male a nessuno».

A Le Cirque è rimasto fino al 2007 e poi ha cambiato.

«Mi contattò il proprietario della compagnia Patina Restaurant Group. Avevano preso in mano il padiglione Italia in Epcot, uno dei quattro parchi del Disney World di Orlando. Quando sono arrivato lì guardavano gli italiani come fossero dei pezzenti: dopo 5 anni ci guardavano dal basso verso l’alto. Mi hanno anche nominato sindaco di Epcot (ride). Avevamo 200 ragazzi italiani, a loro ho insegnato tutto».

E la sua famiglia?

«L’ho trascurata tantissimo. Ora vivo qui con mia moglie, mentre mia figlia Benita è rimasta a New York».

Scriverà mai un libro sulla sua vita?

«Se lo facessi mi servirebbero dieci avvocati».

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