Flor: «Lo sciopero dei medici di famiglia veneti? È il momento di lavorare»
Il direttore della sanità veneta duro con chi accusa la Regione di cattiva organizzazione: «Il nostro sforzo è massimo. Non sono mai state fatte tante assunzioni come in questo periodo»
Laura BerlinghieriPADOVA. Luciano Flor, il numero uno della sanità veneta, si siede al tavolo della sala riunioni della sede padovana di Azienda Zero e respinge al mittente ogni accusa di cattiva organizzazione del sistema, a livello regionale.
Anzi, si dimostra piuttosto seccato di fronte alla minaccia dei medici di famiglia veneti, riuniti sotto le sigle Snami e Smi - rappresentativi di circa il 35% dei dottori di base -, che hanno annunciato uno sciopero dell’attività informatica dal 16 febbraio fino a fine marzo, dal lunedì al mercoledì di ogni settimana.
«Abbiamo potenziato le linee di tamponi, dei vaccini e l’area prevenzione. Dall’inizio della pandemia abbiamo assunto 7.218 operatori sanitari, di cui 2.235 medici, 1.754 infermieri e 880 operatori socio-sanitari, impegnati nelle attività legate al Covid. Numeri del genere non hanno pari. Non posso accettare che qualcuno si permetta di sminuire il nostro lavoro» scandisce Flor.
LE ASSUNZIONI
I bandi di assunzione, da parte di Azienda Zero, sono a getto continuo. Ma non sempre domanda e offerta riescono a incontrarsi, come dimostrano le tante selezioni andate deserte.
Intanto, a fine novembre era arrivata la tirata di orecchie della Corte dei Conti, che denunciava che, per le assunzioni, la Regione aveva utilizzato meno risorse di quante gliene fossero state messe a disposizione. Una situazione che oggi si è capovolta, sostiene Flor: «Abbiamo speso più soldi di quelli ricevuti» assicura.
Nella direzione della stabilizzazione, sono stati assunti 209 medici e 1.754 infermieri a tempo indeterminato.
Ma le assunzioni sono state anche tra le fila delle Usca: 442 i medici a cui è stato fatto firmato un contratto, di cui 144 operativi tutti i giorni nell’esecuzione dei tamponi, nella somministrazione dei vaccini e nella cura domiciliare, a cui fa riferimento un bacino di circa 1200 pazienti.
I MEDICI DI FAMIGLIA
E la medicina generale come si inserisce in questo quadro? Esistono due componenti sindacali. Da un lato c’è la Fimmg, che si schiera contro ogni ipotesi di stop della propria attività per far ascoltare le proprie ragioni.
Dall’altro lato ci sono Smi e Snami, circa 1.200 iscritti su 2.870, che hanno indetto uno sciopero informatico per tre giorni a settimana.
Niente ricette, prescrizioni, fascicoli online. Con conseguenti disguidi per i pazienti, costretti a ritirare tutta la documentazione presentandosi direttamente nell’ambulatorio. Ma, soprattutto, conseguenti disguidi per gli operatori del Cup, che dovranno trascrivere tutti i dati a mano.
«C’è una recente sentenza del Tar, relativa proprio a un contenzioso con la medicina generale, che determina che la Regione aveva ragione nel chiedere ai medici di famiglia di eseguire i tamponi e disporre le misure di isolamento e quarantena» ricorda Flor, stigmatizzando il ricorso allo sciopero, in piena emergenza sanitaria.
Prosegue il direttore: «Del totale dei tamponi eseguiti in Veneto dall’inizio della pandemia, soltanto il 3% è stato effettuato da medici di famiglia e pediatri. Penso che sia il momento di lavorare, tutti, e non parlare male degli altri. Da parte nostra, ci impegneremo per trovare una mediazione con i medici di famiglia. Stiamo andando verso la realizzazione di un servizio informatico regionale, che ci viene chiesto e finanziato. Ma questo è il momento di lavorare».
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