Il dolore della famiglia di Carlo Alberto, morto a 12 anni: “Mai avuto un problema di salute, ci aiuta solo la fede”
I genitori aprono le porte di casa e raccontano con tenerezza Carlo Alberto: «Nostro figlio, un dono per 12 anni. Non ha mai avuto problemi di salute»
Alice Ferretti
PADOVA. «Possiamo solo ringraziare il Signore per averci donato Carlo Alberto per 12 anni, non avremmo potuto chiedere di più. Quando si ha la fede, la morte diventa un atto d’amore. Nostro figlio ora è in paradiso, vicino alla Madonna, nella luce e nella pace».
Valentina Ometto è la mamma di Carlo Alberto, il 12enne mancato martedì in seguito all’arresto cardiaco che l’ha colpito domenica mattina durante la sua prima gara di atletica con le Fiamme Oro, a Vittorio Veneto. Nonostante il dolore straziante, lei e il marito Dino Massimiliano Conte, accettano di parlare del loro amatissimo figlio. E aprono le porte della loro casa di Prato della Valle iniziando a raccontare. Sfogliano le foto di Carlo Alberto, quelle con lui piccolo e biondissimo, quelle dove aveva fatto il modello per il noto marchio Blauer, quelle con l’adorata sorellina, più giovane di soli venti mesi.
E poi i libri di Harry Potter, l’automobile fatta di Lego, sua recente costruzione, ultimata nel periodo natalizio, di cui andava molto fiero. «Entrare nella sua cameretta ora mi fa male», sussurra la mamma.
«Per noi è davvero durissima», spiega il papà Dino che nel rispondere alle telefonate, ai messaggi, alle visite, di amici, familiari, parenti lontani, non riesce a cancellare gli ultimi drammatici istanti con suo figlio. Gli è sempre rimasto vicino, per tutti i 75 infiniti minuti in cui è stato rianimato: in campo, nell’ambulanza e sull’elisoccorso. Non l’ha lasciato un secondo.
«Era felice di fare questa gara», dice, «Appena siamo arrivati ho fatto in tempo a dargli un paio di consigli, poi lui è scappato dai suoi compagni di squadra. Quando è partito l’ho guardato bene e non dimenticherò mai quello sguardo; era concentrato, voleva fare bene».
La corsa è iniziata, dopo qualche minuto l’altoparlante ha annunciato che un atleta, Carlo Alberto Conte, aveva avuto un malore. «Quando l’ho visto, il mio bambino era steso su una barella e i medici lo stavano rianimando. Tutti hanno fatto l’impossibile per tenerlo in vita».
E il papà, in quel momento in cui il suo Carlo Alberto stava lottando contro la morte, ha avuto la forza e la generosità di pensare agli altri ragazzi invitando a non bloccare la gara, per non scioccare ulteriormente gli piccoli atleti. Perché suo figlio avrebbe voluto così.
Il 12enne aveva fatto a novembre la visita medica sportiva per l’agonismo e non era emerso alcun problema. «Era idoneo all’atletica», dice la mamma. «E siamo sicuri che nessun medico rilascerebbe un certificato medico per l’agonismo se non fosse sicuro al cento per cento. Su questo non abbiamo dubbi. Ora vogliamo solo che studino il cuore di nostro figlio e che capiscano cos’è successo, perché questo non capiti più a nessun altro atleta e a nessun altro bambino».
Carlo Alberto era un bambino sano, aveva già fatto sport senza mai alcun problema.
«Ha fatto nuoto e poi sciava. Era molto bravo a sciare. Aveva iniziato da piccolissimo ed era uno sport che gli piaceva», raccontano i genitori, «Faceva anche parte degli scout. Ma la cosa di cui andava più orgoglioso era proprio quella di essere entrato a far parte delle Fiamme Oro».
Valentina e Dino vogliono ringraziare il gruppo sportivo e tutta la polizia di Stato che da domenica non ha mai smesso di sostenerli. «In ospedale sono venuti a trovare Carlo Alberto anche il questore di Padova e quello di Treviso. Siamo veramente commossi per tutto questo affetto».
Il 12enne lascia un vuoto che sarà impossibile colmare. «Era un ragazzino troppo speciale. Era intelligentissimo. Gli bastavano 10 minuti di studio per avere tutti 8 e 9», racconta orgogliosa la mamma. «A volte mi arrabbiavo perché avrei voluto vederlo sui libri. Lui mi rispondeva: “la vita non è fatta solo di scuola ma anche di interessi personali”. Amava moltissimo leggere, topolino quand’era più piccolo ed Harry Potter adesso, tra i suoi preferiti». E poi era bravissimo in matematica.
«Era uno preciso. Gli piaceva l’ordine. Risolveva il cubo di Rubik in 30 secondi, vedeva i film solo in inglese e amava i giochi in scatola, adorava il monopoli. Aveva una capacità di apprendimento rara».
Un ragazzino geniale ma anche molto spigliato: «Era simpatico, aveva sempre la battuta pronta». Stringeva rapporti di amicizia con i suoi coetanei, ma era in grado di confrontarsi anche con gli adulti. «A lui piacevano i fuori classe. Quegli adulti che hanno qualcosa da insegnarti. Ad esempio era molto legato a un amico di famiglia, un imprenditore che grazie alle sue capacità ha avuto molto successo. Nonostante si vedessero poco aveva una grande ammirazione per lui».
Ieri in Prato della Valle il via vai di persone è stato ininterrotto: tutti hanno voluto portare la loro vicinanza alla famiglia.
Articoli rimanenti
Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
1€ al mese per 3 mesi
Sei già abbonato? Accedi
Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
I commenti dei lettori