Vicenza. Una serie di giornate di sciopero, finché sarà necessario, per chiedere alla Regione di tornare a rivolgere attenzione alla medicina di territorio, arrivata al limite dopo due anni di pandemia.
È la protesta indetta da Smi e Snami, sindacati dei medici di famiglia veneti, che, dal 16 febbraio, interromperanno l’attività informatica per tre giorni a settimana – dal lunedì al mercoledì – fino a fine marzo.
Promettendo di alzare l’asticella, se questa prima protesta non dovesse bastare, procedendo allora con uno sciopero vero e proprio.«Per il momento ci limiteremo a non inserire nei sistemi informatici ricette, terapie, diagnosi; non scaricheremo i fascicoli sanitari elettronici dei pazienti. L’unico disservizio per i cittadini consisterà nel fatto che dovranno recarsi personalmente negli ambulatori, per ritirare le impegnative. Ma i veri problemi saranno per i Cup» spiega Salvatore Cauchi, segretario regionale dello Snami.
I motivi dello sciopero? La mole e, soprattutto, una tipologia di lavoro che è ormai insostenibile.
«Siamo oberati dal lavoro, sommersi dalla burocrazia, mentre veniamo presi a pesci in faccia da pazienti e istituzioni» denuncia Liliana Lora, segretaria regionale dello Smi.
I dottori chiedono investimenti sulla sanità, nuove assunzioni, più tutele e, soprattutto, una maggiore considerazione.
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