La rivoluzione “tutta veneta” di Franceschini, l’attivista dell’altra economia
Il manager trevigiano del commercio equosolidale è alla guida nazionale di Altromercato. Nel suo libro “Consumi o scegli” invita a schierarsi: «Il greenwashing da solo non basta»
Laura Simeoni
TREVISO. Nel pieno della pandemia ha rilanciato le 250 botteghe del commercio equo e solidale, aumentando il fatturato del 13 per cento fino a raggiungere quota 33 milioni.
Il trevigiano Alessandro Franceschini, da giugno 2020 presidente nazionale di Altromercato che riunisce 90 organizzazioni, sta rivoluzionando la maggiore realtà di commercio equo e solidale in Italia, o meglio, la sta riportando alle origini, recuperando le relazioni umane, rafforzando il dialogo con i consumatori che da “attivi” diventano “attivisti” in grado di diffondere a macchia d’olio un’economia maggiormente rispettosa di uomo e ambiente.
No greenwashing
Un’azione radicale che prende le distanze dalla politica del greenwashing applicata dalle grandi aziende. «Capiamoci: è cosa buona che la multinazionale dell’energia pianti alberi in Amazzonia, ma questo non basta», spiega Franceschini, convinto che «il vero cambiamento si ottiene solo quando il rispetto dell’ambiente cammina di pari passo al rispetto per l’uomo che lavora».
Un esempio? La campagna dello zucchero che in Altromercato dà sostegno e voce nell’isola di Panay alle cooperative filippine, osteggiate dalle bande paramilitari che ne uccidono i rappresentanti per seminare paura e dare spazio ai grandi proprietari terrieri. «I nostri acquisti e la nostra sensibilizzazione accendono i riflettori arginando in qualche modo chi li vuole sterminare».
Lavoro globale
Il lavoro di Altromercato tiene desta l’attenzione fino agli angoli più remoti del globo ma non dimentica il nostro Paese, e una delle campagne più importanti riguarda la lotta al caporalato nella raccolta dei pomodori. Una questione annosa, quella dello sfruttamento nei campi di pomodoro: «Sono condizioni di lavoro da schiavi contro cui opponiamo la “tomato revolution” certificando i nostri prodotti con il progetto di filiera biologica in grado di sostenere piccole cooperative di produttori operanti in zone ad alto rischio di sfruttamento». Per non parlare della consolidata collaborazione con le cooperative sociali di Libera attive nei territori confiscati alla mafia.
Il libro
Franceschini ha le idee chiare, le ha affinate in tanti anni alla guida della cooperativa trevigiana Pace e sviluppo, è l’ideatore della Fiera Quattro passi e, con la sua formazione giornalistica, sa cogliere l’importanza della comunicazione. Il suo bagaglio e i progetti futuri li ha condensati nel libro “Consumi o scegli? Il potere della sostenibilità per cambiare l’economia”, edito da Altreconomia con l’intensa prefazione di don Luigi Ciotti, sacerdote che ben sa come etica, economia, legalità siano intimamente connesse.
Il titolo è ispirato alla campagna lanciata da Altromercato per trasformare i consumi in scelte attive, capaci di creare un reale cambiamento nel nostro Paese come nel resto del mondo.
Per farlo bisogna partire dagli uomini e dalle donne, dalle relazioni e dagli incontri autentici, come ci si è resi conto durante la pandemia, quando le botteghe del commercio equo si sono rivelate ancor più luoghi in cui scambiarsi opinioni, esprimere paure ma anche speranze per progettare un futuro migliore.
Così la crisi ha aperto possibilità di reale cambiamento, come suggerisce Franceschini: «È il momento di attivare nuove energie, come oltre 30 anni fa, per cambiare il sistema, riformulandolo a misura di persona, di comunità».
A differenza di allora, quando bisognava inventare delle alternative percorribili, «oggi – conclude il presidente Altromercato – abbiamo già a nostra disposizione esperienze e strumenti efficaci e di pronto utilizzo per agire sui guasti della macchina: sono le pratiche del consumo critico e dell’economia sostenibile e solidale con cui saremo sempre più capaci di trasformare la passività del consumo nell’attivismo delle scelte».
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