Il Veneto ora teme l’arancione. L’appello di Zaia: «No vax, ravvedetevi». Prestazioni ospedaliere verso una riduzione
Il presidente della giunta regionale: abbiamo una settimana di tempo per arrestare la crescita dei contagi e scongiurare restrizioni
dall'inviato Filippo Tosatto
VICENZA. «Il Veneto in giallo? Abbiamo una settimana di tempo per invertire la tendenza e assicurarci un Natale senza divieti. In caso contrario, con questa crescita lenta e inesorabile dei contagi, rischiamo di scalare anche la soglia arancione, al pari di molte altre regioni».
Luca Zaia fa tappa ad Arzignano, nel cuore industriale del Vicentino, e benedice i nuovi laboratori di Sicit Group, azienda leader nella trasformazione di residui conciari in biostimolanti. Ma ad incrinare il clima di festa (la notizia è l’apertura di uno stabilimento in Cina) piomba il report di giornata della sanità; 2.036 i nuovi contagi nelle ventiquattr’ore con cinque decessi e un’ulteriore crescita dei ricoveri, giunti a quota 551: 462 (+13) in area medica e 89 (+4) in terapia intensiva.
L’EFFETTO BALCANI SUL NORDEST
La circostanza eleva al grado «alto» il rischio epidemiologico della regione - l’unica d’Italia a compiere il salto in settimana - con un’incidenza di positivi per centomila abitanti schizzata a 226 e prossima a doppiare la media nazionale. Una dinamica allarmante comune all’intero Nordest, che sconta contiguità e scambi con i focolai balcanici.
Difficile però ignorare l’impatto dei 656 mila veneti (tanti sono gli uomini e le donne over 12 e di buona salute che respingono l’offerta vaccinale) potenziali bersagli e veicoli del Covid: «Faccio appello affinché si ravvedano», è il tono ecumenico «La vaccinazione è un atto volontario ma le conseguenze della mancata copertura immunitaria sono sotto gli occhi di tutti». Al momento, il sistema ospedaliero regge la pressione ma la convergenza di più fattori inizia a produrre qualche scricchiolio nel circuito dell’assistenza, già provato da una lunga stagione in trincea.
CURE, TAMPONI, BOOSTER, INFLUENZA
«La situazione si sta complicando non poco. Ci sono i malati infetti da curare, il testing quotidiano giunto a centomila tamponi, l’impegno a somministrare la terza dose in tempi ristretti, la campagna antinfluenzale... Il nostro personale è straordinario, tuttavia la resistenza ha un limite. Non escludo la necessità di sospendere o ritardare alcune tra le prestazioni meno urgenti».
VERSANTE SCUOLA
Altro versante sensibile, la scuola: ad oggi il monitoraggio degli istituti-sentinella condotto dal dipartimento prevenzione ha accertato 1.563 episodi virali in classe; gli studenti risultati positivi sono 2.634, quelli in monitoraggio 14.155 mentre 13.189 sono in quarantena. Per quanto riguarda docenti e personale amministrativo, 219 i positivi, in quarantena ci sono 800 persone; 986 i monitorati.
LO SPAURACCHIO DELLE MUTAZIONI
Ma lo spauracchio del giorno è rappresentato da Omicron, la variante sudafricana del virus accreditata di 32 mutazioni e come le altre nel radar dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie.
In mattinata Manuela Lanzarin ha fatto capolino al centro ricerche di Legnaro e, incontrando epidemiologi e virologi, ha alluso con preoccupazione alla recrudescenza del contagio: «Purtroppo non siamo ancora fuori dalla pandemia, ciò significa che l’elevato impegno che ci è stato richiesto fino ad oggi non è concluso»; «Se in questo venti mesi di lavoro incessante, il Veneto ha dimostrato di essere all’altezza della situazione, proponendo soluzioni che ne hanno fatto una regione apripista, è anche merito dell’opera svolta con dedizione e grande competenza da tutti gli scienziati di questo istituto», le parole di riconoscimento dell’assessore alla Salute.
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