Banda di ladri di appartamento arrestata a Mestre: svaligiate 48 case in due mesi tra Venezia, Padova. Treviso, Pordenone
Al momento dell’irruzione della polizia hanno tentato di fuggire. Porta abbattuta e inseguimento. Ora sono in carcere
roberta de rossi
VENEZIA. “Guarda questa casa… È vuota… Se saliamo da dietro la fottiamo… “
Sceglievano così le abitazioni da derubare, quattro cittadini albanesi arrestati venerdì notte dalla Squadra mobile di Venezia, su ordine del pubblico ministero Antonia Sartori, con l’accusa di aver messo a segno ben 48 furti in appartamento, in neppure due mesi, tra settembre e ottobre.
Anche più colpi nella stessa notte, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, come evidenzia il giudice per le indagini preliminari Alessandro Gualtieri nell’ordinanza con la quale ha disposto per i quattro la custodia cautelare in carcere, per pericolo di fuga e di reiterazione del reato.
Furti messi a segno nel Veneziano, in provincia di Treviso e Padova e fino a Pordenone.
Il gruppo - secondo l’accusa - aveva messo su casa in via del Gazzato a Mestre e da qui partiva per le sue scorribande. Sempre di notte, scegliendo abitazioni isolate e appartamentI preferibilmente vuoti.
L’auto veniva noleggiata (una anche a Napoli) da prestanome. Un autista e tre ladri. Questa, secondo gli investigatori, la divisione dei ruoli all’interno del gruppo.
Investigatori che da settimane tenevano d’occhio la banda con telecamere puntate sulla loro casa-base, gps e microspie nell’auto e che sono intervenuti venerdì notte, temendo che i quattro stessero per scappare.
Quando hanno suonato al campanello della abitazione, intimando di aprire, all’interno della casa è scoppiato il parapiglia, con tre persone che hanno cercato di scappare dalla finestra del bagno. La polizia è stata così costretta a sfondare la porta. Un quarto uomo è stato arrestato in stazione di Mestre.
Secondo le ipotesi dell’accusa - riassunte nell’ordinanza con la quale il gip Gualtieri ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per i quattro cittadini albanesi- la casa di Mestre era una sorta di base per le operazioni dei ladri di turno e la banda era soggetta a una sorta di turn over.
Nelle intercettazioni si sentono i ladri chiacchierare tra loro e vantarsi dei loro “redditi”: l’autista racconta di aver guadagnato fino a 5000 € al mese, mentre i suoi compagni raccontano di aver fatto su 13.000 € “smontando le maniglie”.
Oggi davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, i quattro – difesi dagli avvocati Stefania Pattarello, Mauro Serpico, Cesare Dalla Costa – si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ora sono a nel carcere di santa Maria Maggiore.
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