Padova, operazione “Candidopoli”, in lista candidati a loro insaputa: sette misure cautelari, nei guai il movimento politico l’Altra Italia
Secondo l’accusa presentavano le loro liste in Comuni con un solo gruppo avversario, in modo da garantirsi l'elezione sicura almeno in minoranza. Per farlo, inserivano in lista soggetti ignari della candidatura, ovviamente falsificando firme e documentazioni
Nicola Cesaro
PADOVA. Presentavano le loro liste in Comuni con un solo gruppo avversario, in modo da garantirsi l'elezione sicura almeno in minoranza.
Per farlo, inserivano in lista soggetti ignari della candidatura, ovviamente falsificando firme e documentazioni.
Questi venivano dunque eletti senza saperlo.
Era questo il meccanismo del gruppo L'Altra Italia, movimento nazionale di destra, che nel 2019 ha presentato liste anche alle elezioni amministrative di Barbona e Vighizzolo d'Este, nel Padovano.
I finanzieri del Comando provinciale di Padova, a conclusione di un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovigo, hanno dato esecuzione - tra Rovigo, Foggia e Lecce - a sette misure cautelari personali verso altrettanti vertici del movimento politico.
Le indagini hanno interessato ben ventitré Comuni tra cui Alessandria, Asti, Belluno, Vicenza, Genova, Pisa, Perugia.
Liste con candidati a loro insaputa, sette misure cautelari, nei guai il movimento politico l'Altra Italia
Per il fondatore e segretario nazionale del movimento sono scattati i domiciliari, per quattro è stato imposto l'obbligo di presentazione della polizia giudiziaria, per altri due la sospensione dall'esercizio di pubbliche funzioni per dodici mesi.
Quindici persone sono infine state denunciate per la trasgressione all'articolo 90 del Testo unico delle leggi per la composizione e l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali.
L'arrestato ai domiciliari è il segretario nazionale Mino Cartelli, pugliese. Quello con l'obbligo di firma e la sospensione dai pubblici uffici è Francesco Foti, consigliere comunale a Barbona e vigile urbano a Rovigo. Quest'ultimo ha la colpa, secondo l’accusa, di aver fatto false autenticazioni di firme e candidature.
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