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Camorra a Bibione, i ritratti degli arrestati: dai commercianti di pelli a Zefferino, 18 anni per omicidio

Gli arrestati nell’inchiesta della Guardia di Finanza con la Dda di Trieste. Le attività nel commercio ambulante e la rete che secondo le tesi d’accusa era chiaramente malavitosa

R.p.
2 minuti di lettura
Da sinistra, Morsanuto, Pietro D’Antonio e Gennaro Carrano 

BIBIONE. Giuseppe Morsanuto è il più illustre tra gli arrestati, considerato dagli inquirenti l’anello debole, ma di congiunzione, tra gli altri arrestati e coloro che subivano la pressione da parte del gruppo malavitoso. Ma con la sua carica Morsanuto poteva avere anche rapporti con l’amministrazione comunale. Le altre persone coinvolte hanno a che fare da anni con Bibione. I D’Antonio, i Carrano e i Biancolino, sono persone che hanno attività nel commercio di pelli, e che operano anche nei mercati settimanali.

Pietro D’Antonio, 60 anni, originario di Cercola (Napoli) ha abitato a Concordia Sagittaria, poi si è trasferito a Latisana, in provincia di Udine. È ancora molto attivo sebbene abbia avuto dei problemi di salute in passato, che però dicono i conoscenti, ha brillantemente superato.

Renato D'Antonio

 

Il figlio Renato è cresciuto a Concordia Sagittaria, ma da qualche tempo vive a Sesto al Reghena, nel pordenonese. La casa è stata perquisita ieri all’alba con l’aiuto dell’elicottero. Gestisce assieme alla consorte un negozio di articoli di telefonia a Borgo Favria, un quartiere di San Vito al Tagliamento. «Questa giornata ci ha completamente stravolto» ha commentato ieri «L’unica cosa che mi sento di dire è che mio marito non c’entra nulla: è innocente».

Beniamino D’Antonio è nipote di Pietro (che è lo zio) e cugino di Renato. Ha 39 anni e vive in via Curiel 27, alla periferia di San Michele al Tagliamento. Anche lui ha esperienza di mercati e di esercizi commerciali dediti alla vendita di vestiti e pelli. Molto radicati in Bibione sono anche Gennaro e Salvatore Carrano, padre e figlio.

Salvatore Carrano

 

Gennaro, classe 1948, anche lui originario del napoletano, abita in una bella villetta perquisita all’alba, un po’ nascosta, in via Maya 47, quasi di fronte alla caserma dei carabinieri. Persona definita un po’ da tutti tranquilla, gestiva un negozio di pelli in centro, ma con il tempo ha lasciato tutto in mano al figlio, Salvatore Carrano, che invece abita nella vicina Latisana, in via del Sole. Infine Raffaele e Salvatore Biancolino. Il primo vive sopra la pizzeria San Marco, in via Croce del Sud 19, in pieno centro a Bibione, coi genitori; il secondo invece risiede a Napoli, ma trascorre molti periodi dell’anno sul litorale. Hanno attività a Bibione Pineda.

Salvatore Biancolino

 

Al citofono è sceso il padre di entrambi, Bruno Biancolino. «I miei figli non centrano nulla con questa storia. Sono loro le vittime» ha detto Biancolino senior «Raffaele e Salvatore hanno da gestire il loro negozio, e nel contempo partecipano al mercato del giovedì a Lido del Sole. Quello è un mercatino. Io so che loro hanno regolarmente pagato la quota e che l’associazione che gestisce questo mercato ha chiesto ancora altri soldi. E loro si sono rifiutati. Ora faccio arrivare un mio avvocato da Napoli e in più ne cerco un altro in zona. Raffaele e Salvatore sono parte lesa».

Infine Zefferino Pasian, 55 anni di Concordia Sagittaria, titolare di un’azienda agricola è un nome noto alle cronache. Nel 1992 fu condannato per avere ucciso con 50 coltellate Ilario Furlanis e nel 2017, dopo avere scontato una pena di 18 anni con tentativo di evasione fallito, venne condannato a più di un anno e quattro mesi di carcere per guida in stato di ebbrezza. 

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