Le tre infermiere indossano guanti di lattice, zoccoli di gomma, mascherina. E una tutina verde smeraldo, quel colore inconfondibile: l’uniforme anonima della sanità. Nelle mani hanno un flacone e una siringa; sulla divisa portano tre nomi. Moderna, Pfizer, Astrazeneca.
Su un muro di Barcellona è comparso questo trittico, opera di un italiano (TvBoy). La postura delle infermiere è la stessa delle Tre Grazie di Raffaello Sanzio, un capolavoro senza tempo. L’arte corteggia i simboli e legge il nostro quotidiano, i suoi abissi.
Pfizer non mantiene le promesse e la consegna è clamorosamente inferiore agli impegni presi. Luca Zaia ha parlato con la multinazionale e sembra nutrire qualche fiducia in più, per il futuro. L’Europa confidava nella fornitura di Astrazeneca ma ora il vaccino di Oxford annuncia che le consegne saranno più scarse (il Guardian parla addirittura di un -60%).
Nel Galles settentrionale una fabbrica è finita allagata, ma per l’azienda questo non c’entra; i problemi sono, forse, in Belgio. Ursula von der Leyen lancia moniti in latino con un’espressione cara ai giuristi, “pacta sunt servanda”. Semplice: i patti valgono.
Magari bisognerebbe poterli leggere, questi patti. Perché se restano segreti, tutto si complica. Tanti europarlamentari da mesi chiedono di visionare i contratti e per ora hanno ottenuto solo documenti secondari, pieni di cancellazioni su passaggi cruciali. Le tre infermiere tengono stretti quei flaconi. Si abbracciano.
Continuano ad aspettare.