Solo tamponi rapidi di terza generazione e molecolari per il personale sanitario e Rsa
Scontro sull'efficacia dei test, gongola il Pd: "Finalmente la Regione Veneto deve adeguarsi alle direttive nazionali". La querelle sui falsi negativi e le interpretazioni sul perché del nuovo boom di contagi

VENEZIA. Il ministero della salute ha emanato una circolare sulle strategie di testing e la rimodulazione del cosiddetto contact tracing. Il documento datato 8 gennaio è stato trasmesso dalla Regione Veneto in data 14 gennaio ai direttori generali delle Ausl e a tutte le strutture socio-sanitare impegnate nella lotta al Coronavirus.
La nota che trovate qui sotto nella sua integrità è firmata dalla dottoressa Francesca Russo, direttore della Prevezione, e contiene in calce anche la richiamata circolare ministeruiale.
La nota segna un'ulteriore puntata nella cosiddetta "guerra dei tamponi". Non a caso, il Partito democratico ha emesso un comunicato intitolato "No test rapidi per personale sanità e Rsa" in cui si sottolinea come la Regione abbia dovuto conformarsi alle direttive nazionali.
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Ecco la nota del Pd
"La regione del Veneto finalmente si adegua alle direttive nazionali sui tamponi rapidi. Una lettera della direzione regionale sulla sanità alle Ulss specifica il bando dei tamponi antigenici di prima e seconda generazione per lo screening periodico del personale sanitario e nelle case di riposo indicando come unica via quella dei tamponi antigenici di terza generazione e dei molecolari. «Era ora», afferma il segretario regionale del Pd, Alessandro Bisato. «Ed è giusto che la diffida inviata nei giorni scorsi dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao abbia sortito gli effetti sperati. Dispiace solo che si debba arrivare a evidenziare tensioni e a lanciare allarmi pubblici pur di veder riconosciute le proprie ragioni».
"Da mesi medici e infermieri chiedevano l’utilizzo dei tamponi molecolari per il personale sanitario impiegato nelle strutture pubbliche, private, negli ambulatori e nelle Rsa per limitare il numero di falsi negativi. «La contraddizione del presidente della Regione che definisce eroi gli addetti del settore sanitario, ma non gli fornisce i mezzi per operare al meglio, almeno in parte si è risolta e va dato atto all’Anaao di aver mantenuto il punto con fermezza».
"Comunque restano ancora «aspetti scoperti molto importanti», ricorda Anna Maria Bigon, vice presidente della commissione sanità in Consiglio regionale. «Nelle case di riposo non viene reso obbligatorio l’uso dei tamponi di terza generazione o dei molecolari anche per gli screening periodici degli ospiti e questo è molto grave. Inoltre per lo screening del personale sanitario non viene specificato quando usare il test antigenico di terza generazione e quando il molecolare come se fossero del tutto sovrapponibili ed invece alla stessa lettera è allegata una circolare del Ministero con cui ribadisce che lo standard restano i molecolari».
"Va ricordato, infine, che tutte le prese di posizione del Partito democratico così come dei sindacati riguardavano l’uso dei tamponi antigenici rapidi per il testing del personale sanitario e nelle Rsa. L’uso dei rapidi per la popolazione generale era oggettivamente l’unica soluzione visti i numeri enormi non sostenibili con le capacità dei laboratori di microbiologia.
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La diffida legale di Anaao
il 12 gennaio Anaao Assomed del Veneto aveva inviato, tramite il suo legale, l'avvocato Federico Pagetta, una nuova diffida a tutte le aziende sanitarie affinché vengano utilizzati i tamponi molecolari per la biosorveglianza periodica del personale sanitario.
"La nuova diffida, trasmessa per conoscenza anche alla Regione", precisa una nota ufficiale del sindacato, "si è resa necessariaa seguito delle dichiarazioni rese alla stampa dai vertici regionali della sanità veneta i quali, nella difficoltà di avallare il proprio precedente operato, hanno fornito una non corretta interpretazione della circolare del Ministero della Salute avente ad oggetto 'Aggiornamento della definizione di caso COVID-19 e strategie di testing'".
E non è la prima volta che il sindacato interviene in materia. "Già la precedente nostra diffida", fa sapere, "aveva stigmatizzato l’indicazione regionale alle aziende sanitarie, contenuta nella delibera di giunta del 21 ottobre 2020, di utilizzare esclusivamente i test antigenici rapidi nel monitoraggio del personale sanitario prevedendo, solo in caso di esito positivo del test, la conferma con il test molecolare".
Un'interpretazione sbagliata insiste Anaao: "Dalla semplice lettura del testo della circolare si evince chiaramente che in contesti sanitari debbano essere utilizzati i test molecolari (che rappresentano la metodica gold standard internazionale) e, solo ove ciò sia impossibile o qualora si debbano adottare rapidissime misure di sanità pubblica, potranno essere utilizzati i test antigenici rapidi preferibilmente di terza generazione".
La circolare fornisce anche un’altra indicazione importante "laddove prevede che, in caso di esito negativo del test antigenico rapido di prima o seconda generazione effettuato su soggetto asintomatico, in un contesto ad alta prevalenza (come quello sanitario attuale), dovrà seguire un ulteriore test molecolare ovvero un test antigenico rapido di ultima generazione ovvero ancora, ma in subordine, un altro test antigenico rapido di prima o seconda generazione dopo 2-4 giorni".
Per il sindacato dei medici veneto, la circolare ministeriale dell’8 gennaio scorso "sconfessa l’impostazione regionale di eleggere il test antigenico rapido di prima e di seconda generazione a metodica 'di riferimento' per la biosorveglianza del personale sanitario del Coronavirus e di prevedere altresì l’utilizzo del test molecolare solo incaso di esito “positivo” del test antigenico rapido. Diversamente da quanto previsto dalla giunta del Veneto nella delibera del 21 ottobre 2020, il Ministero della Salute si è, infatti posto il problema dell’alto rischio di proliferazione del contagio generato dai falsi esiti negativi causatidalla bassa affidabilità delle precedenti generazioni di test antigenici rapidi".
Rischio che Anaao Assomed aveva già evidenziato nella diffida del 23 dicembre 2020.
L'associazione sindacale sottolinea come non corrisponda al vero neppure che i test antigenici rapidi di terza o ultima generazione siano equivalenti ai test molecolari. "La circolare in questione", puntualiza, "è, infatti, molto chiara nel precisare che tali test hanno sensibilità e specificità 'quasi sovrapponibile' (ma,dunque,“non identica”) alla biologia molecolare in RT-PCR.Se ciò vale per i test antigenici rapidi di terza generazione i quali, diversamente da quanto è stato dichiarato sulla stampa, sono utilizzati soltanto da alcune aziende sanitarie del Veneto e da non più di un mese, a maggior ragione si può affermare i test antigenici rapidi di prima e di seconda generazione (quelli oggetto della delibera di giunta regionale del 21 ottobre 2020) siano di gran lunga meno affidabili".
"Tant’è vero", chiude la nota ufficiale, "che il Ministero della Salute impone la conferma dei risultati negativi con il tampone molecolare (prima scelta-gold standard), ovvero con test antigenici rapidi di terza generazione e solo subordinatamentepuntando sulla frequenzae sulla tempestività, con altri test antigenici rapidi di vecchia generazione".
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Cosa aveva detto Crisanti
Il tampone rapido non “vede” tre positivi al Coronavirus ogni dieci testati. Questo l’esito dello studio del professor Andrea Crisanti, che evidenzia come «i dati sollevino delle criticità». E ha posto il suo veto: «In autotutela questa unità operativa da oggi non emetterà referti negativi basati sul test antigenico Abbott».
Perché? Secondo lo studio padovano, che porta la firma del padre del modello Vo’, il tampone rapido usato a Padova (e in Veneto) produce una percentuale troppo alta di falsi negativi: almeno tre ogni dieci.
Come spesso accade, è necessario partire dalla fine per dipanare una matassa aggrovigliata. Le parole di Crisanti chiudono una lettera inviata, in data 21 ottobre, dal prof (direttore della Microbiologia padovana) al direttore generale dell’azienda ospedaliera di Padova Luciano Flor. Missiva inviata pari pari alla Regione Veneto. Oggetto, i tamponi rapidi. Ebbene, già molti esperti hanno sollevato più o meno chiaramente dubbi sull’utilizzo del tampone rapido per lo screening del Covid-19. Crisanti, da scienziato, ci ha guardato dentro.
Per un mese (dal 15 settembre al 16 ottobre) ha sottoposto (insieme agli Infettivi e al Pronto soccorso) un gruppo di pazienti, 1593, a doppio test. Prima rapido, poi molecolare.
Ecco il risultato: «Dall’analisi dei dati riportati in tabella si evidenzia che su un totale di 61 campioni risultati positivi al test molecolare, 18 sono risultati negativi al test antigenico rapido».
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