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Rosaria, l’“interprete” di tigri, leopardi e giaguari

Da Manchester University al Tiger Experience di Campolongo. La ricercatrice sta svolgendo uno studio sul linguaggio dei felini nelle principali strutture zoologiche in Europa

Alberta Pierobon
2 minuti di lettura

CAMPOLONGO MAGGIORE (VENEZIA). Un lavoro bizzarro il suo. Lei ascolta, registra e traduce quello che “dicono” e si dicono i leopardi e i giaguari. Quali sono le vocalizzazioni per esprimere affetto, tra di loro o all’uomo, richiamo sessuale, questioni di spazio, fame, arrabbiature. Lo fa girando per le strutture zoologiche d’Europa e Inghilterra e ora, da due mesi e per un altro mese, lo sta facendo al Tiger Experience di Campolongo dove di leopardi ne vivono ben otto e al Parco Faunistico di Valcorba a Stroppare (6 leopardi). Numeri di tutto rilievo.

Da Manchester a Padova, l'interprete della "lingua" delle tigri

Lei, armata di competenza, passione smisurata, sorriso accattivante e dottoranda (Phd) in Biology alla Manchester Metropolitan University, Inghilterra, si chiama Rosaria Santoro, 30 anni, romana, da un paio d’anni in giro con la sua ricerca “Felid vocalization project”.

«Il progetto riguarda le vocalizzazioni dei felini, in particolare del genere Panthera, mi sposto nelle varie strutture e ci resto due o tre mesi ogni volta» racconta Rosaria, mentre maneggia i suoi registratori. «Ci rimango molto perché ho vari obiettivi, per esempio capire se c’è una firma individuale nei leopardi e nei giaguari, insomma se ognuno ha una propria voce; oppure capire se ci sono caratteristiche acustiche che consentono di identificarne il sesso o la taglia». È già stata in molte strutture zoologiche italiane, francesi e inglesi e molti altri parchi la aspettano; ora è ferma al Tiger Experience, non nuovo a visite di etologi, studiosi e sede di numerose ricerche universitarie.

«A noi interessa far conoscere il lavoro di Rosaria» dicono Gianni Mattiolo e Giacomo Ferrari, le due anime del Tiger che ospita 40 grandi felini e il fine settimana organizza visite guidate «e lanciamo un appello ai padovani: se qualcuno fosse interessato all’argomento, può venire a curiosare e dare una mano in questa ricerca. E se qualcuno volesse sovvenzionarla, meglio ancora...». Il progetto è finanziato dall’università Manchester Metropolitan ma è (ed è stato) faticoso portarlo avanti nei mesi di Covid quando tutto si è bloccato.

Non solo Rosaria ascolta e registra ma fa anche molte prove in playback, facendo ascoltare ai felini la registrazione di un loro verso e poi registrando la vocalizzazione che fanno di rimando. Nel caso del leopardo un tipo di vocalizzazione si chiama sawing che evoca il rumore della sega sul legno, nel caso delle tigri (in parte la ricerca riguarda anche loro e i leoni) si chiama chuff, è un verso che fanno salutandosi o che rivolgono all’uomo quando c’è una buona relazione. Il sawing dei leopardi, per esempio , in natura viene ripetuto in una botta e risposta che serve a stabilire il distanziamento spaziale tra i maschi mentre le femmine lo emettono quando entrano in estro per attirare il maschio. E Rosaria è lì, con il registratore, in vari momenti della giornata e in situazioni simili e compara le “parole” dei felini per verificare se nello stesso contesto di comportamento c’è la medesima vocalizzazione. «È anche una strategia utile per contare e seguire gli animali in natura, si può capire di che taglia è l’individuo e rilevarne il sesso» spiega ancora la studiosa «per questo è un progetto di conservazione in natura». Per informazioni sulla ricerca di Rosaria Santoro: www.facebook.com/FelidVoicalizationProject.

È una domenica, al Tiger c’è un gruppo di visitatori che stanno seguendo le spiegazioni di Gianni Mattiolo sugli animali ospiti, uno per uno, caratteristiche della specie e dell’individuo, una sorta di documentario dal vivo. In un angolo lontano del parco, Rosaria è accucciata accanto alla gabbia di uno dei leopardi e registra, poi riascolterà, comparerà, e stilerà i risultati. Intanto è l’ora di dare da mangiare ai cuccioli: tre meravigliosi tigrotti, già svezzati e vogliosi di giocare; se ne stanno nel loro ricovero protetti da Chad, un pastore maremmano che fa loro da baby sitter quando la mamma ha voglia di stare un po’ per conto proprio. Chad è implacabile, guai a chi di avvicina, tratta quei tigrotti come fossero figli suoi. Ci gioca, li protegge, li coccola. Vita quotidiana al Tiger a due passi da Padova. Per informazioni www.tigerexperience.com. —

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