Coronavirus, due veneti su tre hanno perso soldi a causa dell'epidemia
L'indagine della Fondazione Nord Est: "E' rimasta senza occupazione la metà dei dipendenti a tempo determinato"
Gianpiero Dalla Zuanna Margherita Silan
VENEZIA. Il lockdown per il Coronavirus ha avuto e ha tuttora pesanti effetti sul lavoro e su gran parte delle attività produttive, che si sono riverberate in una pesante contrazione dei consumi, degli investimenti e di tutta l’economia. L’indagine, incentrata su un sondaggio della Fondazione Nord Est, permette di osservare in dettaglio i disagi vissuti dai lavoratori nei due lunghi mesi di blocco totale nelle regioni del Nord Est, distinguendo tra i dipendenti a tempo indeterminato e determinato, e i lavoratori autonomi.
Lavoratori dipendenti
Il Governo ha bloccato i licenziamenti, e di conseguenza solo un numero minimo di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato ha perso il lavoro. Questo non vuol dire, però, che questo gruppo non abbia subito danni. Il 50 per cento di loro ha guadagnato di meno, il 62 per cento ha subito una riduzione dell’orario di lavoro, il 17 per cento una chiusura temporanea dell’attività. Una minoranza invece (il 18 per cento) si è trovata a dover lavorare di più: all’interno di questo eterogeneo gruppo ci sono anche gli operatori socio-sanitari e i dipendenti della distribuzione alimentare. Sono però gli altri lavoratori ad aver subito i disagi maggiori. Metà dei dipendenti a tempo determinato ha perso il lavoro, quasi tutti hanno visto decurtare i loro guadagni, due su tre hanno subito riduzioni dell’orario di lavoro, e per uno su tre l’azienda in cui lavoravano è stata chiusa in via temporanea o definitiva.
Lavoratori autonomi
Pesante è anche la situazione dei lavoratori autonomi: la totalità di loro ha guadagnato e lavorato di meno, metà di loro ha dovuto chiudere l’attività (in via temporanea o definitiva) e più di uno su tre ha perso il lavoro. Un massacro. Infine, per quanto riguarda questi disagi lavorativi, il Nord Est è in una situazione un po’ peggiore rispetto alla media nazionale. Paradossalmente, le nostre laboriose regioni vengono penalizzate da una migliore situazione di partenza: la riduzione dei guadagni, delle ore di lavoro e la stessa distruzione di lavoro si è fatta sentire in misura più dolorosa.
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