L’infettivologa: il virus si ritira velocemente dal Veneto, evitiamo passi falsi e non diamogli tregua
Parla Annamaria Cattelan, primario dell’Azienda ospedaliera di Padova. «Progressi superiori alle attese, efficace sinergia scienza-istituzioni»
Filippo Tosatto
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L’intervista
«Da una decine di giorni osserviamo un netto calo dei ricoveri in rianimazioni e terapie subintensive nonché della gravità dei malati dei ositivi al test. È un crollo dell’epidemia, forse più importante di quanto atteso alla luce delle valutazioni più recenti». Parole confortanti quelle pronunciate da Annamaria Cattelan, il primario di Malattie infettive e tropicali all’Azienda ospedaliera di Padova che opera nel comitato scientifico istituito in Regione.
Dottoressa, intravvediamo davvero una luce in fondo al tunnel?
«Intendiamoci, nel Veneto il Covid-19 agisce ancora ma si sta spegnendo in tempi accelerati rispetto alle previsioni e il panorama appare molto buono. Detto ciò, è fondamentale mantenere elevata l’attenzione: di questo virus conosciamo ancora poco, non possiamo escludere colpi di coda o ulteriori evoluzioni».
Qual è stata la mossa vincente nell’arginare e poi controbattere la diffusione del contagio?
«C’è stata una convergenza di iniziative utili, dall’adozione della quarantena precoce all’obbligo di indossare dispositivi di protezione e mantenere le distanze interpersonali, fino alle misure di igiene e sicurezza pubblica. L’atteggiamento responsabile dei cittadini, magari favorito dal timore dell’infezione, si è rivelato fondamentale, perciò è impensabile abbassare la guardia ora: il rischio di compromettere i progressi raggiunti sarebbe altissimo».
Da scienziata, condivide il percorso di riapertura graduale delle attività economiche ventilato dal Governo e condiviso dal Veneto?
«Lo trovo ragionevole purché, naturalmente, siano adottati protocolli di sicurezza rigorosi, estesi almeno per un mese. Poi, comprenderemo se siamo riusciti o meno a debellare il pericolo».
Il dubbio: c’è una grande quantità di contagiati asintomatici sfuggiti allo screening. Non rappresentano una mina vagante pronta a deflagrare appena le restrizioni saranno allentate?
«Il rischio esiste. Per questo, contenuta la fase emergenziale, il nostro impegno sarà quello di individuare il maggior numero possibile di soggetti positivi allargando lo screening alla popolazione-target, ai luoghi di lavoro, agli istituti di assistenza e ricovero. Con un’avvertenza: il tampone è un’istantanea che non garantisce il futuro mentre i test sierologici, finalizzati ad accertare l’avvenuta immunità, attendono ancora validazione scientifica».
Come immagina l’estate alle porte?
«Senz’altro diversa dalle precedenti, occorreranno precauzioni e distanze, non potremo dare nulla per scontato. Le vacanze? Capisco la voglia di voltare pagina ma a riguardo è presto per azzardare pronostici. Spero comunque che il ministero fornirà indicazioni stringenti per i viaggi e i soggiorni».
È vero che le elevate temperature domeranno l’aggressività del Covid-19?
«Si tratta di un nuovo virus, non abbiamo certezze. Tuttavia, condivide il genoma con la Sars e il raffreddore, patologie che tendono a scomparire con il caldo».
Immagina vacanzieri in spiaggia con mascherina e guanti?
«Anche no, perché l’aria aperta riduce oggettivamente il rischio, sarà invece indispensabile mantenere le distanze ed evitare gli affollamenti, in proposito confido nel buon senso dei cittadini».
La sanità veneta si è dimostrata all’altezza della situazione?
«Direi proprio di sì, la sinergia tra istituzioni e scienza è stata efficace e gli esiti conseguiti lo dimostrano». —
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