Coronavirus: i medici di Padova, la cura con il Tocilizumab funziona
Vianello (Fisiopatologia respiratoria): «La sperimentazione è all’inizio, sono da verificare efficacia ed effetti collaterali». Quella padovana è ad oggi la più alta casistica di utilizzo del farmaco per l’artrite reumatoide nella terapia contro il Coronavirus

In Azienda ospedaliera universitaria, infatti, si procede con la sperimentazione del farmaco per l’artrite reumatoide, il Tocilizumab, che ha dato già buoni esiti su malati di Covid 19. E anche qui, con i primi 11 soggetti trattati, gli esiti fanno ben sperare, anche se la strada per accertare l’efficacia del farmaco sul virus è ancora lunga.
Undici casi trattati: «Finora abbiamo somministrato il farmaco per l’artrite reumatoide a undici pazienti in Rianimazione» sottolinea il direttore di Fisiopatologia respiratoria Andrea Vianello, «e gli effetti sono stati abbastanza favorevoli. È ovviamente prematuro certificare l’efficacia, la sperimentazione a cui abbiamo aderito è all’inizio. Dovranno essere valutati gli effetti positivi egli eventuali effetti collaterali anche se il Tucilzumad è un farmaco normalmente ben tollerato. Può causare un abbassamento delle difese immunitarie quindi il suo utilizzo va evitato in presenza di infezioni concomitanti di cui potrebbe favorire l’acuirsi. Inoltre ha un blando effetto gastrointestinale».
Quella padovana è ad oggi la più alta casistica di utilizzo del farmaco per l’artrite reumatoide nella terapia contro il Covid 19: «Non possiamo lasciarci andare a facili entusiasmi» ripete il professore, «ma è bene continuare su questa strada con fiducia».
Pazienti selezionati. La selezione dei pazienti a cui somministrare il farmaco avviene seguendo specifici protocolli definiti per la sperimentazione: «Ci sono criteri di tipo clinico» conferma Vianello, « che si basano sulla funzionalità respiratoria. L’indicazione comunque è per le polmoniti gravi e con indici di infiammazione particolarmente alterati, dove quindi il farmaco può agire in maniera più efficace».
Il farmaco viene somministrato una sola volta per via endovenosa: «Solo in alcuni casi viene effettuata una seconda somministrazione a distanza di 24 ore» precisa il medico».
Reparto ad hoc. In Azienda è stata creata una sezione particolare di Terapia sub intensiva respiratoria: «L’obiettivo» illustra Vianello, «è di contenere e ridurre il ricorso alla Terapia intensiva generale al fine di salvaguardare posti per i malati più critici che necessitano di essere intubati. In sub intensiva vengono applicati dispositivi non invasivi che correggono l’insufficienza respiratoria.
Si tratta sempre di trattamenti complessi che sono stati potenziati per far fronte all’emergenza. I 14 posti letto dedicati si sono riempiti in poco tempo, registriamo un’escalation di richieste e stiamo raggiungendo il limite.
È importante riuscire a garantire queste postazioni» la sottolineatura del direttore di Fisiopatologie respiratoria, «perché nell’organizzazione generale della Terapia intensiva e sub intensiva, offrono la condizione ideale per la sperimentazione del farmaco contro l’artrite. Per come stanno andando le cose anche nelle ultime ore, con la marea di contagi che continua a salire, ritengo inevitabile che si attivino nuovi posti letto dedicati».
I commenti dei lettori