Il caldo inverno veneto: primizie in anticipo e mandorli in fiore nel gennaio più secco
Gli effetti del cambiamento climatico su animali e agricoltura

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I mandorli in fiore sui colli Euganei danno il benvenuto alla primavera, che però arriverà - in teoria - tra un mese. Non sono solo le piante ad aver perso la cognizione del tempo - e delle stagioni - a causa delle temperature anomale: i rospi iniziano le migrazioni amorose prima del tempo spinti dal tepore, i pesci dal mare tornano verso la laguna in anticipo e i granchi perdono già il carapace. Gli effetti di un inverno anomalo, segnato da temperature bollenti che hanno mandato in tilt le colture lungo tutta la Penisola, si misurano anche sui banchi del mercato: le primizie arrivano con oltre un mese di anticipo, le fave nel Lazio solitamente attese al primo maggio, le fragole in Puglia e gli asparagi in Veneto. E la siccità fa paura.
Gennaio 2020 è stato uno dei mesi più caldi della storia, e uno dei meno piovosi. I brevi rovesci in area Conegliano-Vittorio non modificheranno la situazione. I fiumi iniziano a palesare l’emergenza, il Piave si assesta a quota 0,47 metri a Ponte di Piave (20 febbraio). E i dati ufficiali dell’Arpav fanno impressione, specie se paragonati con la media storica degli ultimi 24 anni. Nel capoluogo sono caduti, a gennaio, 10,2 millimetri di pioggia (l’equivalente di un solo temporale estivo, e nemmeno particolarmente violento).
A febbraio siamo a quota 8,8 e le previsioni non danno grandi novità in fatto di precipitazioni. Impressiona il confronto con la media storica di gennaio: meno 84%. Vittorio Veneto, uno dei Comuni più piovosi della Marca con una media storica di 87,4 millimetri nel mese di gennaio, quest’anno si è fermato a quota 4,8, aggiungendo 2,6 millimetri a febbraio. L’equivalente di qualche goccia: il 94,5% in meno della media. Situazione che non cambia nelle altre località della Marca. La situazione migliore, si fa per dire, è quella di Castelfranco, che perde “soltanto” il 78% delle precipitazioni. Gli esperti dicono che la situazione non è ancora irreversibile, e che anche l’anno scorso si era verificata una siccità analoga a inizio anno (seppur non di questa portata). C’è tempo per salvare i raccolti e fiumi, a patto che arrivino le piogge.
Asparagi, insalata novella, lumache di solito arrivano sul mercato a marzo inoltrato, ma quest’anno a causa del caldo anomalo sono già in vendita con più di un mese d’anticipo. Una buona notizia per chi li attendeva con ansia, ma non è tutto oro quel che luccica: è quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sui mercati degli agricoltori di Campagna Amica sugli effetti concreti dei cambiamenti climatici.
«Il caldo anomalo - sottolinea la Coldiretti - ha stravolto completamente i normali cicli colturali e di conseguenza anche le offerte stagionali presenti su scaffali e bancarelle in questo periodo dell'anno. Coldiretti paventa infatti l’esaurimento prima del tempo, con conseguente rialzo dei prezzi. In più, il sole di questi giorni provocherà il risveglio anticipato di insetti come la cimice asiatica, un vero flagello per le campagne.
Solitamente, infatti, in questa stagione si trovano ancora in abbondanza ortaggi tipicamente invernali come radicchi, cavoli e verze. Ma anche quest’anno il clima non ha voluto seguire la tabella di marcia, portando una primavera inattesa e prematura. Così, le verdure invernali stanno già lasciando il posto a quelle che solitamente si trovano da marzo in poi: insalate fresche, insalata novella, rosole e lattughino, sono già in bella mostra sui banchi del mercato coperto della Coldiretti Padova in via Vicenza. In più, sono già arrivati i primi asparagi, di cui i padovani sono grandi coltivatori. In genere si raccolgono a partire dalla seconda metà di marzo o addirittura dagli inizi di aprile, quindi l’anticipo di quest’anno è considerevole.
«La nostra provincia» spieganio da Coldiretti Padova «è prima in Italia per la produzione di asparagi bianchi, sia per quantità che per precocità. Questo grazie alla temperatura del terreno sensibilmente più elevata nei campi ai piedi dei Colli Euganei, antichissimi vulcani spenti. Ora questo anticipo di primavera ha accelerato ulteriormente la maturazione. Le temperature miti però non sono sempre un bene perché, insieme all’elevata umidità, possono favorire lo sviluppo di malattie fungine e incidere negativamente sulla produzione. Intanto quest’anno i primi esemplari di asparagi sono già spuntati, con largo anticipo sul calendario».
Gli effetti dei cambiamenti climatici stanno stravolgendo il calendario della stagionalità di tutti i principali prodotti agricoli. «Il surriscaldamento» conclude la Coldiretti padovana, «colpisce le imprese agricole con lo sconvolgimento dei normali cicli, con effetti concreti anche per i consumatori che sono costretti a fare i conti con le fluttuazioni anomale dell’offerta e dei prezzi dei prodotti». Al di là di un probabile anticipo della stagione dell’asparago, conseguenze serie potrebbero averle viticoltura e frutteti.
Anche Giorgio Polegato, Coldiretti Treviso, lancia l'allarme: «Siamo molto preoccupati, abbiamo un mese d’anticipo sulla tabella di marcia. Una situazione ad alto rischio, speriamo torni il freddo». Il timore è legato in primis al mix fioriture-gelate, che potrebbe rivelarsi letale. «La speranza nel riabbassamento delle temperature è finalizzata a bloccare la fioritura - precisa - Una primavera anticipata cozza infatti con le gelate: sempre possibili, pure ad aprile. Se si verificano a fioritura avvenuta, il rischio è di vedere “bruciare” tutto, inficiando la produzione, a soffrirne sarebbero soprattutto viticoltura e alberi da frutta».
Il pensiero, nella provincia simbolo per la produzione del Prosecco, va anzitutto alla viticoltura, ma anche a pesche, mele, pere, albicocche, ciliegie, alberi che fioriscono, di solito, fra aprile e maggio. Una “primavera d’inverno” scompagina tutto. E se la fioritura s’affiancasse alle gelate, sarebbero guai pesanti per gli agricoltori.
Anche gli animali, sensibili ai raggi del sole, hanno abbandonato il letargo. Così, ad esempio, le lumache allevate a Lozzo Atestino, che in genere riposano nel terreno per tutto l’inverno, quest’anno hanno goduto di un sonno particolarmente breve. Anche loro sono già in vendita sui banchi: sono le prime, ma per i mesi a venire rischiano di rimanerne ben poche. Risvegliandosi quando il loro habitat non è ancora pronto per accoglierle, cioè quando la vegetazione non è ancora sufficiente rigogliosa per offrire loro un riparo, rischiano infatti di diventare facile preda dei loro cacciatori naturali. Tra questi ci sono ad esempio le gazze, in grado di sterminare un allevamento.
L’arrivo anticipato della primavera ha costretto gli operai forestali di Veneto Agricoltura a posare chilometri di reti ai lati delle arterie dove ogni anno si registrano le migrazioni dei rospi dei Colli Euganei. E l’associazione Sos Anfibi Padova-Colli Euganei ha chiamato a raccolta i volontari per aiutare i bufo-bufo ad attraversare le strade e a non finire schiacciati sotto i pneumatici delle auto. I rospi, infatti, in primavera migrano verso i siti di riproduzione, sopratutto nelle ore serali e notturne. Nel comune di Torreglia le strade più a rischio sono via Liviana, Volti, Roccolo e Ferruzzi; a Teolo via Siesa, Valli e Tramonte, a Rovolon via Palazzina e Costigliola Monticello; a Galzignano via Diana, in prossimità del giardino storico di Villa Barbarigo.
Nemmeno in laguna ci sono più le stagioni di una volta. Con la temperatura dell'acqua più elevata, i pesci stanno tornando anticipatamente dal mare verso la laguna. Mentre le moeche, i granchi della laguna, sentendo il tepore, si stanno spogliando del carapace. I pescatori, già provati dalle conseguenze dell’acqua alta eccezionale, sono preoccupati. «Avremmo bisogno di una stagione climatica lineare, senza sbalzi di temperatura», spiega Domenico Rossi, pescatore di laguna di Burano, «al di là del disastro dell’acqua alta, attualmente il nostro danno principale è rappresentato dai cambiamenti climatici. Anche noi, che facciamo i pescatori da una vita, non capiamo più nulla di questo clima».
La primavera bussa alla porta un mese prima. Ad annunciarla ci pensano i mandorli in fiore del lungo viale del Monte Fasolo, una delle più suggestive e romantiche passeggiate dei Colli Euganei. Mandorli che, fino ad oggi, mai erano fioriti in febbraio. Toni Mazzetti, naturalista e autore della “bibbia” della flora euganea, volume uscito ormai 33 anni fa e che - i mandorli oggi fioriti lo confermano - meriterebbe un serio aggiornamento. «I fiori dei mandorli sul Fasolo si son sempre visti ai primi di marzo - assicura Mazzetti - D’altro canto, sono i fiori che annunciano la primavera che comincia appunto il 20 marzo. Oggi sui Colli Euganei, invece, troviamo sia i mandorli che i bucaneve: è un chiaro segno del caos di energia che agita l’atmosfera, sconvolgendo il clima del pianeta».
Mazzetti non usa mai le parole a caso, tanto meno se si parla di natura: «L’ho definito caos, ma forse andrebbe meglio parlare di anarchia del clima. Quando ce lo dicono scienziati ed esperti, stentiamo a crederci. Ma qui, a dircelo, sono i fiori e a loro è impossibile non credere. Ed è impossibile non restare allibiti di fronte a un mandorlo che fiorisce un mese prima, a pochi passi da un bucaneve, un fiore che appunto dovrebbe “bucare la neve”».
È oramai nel pieno della sua fioritura la pianta di mimosa più conosciuta della città. La novità ha spiazzato i venditori ambulanti, che alla vigilia della festa della donna avevo preso l'abitudine di saccheggiarla. L’albero di mimosa per antonomasia, quello all’angolo di via Cappuccina con via Fusinato, è di un giallo intenso più rigoglioso che mai, anche grazie alla guardiania dell’anno passato che l’ha preservato dal “sacco” dei venditori ambulanti. I rami si sono rinvigoriti ed è fiorita anche la parte bassa, la più colpita. I fiori sono sbocciati da una decina di giorni buoni.
I residenti che abitano nei paraggi, hanno tentato – invano – di mantenere il massimo riserbo, convinti che la pubblicità nuoccia alla splendida pianta tanto quanto gli ambulanti improvvisati che in questi anni l’hanno depredata per venderne, poi, i mazzetti a prezzi low cost agli incroci delle strade della città il giorno della donna, lasciandola spoglia anzitempo. Eppure qualcuno l’ha notata ed ha preso a fotografarla, postandola su Facebook e rischiando, così, di spezzare l’incantesimo che in queste settimane la sta proteggendo. Così l’albero di mimosa vicino all’edicola e il vicino più piccolo a poche centinaia di metri verso la Giulio Cesare, sono in piena fioritura.
C’è chi si augura che per la Festa della Donna l'albero sia già sfiorito, “beffando” chi ne fa strame per guadagnarci qualche soldo. Chi invoca egualmente la guardiania come l’anno passato, quando alcune associazioni della città, in testa l’ambientalista Michele Boato, si sono messe assieme e hanno contattato una società che ha gratuitamente fatto sorveglianza notte e giorno. Alla base della pianta è spuntato un cartello di avviso. «Non toccare, zona videosorvegliata. Ammirare e basta» con tre punti esclamativi. Gli operatori del settore, i quali sanno che per la Festa della Donna le mimose saranno sfiorite, le tengono in surgelatore da giorni, tanto che i costi lieviteranno.
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