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«Resisto, in nome di tutti i truffati»

Marin Haralambie dopo un risarcimento di 600 mila euro per un infortunio sul lavoro ne ha persi centomila: ora li rivuole

di Enzo Favero
2 minuti di lettura
MONTEBELLUNA. Tira fuori un libro sgualcito, è «I vizi capitali e i nuovi vizi» di Umberto Galimberti, lo apre dove ha sottolineato una frase: «I piccoli uomini rifiutano di sottomettersi e non cedono o deflettano dai loro principi finchè non abbiano raggiunto la vittoria o la morte». Con queste parole Marin Haralambie spiega la sue intenzioni: o gli danno i 114mila euro che aveva investito in azioni di Veneto Banca con tanto di interessi o lui da lì non si muove. Dalla vigilia di Natale il 59enne rumeno, invalido per un infortunio sul lavoro, residente a Ponte San Nicolò, nel Padovano, è davanti alla banca, ora filiale di Intesa Sanpaolo, con la sua macchina fornita del necessario per vivere: coperte, pannoloni, cateteri, cibarie, documenti che raccontano la sua storia. I montebellunesi stanno reagendo con curiosità e generosità: chi gli ha portato del pane, chi del the caldo, chi gli ha offerto la propria casa per lavarsi. Questa mattina gli farà visita anche don Enrico Torta.

Dalla sera di Natale ha piazzato la sua Peugeot in retromarcia tra le due colonne dell'ingresso e attorno ha appeso cartelli che parlano di ladri. A dire il vero un giorno toglierà il suo presidio: «Il 24 gennaio me ne andrò perché il giorno dopo devo essere alla Corte d'Appello di Venezia per una causa con l'Inail - dice- ma dal 26 gennaio sarò ancora qui se non mi danno i miei soldi». Marin Harambuie è lì da solo, la moglie è a casa, un figlio è sposato e vive altrove con moglie e bambino di 10 anni, la figlia è andata a vivere in Inghilterra dove fa la badante. Lui in Romania aveva studiato fino al liceo poi era andato a lavorare nelle miniere, «come gli italiani in Belgio, a spingere carrelli a torso nudo»: ci tiene a precisare. Poi nel 1999 l'arrivo in Italia con un contratto di lavoro a tempo indeterminato e poi quella caduta da un ponteggio alto 9 metri sotto un cavalcavia della Torino-Savona che l'ha reso invalido.

«Con una invalidità riconosciuta all'80% ma leggendo le normative io ho diritto all'85% -dice- in più avrei diritto all'accompagnatoria». E' per questo che è in causa con l'Inail. Quei soldi che vuole sono parte di quanto gli aveva liquidato l'assicurazione per l'infortunio sul lavoro, ne aveva ricevuti molti di più: «Attorno ai 600mila euro - ammette- ma al di là che ne ho spesi, anche se avessi qualche milione di euro e avessi investito mille euro in azioni di Veneto Banca, quei mille euro erano miei e li voglio indietro. E' una questione di principio». Mille euro in compenso erano della figlia e li aveva trasformati in azioni. Dalla vigilia di Natale è diventato il simbolo di quanti avevano investito i risparmi in azioni di Veneto Banca. Un via vai continuo di persone che vanno a trovarlo, a portargli solidarietà e generi di conforto, a dirgli "bravo", come Claudio Fagan, autore di un paio di clamorose proteste contro Veneto Banca. Lana Padalka Toren arriva con un thermo di the ai frutti di bosco. «Ma lui non vuole niente -dice- afferma che ha già tutto quello di cui ha bisogno». Alla fine cede e beve un bicchiere di the caldo. «Vengono di continuo a portarmi cose da mangiare e da bere -dice lui- ma io ho tutto quello che mi serve e rispondo rispettosamente che non ne ho bisogno, rifiuto educatamente perché voglio arrangiarmi. Qualcosa ho accettato da persone anziane che hanno insistito e non volevo che restassero male. Una persona è venuta anche a dirmi di andare a casa sua qui vicino a fare almeno un bagno caldo, ma ho rifiutato educatamente».

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