I militari della Guardia di finanza di Padova sono entrati nella sede di Ecofficina a prendere tutta la documentazione intercorsa tra la cooperativa che si occupa dell’accoglienza dei profughi e la società del servizio rifiuti Padova Tre. Si sono presi fatture, contratti e accordi scritti. Il contesto è quello dell’indagine aperta in Procura a Rovigo per fare luce sull’incredibile exploit di quella che ora è diventata Edeco, cooperativa-pigliatutto della emergenza migranti. C’è il dubbio che, in una fase iniziale ma decisiva, ci sia stata una certa osmosi tra le casse di Padova Tre e quelle di Ecofficina. I soldi versati dai 52 Comuni che aderiscono al Consorzio Padova Sud, che in molti casi sarebbero eccedenti rispetto al costo reale del servizio rifiuti, potrebbero essere stati utilizzati per rendere Ecofficina una cooperativa subito competitiva nel panorama veneto.
Il blitz delle Fiamme gialle
Martedì mattina gli uomini del Nucleo tributario si sono presentati prima a Battaglia (sede legale di Ecofficina Servizi) e poi a Este in via Rovigo, dove veniva conservata parte della contabilità. Lì ci sono anche gli uffici di Padova Tre ma sono nettamente divisi da quelli della cooperativa. Tuttavia, c’è stato un momento in cui le due realtà non erano così separate. Ed è su quel periodo che si stanno concentrando i finanzieri. Attualmente Ecofficina-Edeco gestisce le ex basi militari di Bagnoli di Sopra (Padova), Cona (Venezia) e Oderzo (Treviso), dove sono complessivamente alloggiati quasi duemila migranti. Questa inchiesta mira a far luce sulla incredibile escalation della cooperativa nata dal nulla e divenuta in poco tempo uno squalo da appalti. Ha spazzato via tutte le concorrenti e si è aggiudicata le gare più sostanziose: un servizio pagato profumatamente dal Ministero dell’Interno, impegnato nell’accoglienza dei migranti sbarcati sulle coste della Sicilia. Sono in molti a essersi chiesti da dove potevano arrivare tutti i capitali che hanno consentito a Ecofficina di reperire rapidamente materiali e forza lavoro. La coop guidata da Gaetano Battocchio, Sara Felpati, Luisa Betto e Simone Borile è diventata fin da subito un soggetto “affidabile” per gli apparati ministeriali.
I sospettiI soldi della tassa sull’asporto rifiuti sono stati utilizzati per entrare di prepotenza nel business dell’accoglienza dei migranti? È una domanda che si sono fatti in tanti, ormai da tempo. I primi a chiederselo sono stati i responsabili delle cooperative che puntualmente venivano battute alle gare indette dalla Prefettura. Poi il dubbio è venuto anche a qualche sindaco che si è preso la briga di andare a controllare i conteggi della tassa sull’asporto rifiuti. Se i sospetti venissero confermati nel corso dell’inchiesta, le accuse formulate sarebbero pesanti. Perché si parla di truffa, peculato e appropriazione indebita. Soldi tolti dalle tasche dei cittadini per favorire una cooperativa a dispetto delle altre. Se i capitali che hanno consentito a Ecofficina di affermarsi nel panorama veneto fossero i quattrini dei cittadini convinti di pagare la tassa sulla spazzatura, la coop avrebbe potuto saltare a pié pari la fase di startup, esercitando una concorrenza sleale nei confronti di tutte le altre realtà nate per affacciarsi nel mercato dell’accoglienza.
Le altre acquisizioni
I militari delle Fiamme gialle il mese scorso hanno acquisito i piani economico-finanziari dei 52 Comuni, i famosi piani che Padova Tre (ora guidata da Luca Mariotto, Carlo Daniele Tonazzo e Franco Quattromani) presenta ogni anno ai Comuni per la determinazione delle tariffe per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Sono le tasse che ogni cittadino paga per avere in cambio alcuni servizi fondamentali. Tra cui non figura ancora l’accoglienza dei migranti.
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