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Dramma nella Lega, dirigente estromesso tenta il suicidio

I vertici sfiduciano il segretario vicentino Antonio Mondardo, lui rincasa e si taglia le vene: operato, è sotto choc ma salvo

di Filippo Tosatto
2 minuti di lettura

PADOVA. Lega veneta sotto choc. Nella notte, rincasato dalla riunione del direttivo regionale che l’aveva sfiduciato, Antonio Mondardo, 51 anni, tesoriere del partito e segretario provinciale uscente di Vicenza, ha tentato il suicidio tagliandosi le vene: soccorso (grazie al provvidenziale intervento a distanza della moglie), trasferito all’ospedale e operato d’urgenza, l’uomo - di professione commercialista - è ora fuori pericolo ma, affetto com’è da un “blocco psicotico”, resta ricoverato in osservazione a Noventa Vicentina.

Una vicenda drammatica dove è arduo distinguere i contorni politici dalle problematiche personali; una condizione di disagio acuita - forse - dalle tensioni accumulate nella battaglia interna, esplosa un mese fa, quando i vertici - il segretario Toni Da Re e il presidente Massimo Bitonci, in primis - nominano vice vicario del Veneto il veterano Paolo Franco, che in terra vicentina è il rivale storico di Mondardo. Quest’ultimo reagisce furiosamente, reputa la scelta alla stregua di uno schiaffo personale e presenta le dimissioni dalla guida della federazione. Seguono trattative e tregua, tanto che il caso sembra rientrato. Ma un articolo dello statuto leghista prevede che ogni atto formale di dimissioni sia accolto ed abbia efficacia immediata ed è ciò che avviene l’altra sera, al consiglio nathional convocato nella sede di Noventa Padovana, nonostante un tentativo di mediazione in extremis di Da Re. Mondardo, visibilmente teso, si assenta dall’aula e i dirigenti, a larga maggioranza, accolgono le dimissioni.

Un colpo durissimo per il vicentino, personalità popolare e apprezzata nel partito - al punto da indurre l’ultimo congresso ad affidargli la delicata carica di tesoriere - ma non privo di avversari, soprattutto alla luce della vicinanza a Flavio Tosi che ne ha marcato la carriera fino alla cacciata del sindaco di Verona.

La tempesta emotiva che lo sconvolge nelle ore successive è soltanto presumibile. Certo è che, rientrato nella sua abitazione di Grancona - il paesino del quale è stato sindaco - Antonio Mondardo telefona alla moglie (in vacanza all’estero con gli altri familiari) e le riferisce l’accaduto in toni accorati. Conclusa la conversazione, compie il gesto tragico ma la donna - allarmata dallo stato d’animo depresso del coniuge - aveva chiamato nel frattempo l’ospedale di Noventa Vicentina, chiedendo aiuto: soccorso prima che le profonde ferite da coltello ai polsi provocassero un’emorragia inarrestabile, Mondardo è caricato in ambulanza - sono ormai le 4 di notte - e sottoposto ad un intervento di “ricucitura” delle vene, che ha esito positivo. In mattinata, così, è dichiarato fuori pericolo ma viene trasferito nel reparto di Psichiatria perché le sue condizioni - non parla ed evidenzia i sintomi di un forte trauma psicologico - richiedono l’osservazione clinica.

La notizia, circolata sotto traccia negli ambienti leghisti, ha suscitato sorpresa, sgomento e forte emozione. «Un fatto tristissimo, spero soltanto che l’amico Antonio si riprenda completamente e al più presto, la discrezione e il rispetto impongono di non aggiungere altro», è il sobrio commento di Roberto Ciambetti, il presidente del Consiglio regionale.

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