Per il bis di Luca Zaia i consiglieri leghisti hanno speso 1 milione
Per la Moretti prestito di 100.000 € dalla Fondazione Kairos Tosi, leader dei centristi, avrebbe investito 436 mila euro
di Claudio Baccarin
PADOVA. Missione compiuta. Antonio Mondardo, già consigliere di amministrazione di Poste Italiane e tesoriere della Liga Veneta-Lega Nord, fa sapere che sono stati interamente coperti i costi (1.101.468,39) della campagna elettorale che un anno fa ha consentito a Luca Zaia di restare nella stanza dei bottoni di Palazzo Balbi.
Per la verità, in data 5 agosto 2015 il governatore del Veneto ha dichiarato che per le elezioni non ha sostenuto spese né ha ricevuto alcun contributo. Una certificazione solenne («Sul mio onore affermo che quanto dichiarato corrisponde al vero») che però, nel gennaio 2016, è finita nel mirino del Collegio regionale di garanzia elettorale, che ha sede presso la Corte d’Appello di Venezia, che ha chiesto a Zaia «se e in che misura ha ricevuto contributi o servizi da parte di altri, essendo notoria la campagna elettorale effettuata».
Zaia ha più volte precisato che le spese sono state ripartite tra i consiglieri regionali. Qesta più o meno la suddivisione degli oneri della campagna, caratterizzata da una dotazione massiccia di manifesti e da spot televisivi. Ogni aspirante consigliere della Liga Veneta-Lega Nord e dalla Lista Zaia, al momento dell’accettazione della candidatura avrebbe versato una cifra vicina ai 3.000 euro. Ricordiamo che ciascuna lista provinciale contava nove candidati, ad eccezione di Belluno e Rovigo che ne hanno schierati solo due. Insomma, all’incirca sono stati raccolti circa 300.000 euro.
Subito dopo l’elezione, nell’agosto 2015, ciascuno dei ventiquattro eletti delle due liste leghiste ha sborsato 10.000 euro, e in questo modo sono stati messi insieme altri 240.000 euro. Nei dieci mesi successivi ogni consigliere dei gruppi Liga Veneta-Lega Nord e Zaia Presidente ha versato 1.000 euro ogni volta che ha ricevuto lo stipendio. Così sono stati raggranellati 24.000 euro al mese, che ora sono diventati 240.000. Il resto della cifra è stato messo a disposizione dalla Lega Nord.
Quanto ad Alessandra Moretti, candidata presidente del centrosinistra, la sua dichiarazione personale attesta un esborso di 46.541 euro. In realtà i costi sostenuti dalla coalizione che ha sostenuto l’ex euto parlamentare del Pd hanno sfiorato il milione di euro.
I conti li ha snocciolati la stessa Moretti, il 24 settembre 2015, nel corso di una conferenza stampa al Crown Plaza di Padova insieme ai rappresentanti della Fondazione Kairos: il segretario generale Giansandro Todescan e i consiglieri Cinzia Giaretta e Angelo Guzzo. La Fondazione ha contribuito alla campagna elettorale di Moretti con 170.574 euro. Inoltre ha erogato un prestito di 100.000 euro e ha messo a disposizione 46.675 euro in servizi all’associazione Alessandra Moretti e 23.808 euro alla candidata Moretti. Altri 198.800 euro sono stati stanziati da un pool di finanziatori capitanato dalla Fassa Bortolo. All’epoca, per saldare il prestito, la capogruppo del Pd si era rivolta ai due consiglieri della lista che porta il suo nome e a quello di Veneto Civico. Non si sa se abbiano contribuito. Sicuro è invece che, dopo l’elezione, ciascuno dei nove consiglieri del Pd ha versato 15.000 euro, mentre ora lo stanziamento mensile al partito si aggira sui 900 euro.
Resta infine da capire cosa abbia risposto al Collegio elettorale di garanzia il tesoriere che ha certificato le spese di Flavio Tosi: il sindaco di Verona, leader della coalizione centrista, avrebbe infatti attestato costi per 436.028 euro, mentre il limite per la candidatura al consiglio regionale era fissato in 38.802 euro. A febbraio 2016 Tosi ha spiegato che il suo comitato elettorale ha ricevuto all’incirca 500.000 euro in contributi privati.
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