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L'Imam del Veneto: "Cristiani, difendete il presepe"

Kamel Layachi: "Nessuno evochi discordie, Gesù e Maria sono figure centrali anche nel Corano"

Filippo Tosatto
2 minuti di lettura
Kamel Layachi 

VENEZIA. «Il presepe ci ricorda la nascita di un profeta tra i più grandi nella storia dell'umanità. Il sacro Corano ricorda più volte Gesù e dedica un'intera sura a sua madre, la vergine Maria. Perciò la rappresentazione della natività cristiana è una bellissima tradizione e un punto d'incontro e di conciliazione tra due fedi religiose. Non c’è ombra di discordia nel presepe, forse chi lo vieta e lo bandisce dalle scuole è animato da spirito laico o da un atteggiamento ateo ma evocare un presunto turbamento dei musulmani è contrario alla verità».

Parole senza equivoci quelle di Kamel Layachi, studioso coranico e imam delle comunità islamiche del Veneto. Di nazionalità algerina, il predicatore musulmano esibisce un italiano impeccabile ma a colpire, ancor più del lessico colto, è la profondità e la nettezza del messaggio. Che suonerà sgradito ai fautori dell’integralismo di ogni colore. Non teme reazioni negative alla sua presa di posizione?

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«Vede, queste mie affermazioni non nascono da un generico buonismo, io parlo da credente nell’Islam e da studioso delle sacre scritture. Gesù e Maria sono figure centrali anche nella confessione musulmana, chi li disconosce sbaglia per ignoranza o malafede e io non posso accettare che si alimenti una falsa visione. Quale turbamento? Quale offesa? Lo spirito del presepe è caro anche a noi e da religioso invito i cristiani a difenderlo, a mantenere questa bella tradizione di festa e riflessione spiriturale, il Natale non può ridursi al consumo di merci. Da parte nostra c’è rispetto ed io auspico la partecipazione di tutti i credenti delle grandi religioni a questo evento natalizio, tanto più alla vigilia del Giubileo della misericordia indetto da Papa Francesco».

Lei consentirebbe ai suoi figli di visitare un presepe?

«Certamente sì, anzi gli accompagnerei volentieri. Le racconto un piccolo episodio. Nei giorni scorsi in famiglia abbiamo assistito alla proiezione di un film biblico dedicato alla figura di Mosé ed è stata l’occasione per dialogare insieme sul ruolo della sua figura nell’ebraismo, nel cristianesimo e nella nostra fede. Non è soltanto questione di rispetto verso la diversità, quando parlo di Gesù io mi emoziono, mi è caro quanto il Profeta Muhammad. E lo stesso vale per tanti imam con i quali ho avuto modo di dialogare su questo argomento. È questo il vero Islam, non confondetelo con chi incita all’odio e pratica la violenza sugli innocenti, bestemmiando la parola divina».

Eppure,da più parti, si giustifica la rinuncia ai simboli tradizionali del cristianesimo con la volontà di non “offendere” i credenti di altre fedi...

«Ma quale offesa, ciò che ho detto circa il presepe vale anche per il crocifisso. Nessun musulmano cosciente può invocare la loro scomparsa. Sarebbe assurdo sul piano teologico e inaccettabile sul versante del rispetto dell’identità del popolo cristiano che ci ha accolti e che ci ospita».

Le polemiche investono anche i canti natalizi a scuola. Chi vuole rinunciarvi, chi sceglie di “depurarli” da contenuti cristiani, chi vi alterna musica araba e africane. E qualcuno, come il sindaco leghista di Padova Massimo Bitonci, annuncia «ispezioni in asili e materne in difesa della cristianità».

«Io dico che occorre buonsenso da tutte le parti. No ai veti e alle costrizioni, in presenza ci canti religiosi che comportino l’adesione a dogmi diversi dal proprio credo, siano i genitori a valutare l’opporunità che i figli vi partecipino». Qual è la via maestra per prevenire i conflitti e progredire nel dialogo interreligioso? «È quella dell’educazione dei giovani e della loro formazione culturale. Un impegno al quale cerco di dedicarmi in modo particolare perché credo che i nostri figli non debbano crescere guardando un solo colore. L’ignoranza crea incomprensioni e diffidenze, la conoscenza abbatte i muri».

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