Mazzi vuole patteggiare «Ero nella cupola del Cvn»
Il costruttore è ancora in carcere: accordo con i pm su 2 anni e 4 milioni di multa Il gip nomina tre periti per Chisso. Mazzacurati oggi interrogato negli Stati Uniti
di Giorgio Cecchetti
VENEZIA. Anche Alessandro Mazzi, l’imprenditore di origini veronesi ma trapiantato da anni a Roma, ha deciso di ammettere le proprie responsabilità nella gestione dei fondi del Consorzio Venezia Nuova: ieri è stato interrogato dai pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini, che al termine hanno dato il loro consenso per il patteggiamento. L’accordo è stato raggiunto per una pena di due anni di reclusione con la sospensione condizionale e il pagamento di una multa di quattro milioni di euro. Mazzi è l’unico tra gli imprenditori arrestati il 4 giugno scorso ancora in carcere, ma già oggi il giudice Roberta Marchiori potrebbe firmare il provvedimento di scarcerazione.
Con la «Fincosit», una delle maggiori imprese edili italiane, Mazzi faceva parte della «cupola» del Consorzio, quella alla quale partecipavano Giovanni Mazzacurati, il presidente, Piergiorgio Baita per la «Mantovani», Stefano Tomarelli per la «Condotte d’acqua» e Pio Savioli per le cooperative rosse. Mazzi, ieri, ha confermato che in quelle riunioni si decidevano le cifre da raccogliere per sponsorizzare questo o quel politico, e avrebbe però aggiunto che era Mazzacurati che gestiva direttamente il denaro. Avrebbe ammesso che anche la sua impresa, come le altre, avrebbe utilizzato il sistema delle fatture fasulle per giustificare il trasferimento di quelle somme e si sarebbe detto rammaricato di tutto questo. Si tratta del quindicesimo indagato che ottiene il via libera della Procura lagunare per il patteggiamento, per il quale il giudice veneziano Giuliana Galasso ha fissato l’udienza per il 16 ottobre.
Non è escluso che nei prossimi giorni - il termine ultimo è il 30 settembre - ai quindici che hanno già l’accordo con l’accusa si aggiungano altri tre indagati per i quali sono in corso i contatti tra i difensori e i pubblici ministeri: si tratta del trevigiano Pio Savioli, uno dei primi che assieme a Mazzacurati ha deciso di collaborare dopo essere finito in manette. Era lui a raccogliere i soldi presso le cooperative, convincendo i vari imprenditori delle necessità di farlo, per consegnarli poi a Mazzacurati, che li gestiva, corrompendo politici e alti funzionari dello Stato. Tra questi l’ex presidente del Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta, anche lui tra coloro che stanno cercando di trovare l’accordo con la Procura, come l’imprenditore Tomarelli. I pubblici ministeri, come si evince dagli accordi già raggiunti, stanno puntando sulle multe e non sulle pene detentive perché cancellate dalla sospensione condizionale o dalla nuova normativa sui tre anni. Fino ad ora, infatti, la Procura ha raccolto circa 8 milioni di euro che andranno nelle casse dello Stato: se anche gli ultimi tre indagati patteggeranno la cifra raggiunta raggiungerà i 10 milioni di euro.
Questa settimana, intanto, riprenderà la sua attività anche il Tribunale dei ministri di Venezia che deve decidere se archiviare o inviare alla Giunta per le autorizzazioni a procedere il fascicolo sul parlamentare di Forza Italia ed ex ministro Altero Matteoli, indagato per corruzione. I tre giudici devono sciogliere la riserva sull’istanza della difesa, che ha chiesto di interrogare nella forma dell’incidente probatorio Giovanni Mazzacurati, che è negli Stati Uniti (il visto scade il 30 settembre). E le autorità statunitensi hanno informato il Tribunale che proprio oggi interrogheranno per rogatoria l’ex presidente del Consorzio. Ieri, infine, il giudice veneziano Roberta Marchiori, incaricata di decidere sulla scarcerazione per motivi di salute dell’ex assessore regionale Renato Chisso, ha nominato tre periti: il medico legale Silvia Tambuscio, il cardiologo Paolo Jus e lo psichiatra forense Davide Roncali, che dovranno dire se le condizioni di salute dell’indagato sono compatibili o meno con il carcere.
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