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La confessione di Maltauro «Così ho pagato la Cupola»

L’imprenditore, a conclusione di quattro ore di interrogatorio, ammette i fatti Mazzette in cambio di lavori per milioni di euro: presto nuovo colloquio con i pm

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VICENZA. Maltauro ha confessato. Ha ammesso di aver pagato tangenti alla «cupola degli affari» per ottenere lavori da decine, se non centinaia di milioni di euro. Lo ha fatto ieri mattina, dopo quattro giorni in carcere, davanti al giudice Fabio Antuzza, lo stesso che ha firmato le oltre 600 pagine di ordinanza di custodia che hanno portato al suo arresto perché presunto partecipe a un’associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e alla corruzione. Enrico Maltauro, 58 anni, vicentino di Valdimolino di Montecchio Maggiore, ha parlato davanti al giudice e ai pm, «Non negando i «fatti nella loro materialità così come sono stati contestati», e cioè le mazzette che pagava e per le quali la guardia di finanza e la Dia lo hanno filmato in più di un’occasione. Assistito dagli avvocati Paolo Grasso e Giovanni Dedola, Maltauro ha confessato le mazzette e le bustarelle pagate in diverse circostanze in particolare a Sergio Cattozzo, l’ex braccio destro di Gianstefano Frigerio, che a sua volta ha compiuto delle ammissioni nel corso degli interrogatori nel carcere di Opera, a Milano. D’altronde, per la procura di Milano le evidenze su questo aspetto erano notevolissime, grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali.

L’ex amministratore delegato dello storico gruppo vicentino ha poi spiegato, da quanto è stato riferito, i vari passaggi della sua carriera di imprenditore (come è noto, nel 1992 è stato coinvolto in Tangentopoli, patteggiando la pena), ed ha sottolineato ancora che con Cattozzo, ex esponente dell’Udc, aveva rapporti di natura «professionale». L’interrogatorio, presenti anche i pm è durato a lungo, ma Maltauro non sarebbe sceso nel dettaglio in riferimento ai singoli episodi. Ha ammesso però anche la corruzione con le finte consulenze, che gli viene contestata dal pool della la procura lombarda guidato da Ilda Boccassini. In relazione a questi aspetti, la difesa di Maltauro ha aggiunto di volerli spiegare in un interrogatorio che verrà concordato con la procura nei prossimi giorni. L’obiettivo, ha sottolineato l’avvocato Grasso, che lo ha descritto come «sereno», è quello di parlare con gli inquirenti perché ha «fiducia di poter chiarire con i magistrati». La posizione dell’imprenditore, per gli inquirenti, è ben definita: sarebbe stato lui il principale finanziatore della «cupola», composta da ex politici legati dall’associazione culturale «Tommaso Moro» di Frigerio, che intascavano le tangenti per corrompere i funzionari pubblici incaricati della gestione di importanti appalti in Lombardia, dall’ospedale Città della Salute e della Ricerca di Sesto San Giovanni all’Expo 2015. Nella richiesta di ordinanza di custodia dei pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio (che avevano sollecitato 12 arresti, contro i 7 firmati; per gli altri stanno ricorrendo al Riesame), sono allegate delle foto in cui si vede Maltauro uscire proprio dalla sede dell’associazione. Maltauro e Cattozzo sono gli unici fra i sette arrestati che hanno compiuto ammissioni, gli altri hanno negato ogni accusa. Paris, il funzionario dell’Expo, ha ammesso soltanto di aver passato notizie riservate sulle gare; Cattozzo ha chiarito l’esistenza di una contabilità delle mazzette, in documenti già consegnati ai finanzieri, ai quali cui avrebbe chiesto scusa per quanto ha fatto.