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La Pedemontana accelera: al via il traforo di Malo

Ieri la consegna dei lavori: Zaia contestato. A ottobre ruspe anche nel Trevigiano Chisso e Vernizzi: «Basta con le polemiche meschine, l’opera sta andando avanti»

di Daniele Ferrazza
2 minuti di lettura

INVIATO A CORNEDO VICENTINO. Il governatore Luca Zaia, che non rifiuta il confronto, è andato incontro al drappello dei comitati No Superstrada. Ma ieri mattina si è preso del «mafioso» da un’agguerrita signora. Allora ha chiamato le telecamere e invitato la donna a spiegare l’accusa, trovando la solidarietà di molti dei presenti. L’episodio ha rovinato la giornata al presidente della Regione, che dal palco - visibilmente contrariato - ha tirato fuori la determinazione che piace a Renato Chisso: «Accetto tutto, ma non la maleducazione. Dirò di più: non sono più sicuro che la tolleranza sia il metodo migliore. Noi ci siamo presentati per realizzare quest’opera, abbiamo trovato il consenso del 63% dei veneti. A chi non vuole ancora quest’opera dico: presentino la lista No-Pedemontana e accettino il risultato elettorale. Poi basta, però»

Un discorso in linea con quello che poco prima aveva pronunciato l’assessore regionale alla mobilità, Renato Chisso, determinato a soffocare le polemiche sulla Superstrada Pedemontana: «Alle forze politiche che fanno polemica su documenti e carte bollate dico: siete meschini, lasciateci lavorare, i cittadini chiedono opere, non chiacchiere». Velenoso anche Silvano Vernizzi, commissario per la Spv, che ha lementato come su quest’opera si sia scatenato un accanimento inusitato e costoso: «A pochi chilometri da qui siamo costretti a fare un secondo tunnel da 1,5 chilometri perché ci hanno imposto di salvaguardare una villa veneta. Bene, giusto. Peccato che proprio accanto, a Trissino, vi sia una lunga fila di capannoni appena costruiti per realizzarvi il tetto fotovoltaico e quasi completamente vuoti». Due pesi e due misure, insomma. Vernizzi ha ricordato che ormai 14 chilometri di Spv sono realizzati al 75%, il progetto è esecutivo per tutti i 94 chilometri, a ottobre inizieranno i lavori nel tratto trevigiano, a partire dalle principali interferenze. Ma l’opera infrastrutturale più importante, il traforo di Malo (6,3 chilometri), del costo di più di cento milioni di euro, adesso sta per partire. A Cornedo Vicentino il commissario ha consegnato i lavori, inaugurando il campo base principale della Sis, dove saranno ospitati nei prossimi quattro anni circa 350 operai e tecnici. Il capo cantiere di questo lotto è il siciliano Luigi Cordaro, con esperienze nella Salerno Reggio Calabria e nella Messina-Palermo, da dieci anni uno dei responsabili tecnici della Sis, la società italo spagnola concessionaria della Spv. Il presidente della Sis, il piemontese Matterino Dogliani, ha assicurato l’impegno a proseguire i lavori facendo lavorare maestranze venete: «É una promessa che ho fatto al governatore, voglio mantenerla. Chiediamo scusa per i disagi, ma cercheremo di coinvolgere imprese e manodopera del territorio».

Con la consegna dei lavori del traforo di Malo, la Superstrada Pedemontana entra davvero nel vivo. Il piano finanziario definitivo – 2,258 miliardi di euro - è stato approvato dalla giunta regionale lo scorso dicembre. I lavori sono partiti in quasi tutti i lotti vicentini, a partire dall’autunno cominceranno anche i lotti del Trevigiano. «Il traforo di Malo è l’opera tecnicamente più importante e strategica della Pedemontana – ha spiegato Renato Chisso – : ma questa infrastruttura, inq uesto momento, è il più grande cantiere attivo d’Italia. Grazie ai sindaci, con cui abbiamo lavorato bene: abbiamo ascoltato i territorio e poi deciso di andare avanti. Perché questa strada sarà anche una ferita, ma è anche un’opera bella, utile».

Sul tema della Valdastico Nord, infine, il governatore ha confermato l’intenzione a proseguire la progettazione fino al tratto trentino. Dopo il recente vertice con il ministro Maurizio Lupi, il governo ha dato trenta giorni di tempo agli enti locali per trovare un’intesa. Trascorso tale termine, l’opera potrebbe essere inserita nel percorso accelerato delle procedure della vecchia Legge Obiettivo. «Andremo avanti perché per noi l’opera è strategica, confido nella intelligenza del presidente della Provincia di Trento Rossi a trovare una soluzione. Chiudere lo sbocco trentino della Valdastico è assurdo: come se il Veneto chiudesse le strade ai trentini».

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