L’intesa Le Pen-Salvini spacca la Lega
Zaia e Tosi tacciono. Covre prende le distanze dal Front National. Disco verde da Bitonci, Caner, Marcato e Gobbo

PADOVA. Per il momento i big veneti non si schierano. Sul “patto di ferro”, in vista delle Europee del 25 maggio, siglato (auspice l’europarlamentare veronese Lorenzo Fontana) tra Matteo Salvini, segretario federale del Carroccio, e Marine Le Pen, leader del Front National francese, tacciono sia Flavio Tosi, sindaco di Verona e segretario regionale del Carroccio, che Luca Zaia, governatore del Veneto. Esprime invece la sua perplessità Bepi Covre: «La Lega non ha niente da spartire con la destra francese».
Il governatore Zaia si limita a qualche battuta su Cécile Kyenge, la ministra dell’Integrazione. «Voglio ricordare», dice Zaia, «che il ministro Kyenge è stato da me invitato la scorsa estate ad un incontro pubblico in maniera pacifica e tranquilla per parlare d’immigrazione. Kyenge è il ministro della road show perenne, nel senso che gira in lungo e in largo l’Italia per parlare di immigrazione e di tanti bei discorsi, ma alla fine da lei, come prodotto aziendale di un ministro, non abbiamo ancora visto un minimo provvedimento».
La svolta movimentista della Lega Nord targata Salvini piace a Massimo Bitonci, capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama, che si regala un giovedì da leoni (di San Marco). Di buon mattino Bitonci è ad “Agorà” su Raitre: «La Kyenge è stata scelta come ministro perché è brava o perché è di colore? Perché è di colore. E questo è gravissimo», punta il dito l’ex sindaco di Cittadella, «perché un ministro va scelto perché è bravo». Un paio di ore più tardi Bitonci si affacciano dalla finestra dell’anticamera dello studio del presidente Pietro Grasso: il suo è un flash mob contro il disegno di legge sulle pene alternative che contiene la cancellazione del reato d’immigrazione clandestina. La discussione riprenderà martedì. «I temi trattati dalla Le Pen sono i nostri da sempre», commenta Bitonci. Noi siamo un partito autonomista, loro sono nazionalisti, ma molti obiettivi sono comuni».
L’intesa siglata da Salvini riceve il plauso di Federico Caner, capogruppo padano a Palazzo Ferro-Fini. «L’accordo con il Front National non è certamente una svolta a destra. Noi e il Front National siamo due partiti diversi, ma entrambi siamo euroscetticii e contrari all’Europa tecnocrate. Insieme osteggiamo lo ius soli e vogliamo più sicurezza per i nostri cittadini».
Non è un caso che, mentre sulla home page del sito del Front National campeggia (con le bandierine di Romania e Bulgaria) l’allarme «l’apertura totale delle frontiere dal primo gennaio è una follia», l’eurodeputata bassanese Mara Bizzotto chieda «quote per limitare l’ingresso di nuovi immigrati comunitari nel nostro mercato del lavoro e regole più severo per l’accesso al welfare».
Dà la sua benedizione all’accordo anche l’ex sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo, militante da 33 anni. «Quella con il Front National è un’alleanza tecnica, Salvini è in Lega da quando era ragazzino e sta lavorando proprio bene. Ci sta riportando al partito delle origini, mi sembra davvero un buon segretario». Disco verde anche da Roberto Marcato, vicepresidente della Provincia di Padova. «La Le Pen figlia non è certamente la fotocopia di Le Pen padre. E lo dico che io che sono di estrazione antifascista e non potrei mai dialogare con dei fascisti. I temi della sicurezza e dell’euroscetticismo ci accomunano».
Prende le distanze dalla “svolta” Giuseppe Covre: «Mi sono confrontato con il sindaco di Montebelluna Marzio Favero ed entrambi siamo assai preoccupati. Sì, avremo qualche punto di contatto sull’euroscetticismo, ma la Lega dev’essere lontana dalle posizioni razziste. Altrimenti mi allontano io. Ecco, mi chiedo perché venga rinnovata a un personaggio come Borghezio. Il ministro Kyenge? Mi è francamente indifferente».
Claudio Baccarin
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