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Quel fiume di denaro nel mirino della Finanza

VENEZIA. Milioni in consulenze, sponsorizzazioni, pubblicità. Libri e pubblicazioni, brochure sulla salvaguardia e le attività del Mose. Ma anche orari Actv, libri – di letteratura e d’arte, con una...

di Alberto Vitucci
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VENEZIA. Milioni in consulenze, sponsorizzazioni, pubblicità. Libri e pubblicazioni, brochure sulla salvaguardia e le attività del Mose. Ma anche orari Actv, libri – di letteratura e d’arte, con una casa editrice dedicata – contributi, convegni. Un fiume di denaro che il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna, ha distribuito in questi 29 anni. Attingendo quasi sempre da quel fondo garantito per legge. Il 12 per cento che per ogni opera realizzata spetta al Consorzio Venezia Nuova. Era salito fino al 15, nei primi anni Novanta, poi ridotto dall’allora presidente del Magistrato alle Acque Felice Setaro. Sui quasi 6 miliardi di euro spesi per il Mose e altre opere in laguna sono circa 600 milioni di euro. Necessari per pagare gli stipendi e garantire la vita dell’organismo consortile. Ma anche per molto altro. Il Consorzio ha organizzato convegni e iniziative – molti anni fa anche una riunione di aggiornamento dei magistrati della Corte dei Conti al centro Zitelle della Giudecca – e adesso, come emerge dalle carte, anche contributi a enti e associazioni culturali ed economiche, come la Fondazione dell’attuale premier Enrico Letta: Riccardo Capecchi, tesoriere di VeDrò, è stato infatti destinatario di una delle 110 perquisizioni della Finanza.

Niente di illecito nel dispensare contributi, ci mancherebbe. Anche se Letta, ricordano i comitati antiMose, fu nel 2006 il coordinatore della commissione insediata da Prodi – di cui era sottosegretario – che aveva bocciato tutte le alternative al Mose proposte dal Comune e dal sindaco Massimo Cacciari.

Contributi anche sostanziosi. Che il Consorzio versa ogni anno ad esempio al teatro La Fenice, l’ente lirico veneziano di cui è principale sponsor. Mazzacurati siede nel consiglio della Fondazione, ed è anche presidente del Marcianum, l’istituto culturale religioso fondato dall’ex patriarca Angelo Scola, ora arcivescovo di Milano, a cui versa sostanziosi contributi per la prosecuzione delle attività culturali e delle scuole. Soldi finiti per iniziative benefiche anche alla Banca degli Occhi, legata all’Asl 12, alla Fondazione Umberto Veronesi, a qualche convegno di Emergency. E, ancora, alla Fondazione Querini Stampalia e agli Amici della Fenice, Amici dei Musei, Istituzione per giovani artisti Bevilacqua La Masa, Ateneo veneto, Iaes (International Academy of Enviromental sciences).

Non tutti hanno ricevuto la visita della Finanza per verificare la ragione dei contributi. Gli investigatori hanno effettuato nei giorni scorsi oltre centro perquisizioni e in alcuni casi visite e richieste di documenti. Tra questi anche il nuovo presidente del Consorzio Mauro Fabris, la capoufficio stampa Flavia Faccoli, le segretarie dell’ex presidente Mazzacurati, gli uffici della Tethis – società di ricerca acquistata dal Consorzio Venezia Nuova – con sede all’Arsenale. L’onchiesta va avanti, le polemiche sul monopolio anche.

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