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Digital divide, accesso ad Internet: male il Triveneto

Stilata la classifica delle città per «malfunzionamento» della rete: Padova è all’ottavo posto, Venezia al diciottesimo

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VENEZIA. La qualità dei mezzi tecnici con cui ci si connette a Internet rappresenta uno degli indicatori chiave individuati dall’Unione europea per misurare il digital divide. Per digital divide si intende il divario che c’è tra chi ha la possibilità di accedere ad internet e chi non ce l’ha. È stato proprio questo il tema del convegno «La qualità dell’accesso ad internet da rete fissa in Italia», organizzato oggi a Roma dalla Agcom nella sede del Cnr, con la partecipazione delle più importanti aziende del settore. Tra i dati presentati quelli relativi alla media della banda in download in Italia nei premi mesi del 2013. Secondo lo studio, effettuato dall’Agcom con la fondazione Bordoni, in Italia si scarica mediamente ad una velocità di 4,5 Mb/s. Tra le singole regioni la media di download in Lombardia è di 5 Mb/s, nel Veneto 3 Mb/s, in Friuli-Venezia Giulia 3,8 Mb/s, in Emilia-Romagna 4,5 Mb/s, in Toscana 3,9 Mb/s, in Abruzzo 4 Mb/s. A spiegare il perché regioni come Veneto e Friuli abbiano dati così bassi ci pensa Federico Flaviano, direttore Agcom per la tutela dei consumatori: «Il Triveneto, quindi anche Friuli e Veneto, sono tra le regioni più umide, quindi lì dove c’è ancora un isolamento dei cavi in carta c’è una perdita di isolamento, che comporta il degrado parziale della qualità dell’accesso a internet, in termini di velocità in upload e download. Questo spiega le differenze con le altre regioni del Nord, come la Lombardia».

Tra i dati diffusi dalla Agcom, rilevati mediante il sistema Misurainternet, c’è anche la classifica delle 20 città italiane che hanno avuto più problemi con la connessione internet. La classifica è stata stilata in base al numero di certificati rilasciati dall’Agcom, per provare il malfunzionamento della rete, e attraverso il quale gli utenti possono recedere il contratto senza pagare penali. Al primo posto Roma, con 1662 certificati (più del doppio rispetto alla seconda, Milano, con 465). Trieste è al nono posto (150 certificati), ottava Padova (137), Venezia al diciottesimo (94), Modena al ventesimo (82). «La banda larga in Italia ha una diffusione ormai diventata interessante, con 12 milioni di accessi fissi attaccati in rete, certamente la penetrazione è inferiore rispetto ai grandi paesi europei, quindi c’è ancora molto da fare per coprire per il digital divide - ha commentato Maurizio Dècina, commissario Agcom -. Mentre invece la banda larga mobile è molto diffusa, i sistemi 3g e 4g sono in linea con i grandi paesi europei, quindi per la parte mobile l’Italia si presenta con le carte in regola».

Ma quali sono le prospettive per cercare di aggredire il digital divide? «Con l’Adsl si arriva al massimo a 20Mb/s, con una velocità effettiva tra i 7 e i 10Mb/s in download, se si vuole andare oltre, quindi una banda ultra larga - ha spiegato ancora l’ingegner Flaviano -, bisogna per forza adottare soluzioni tecnologiche nuove, come la fibra associata, cioè usare il rame solo nell’ultimo miglio, o integrare soluzioni wired con wireles per avere una copertura maggiore e una velocita più elevata. Per fare questo - ha concluso il responsabile Agcom per la tutela dei consumatori -, occorrono investimenti notevoli, dell’ordine delle centinaia di milioni di euro, per cominciare. Un partenariato pubblico-privato sarebbe la soluzione più auspicabile, per consentire all’Italia di risalire nella classifica dei paesi più performanti rispetto all’accesso a internet. Vari studi dimostrano che c’è un rapporto molto stretto tra la qualità dell’accesso a internet e l’aumento del Pil».

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