VENEZIA. Anche se la Lega Nord confermasse il rifiuto a sostenerlo come candidato premier, Silvio Berlusconi non chiederebbe al coordinatore veneto del Pdl di “staccare la spina” alla maggioranza di centrodestra presieduta da Luca Zaia: «No, non telefonerei per aprire la crisi», ha dichiarato il Cavaliere, intervistato da Antenna 3 Nord Est «io sono un costruttore, tendo sempre al bene, da parte mia non c’è mai stata una direttiva del genere in nessuna occasione e non ci sarebbe neanche questa volta, ma le ripeto sono convinto che la realtà si imporrà e che quindi troveremo l’accordo con la Lega». Escluso l’effetto-domino - almeno provvisoriamente, visto il ritmo quotidiano e i contenuti imprevedibili delle esternazioni berlusconiane - il governatore leghista può tirare un sospiro di sollievo; la dichiarazione distensiva, oltretutto, fa eco (e forse riflette) i toni espressi dal partito veneto e sintetizzati da una battuta dell’estroso capogruppo Dario Bond: «Non molleremo Zaia, abbiamo sottoscritto un impegno e non siamo burattini manovrati a piacimento dell’esterno». Notizie non altrettanto gradite per gli ex ministri pidiellini che aspirano a riconquistare un posto al sole: «Gente come Giancarlo Galan, Renato Brunetta e Maurizio Sacconi, ha lavorato bene», è stata la premessa del Cav, che tuttavia ha spento sul nascere le ambizioni dei veterani: «Continueranno a dare il loro contributo essenziale ma direi che la prima linea, per un’esigenza di rinnovamento e anche di pulizia, intendiamo concederla a volti che siano nuovi».
La notizia non dispiacerà ai vertici regionali del partito - dal coordinatore Alberto Giorgetti al vice Marino Zorzato - pressati dal territorio affinché le candidature siano espressione di radicamento e consenso piuttosto che di benemerenze romane. In settimana ci sarà il primo vertice con i dirigenti provinciali per stilare un ventaglio di nomi e un piano di campagna elettorale: il 10 gennaio, poi, Silvio Berlusconi sarà a Padova per donare alla Città della Speranza la somma equivalente all’onere dell’Imu sulla Torre della ricerca. L’occasione per galvanizzare le truppe, alquanto scombussolate da una lunga stagione di scandali, defezioni e risse.