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Terzo Polo, esordio felice De Poli: siamo già decisivi

Filippo Tosatto
1 minuto di lettura
 VENEZIA. Sorride a trentadue denti Antonio De Poli (nella foto): il Terzo Polo, al battesimo del fuoco in Veneto, ha raccolto un risultato lusinghiero. «E' andata bene, anzi molto bene», commenta il segretario regionale dell'Udc «anche nella provincia più difficile, Treviso, abbiamo superato la soglia del 7%, saremo decivisi in quasi tutti i ballottaggi importanti, a Este voliamo verso il 15%, ad Adria raddoppiamo i consensi e a Chioggia la nostra coalizione è in testa». La scommessa era quella di conquistare l'elettorato moderato deluso dal centrodestra e dal Pd: «C'è voglia di una politica seria, lontana dal berlusconismo e dall'estremismo. A un anno dal plebiscito di Zaia, si colgono segnali in controtendenza: la Lega resta forte ma non avanza, ha raggiunto l'apice, mentre il Pdl arranca e il Pd non riesce a diventare forza alternativa, scontando la crescita dei massimalisti, dall'Idv e ai grillini».  Al debutto, l'asse Udc-Fli-Api (con i futuristi che festeggiano il primo sindaco finiano eletto a Zoldo di Cadore e i rutelliani ancora invisibili) rischiava lo stritolamento tra i colossi, ma così non è stato: «Ci stiamo radicando nel territorio, chi sperava di spazzarci via promettendo poltrone e prebende, ha sbagliato i conti». Ora gli occhi sono puntati sul pacchetto di voti terzopolista, arbitro tra le coalizioni maggiori nei ballottaggi: «Niente scelte dall'alto, ci confronteremo con i candidati sindaci sul piano dei programmi e in assenza di garanzie non appoggeremo nessuno».  Fin qui De Poli, che si congeda con un sorriso volpino. Il motivo lo spiega il suo staff: nella piccola Grantorto, Sergio Acqua, sindaco uscente e ricandidato, aveva lasciato l'Udc per sposare l'alleanza Pdl-Lega. Ma il cambio di casacca non gli ha portato fortuna: a spuntarla è stata una lista civica di ispirazione centrista.
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