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L'accattonaggio dilaga a Padova Bande in lotta per il territorio

Dai parcheggiatori abusivi in via Ospedale ai mendicanti agli incroci. Zingari e africani si contendono gli spazi attorno al Policlinico. Una nigeriana è stata picchiata selvaggiamente e cacciata via. Giovanni Rizzon è il volto storico di viale Codalunga mentre Barbara sceglie sempre via Falloppio. Ecco le loro storie

Enrico Ferro
2 minuti di lettura
PADOVA. Sarà la crisi, sarà l’immigrazione galoppante, saranno i licenziamenti o la cassa integrazione, ma quello dell’accattonaggio è un fenomeno che sta dilagando anche a Padova. Tutti chiedono l’elemosina, tutti lo fanno per sbarcare il lunario, ma i metodi scelti sono molteplici. E il centro cittadino offre un buon campionario.

Parcheggiatori abusivi. Basta piazzarsi nel bel mezzo di un parcheggio, libero o a pagamento che sia, per raggranellare più di qualche spicciolo. Succede in via Ospedale, davanti all’hotel Igea: una trentina di posti auto a pagamento, in cui però sempre più spesso bisogna calcolare anche una sovrattassa. La mattina sono in tre o quattro, il pomeriggio in due o a volte soltanto uno. Africani e rumeni si contendono questo spiazzo a ridosso dell’ospedale. I titolari delle attività commerciali tempestano di telefonate i vigili urbani, ma il fenomeno persiste. "Il problema è che di mattina, quando il traffico è più intenso, fermano le auto in mezzo alla strada e creano confusione", racconta un esercente. Ma via Ospedale non è l’unico caso. Succede anche in Prato della Valle davanti al ristorante Zairo e pure in piazza Insurrezione.

Davanti al Santo. Poi c’è chi sceglie le strade a ridosso della basilica del Santo per puntare sulla generosità dei fedeli. I portici di via Belludi spesso sono uno dei luoghi prediletti dagli accattoni. Anche ieri pomeriggio, in ginocchio su un panno di stoffa, marsupio a tracolla, un ragazzo rumeno sulla quarantina chiedeva spiccioli ai passanti. «Sono in Italia da qualche anno e non trovo altri lavori. Così riesco a raccogliere quasi 20 euro al giorno», confessa. E Prima di salutarci, ovviamente, chiede qualche moneta.

All'ospedale. Attorno al policlinico c’è una guerra tra bande per la conquista degli spazi. Quasi un mese fa gli agenti del posto di polizia dell’ospedale hanno raccolto la denuncia di una ragazza nigeriana picchiata selvaggiamente da un gruppo di zingari. La lotta è serrata. Si piazzano in via Giustinini, poi davanti all’ingresso di Pediatria e ancora in via San Massimo al centro prelievi.

Agli incroci. Al semaforo della Stanga c’è un mini «esercito» di immigrati dell’Est. Approfittano dei flussi dei pendolari e forse guadagnano molto di più dei precari dei call center. Anche tra gli accattoni ci sono gli immigrati semi-sconosciuti e ci sono i 'volti noti'. Come in via Falloppio, dove gli occhi azzurri di Barbara sono ormai una consuetudine. O come in viale Codalunga, dove l’anziano con i due cagnolini dà il 'buon giorno' agli automobilisti da anni. Quel signore anziano si chiama Giovanni Rizzon e ha 68 anni. "Sono qui da otto anni e all’inizio è stato molto difficile perché gli zingari mi hanno dichiarato guerra - racconta - mi hanno preso a bastonate con una stampella, fino a fratturarmi un dito. Perché ho scelto questa vita? Non l’ho scelta. Diciamo che nel 2001 ho avuto una separazione burrascosa. Vivevo a Rossano Veneto con mia moglie e mia figlia invalida al cento per cento. Sono stato accusato di maltrattare mia figlia e il giudice a disposto l’allontanamento. Così sono fuggito da Rossano e mi sono rifugiato a Padova. Ma io non voglio avere niente a che fare con i tossicodipendenti e gli ubriaconi e nemmeno vado a chiedere aiuto ai preti in parrocchia. Mi arrangio da solo. Vivo in un camper e chiedo l’elemosina a questo incrocio. I miei migliori amici sono Billy e Laica, i due cagnolini che vedete sempre qui con me". Anche Giovanni è un accattone?
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