Bimbi costretti a elemosinare sui treni Sgominata la gang dei rom sfruttatori
Quattro arresti e nove denunce sulla linea Padova-Mestre, l’indagine avviata da un esposto dei pendolari. L’organizzazione era meticolosa: i vari gruppi salivano sempre su treni diversi, tutti locali e non raggiungevano mai Venezia nel timore dei controlli della Polfer
Mitia Chiarin
2 minuti di lettura

PADOVA. Bambini costretti a fare gli accattoni sui treni della linea Padova-Mestre. Quattro rom sono stati arrestati domenica, alla stazione di Ballò di Mirano, dai carabinieri della Tenenza di Dolo che da un mese indagavano sulla loro attività. Altri nove sono indagati a piede libero.
L’indagine è partita da una petizione sottoscritta da una decina di pendolari di Trenitalia, stanchi di vedere tutte le mattine sui treni locali della linea Padova-Mestre salire e scendere ragazzini rom, costretti a far gli accattoni. Si sono rivolti ai carabinieri di Dolo per denunciare oltre al fastidio delle continue richieste di denaro, anche la costernazione nel vedere le condizioni di sottomissione dei bambini rom, controllati da gruppi di adulti che arrivavano anche ad alzar le mani su di loro per costringerli a fare la questua dentro i vagoni. Salivano sui treni alle 7.30, ne scendevano solo ore dopo.
Dopo un mese di indagini, domenica a Ballò di Mirano, è scattato il blitz dei militari di Dolo e della Compagnia di Chioggia. Sul treno in arrivo di prima mattina i militari hanno fermato e arrestato in flagranza di reato quattro rom rumeni, che vivevano in un campo abusivo a Ponte di Brenta, a poca distanza dal ponte. Campo poi perquisito e abbandonato dalla quarantina di occupanti. Gli arrestati sono Valentin Caldararu di 38 anni, Gheorghe Baicu che ha 19 anni, Paris Misu e Marcu Caldararu entrambi diciottenni. Sono accusati di utilizzo di minori nell’accattonaggio e di violenza privata aggravata.
Quest’ultimo reato è la chiave che ha consentito gli arresti. Le violenze contro un bambino di 13 anni e una ragazzina sedicenne, il primo letteralmente spinto ad entrare in una carrozza per mendicare, hanno fatto scattare le manette.
Altre nove persone di etnia rom, uomini e donne tra i diciotto e i trentasei anni sono stati denunciati per gli stessi reati. B.V., diciannovenne, fratello di un ragazzino accattone, deve rispondere anche di abbandono di minori. Cinque gli adolescenti sorpresi a mendicare. Maschi e femmine che erano controllati a vista dai rom più grandi, che li sorvegliavano posizionandosi alle due estremità dei treni e che raccoglievano i soldi, in media dai 10 ai 30 euro a bambino al giorno. L’organizzazione era certosina, i vari gruppi salivano sempre su treni diversi, tutti locali, salendo e scendendo in corsa alle stazioni intermedie di Vigonza, Ballò, Mira prima di arrivare a Mestre. Non raggiungevano mai Venezia, nel timore dei controlli della Polfer.
I capi - hanno spiegato il tenente Zampolli e il capitano Antonello Sini - si ritenevano i 'padroni' indiscussi del mercato delle elemosine sui treni. In un caso hanno anche aggredito dei passeggeri: un pensionato che aveva pagato il biglietto ad un giovane nigeriano è stato fatto scendere ad una fermata, assieme all’africano, e i due sono stati poi picchiati. Perché i rom pensavano che l’elemosina dovesse andare solo a loro.
Sporchi, analfabeti, i ragazzini hanno limitato al minimo i loro racconti ai carabinieri, nel timore di ritorsioni, ma hanno anche spiegato che avrebbero preferito giocare piuttosto che mendicare. Tre sono ora in una comunità protetta. Del caso si occupa anche la Procura dei minori di Venezia.
L’indagine è partita da una petizione sottoscritta da una decina di pendolari di Trenitalia, stanchi di vedere tutte le mattine sui treni locali della linea Padova-Mestre salire e scendere ragazzini rom, costretti a far gli accattoni. Si sono rivolti ai carabinieri di Dolo per denunciare oltre al fastidio delle continue richieste di denaro, anche la costernazione nel vedere le condizioni di sottomissione dei bambini rom, controllati da gruppi di adulti che arrivavano anche ad alzar le mani su di loro per costringerli a fare la questua dentro i vagoni. Salivano sui treni alle 7.30, ne scendevano solo ore dopo.
Dopo un mese di indagini, domenica a Ballò di Mirano, è scattato il blitz dei militari di Dolo e della Compagnia di Chioggia. Sul treno in arrivo di prima mattina i militari hanno fermato e arrestato in flagranza di reato quattro rom rumeni, che vivevano in un campo abusivo a Ponte di Brenta, a poca distanza dal ponte. Campo poi perquisito e abbandonato dalla quarantina di occupanti. Gli arrestati sono Valentin Caldararu di 38 anni, Gheorghe Baicu che ha 19 anni, Paris Misu e Marcu Caldararu entrambi diciottenni. Sono accusati di utilizzo di minori nell’accattonaggio e di violenza privata aggravata.
Quest’ultimo reato è la chiave che ha consentito gli arresti. Le violenze contro un bambino di 13 anni e una ragazzina sedicenne, il primo letteralmente spinto ad entrare in una carrozza per mendicare, hanno fatto scattare le manette.
Altre nove persone di etnia rom, uomini e donne tra i diciotto e i trentasei anni sono stati denunciati per gli stessi reati. B.V., diciannovenne, fratello di un ragazzino accattone, deve rispondere anche di abbandono di minori. Cinque gli adolescenti sorpresi a mendicare. Maschi e femmine che erano controllati a vista dai rom più grandi, che li sorvegliavano posizionandosi alle due estremità dei treni e che raccoglievano i soldi, in media dai 10 ai 30 euro a bambino al giorno. L’organizzazione era certosina, i vari gruppi salivano sempre su treni diversi, tutti locali, salendo e scendendo in corsa alle stazioni intermedie di Vigonza, Ballò, Mira prima di arrivare a Mestre. Non raggiungevano mai Venezia, nel timore dei controlli della Polfer.
I capi - hanno spiegato il tenente Zampolli e il capitano Antonello Sini - si ritenevano i 'padroni' indiscussi del mercato delle elemosine sui treni. In un caso hanno anche aggredito dei passeggeri: un pensionato che aveva pagato il biglietto ad un giovane nigeriano è stato fatto scendere ad una fermata, assieme all’africano, e i due sono stati poi picchiati. Perché i rom pensavano che l’elemosina dovesse andare solo a loro.
Sporchi, analfabeti, i ragazzini hanno limitato al minimo i loro racconti ai carabinieri, nel timore di ritorsioni, ma hanno anche spiegato che avrebbero preferito giocare piuttosto che mendicare. Tre sono ora in una comunità protetta. Del caso si occupa anche la Procura dei minori di Venezia.
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