Allarme case di riposo a Padova: «Servono 15,5 milioni in più o le rette aumenteranno»
Uripa: «Abbiamo scritto a Zaia: necessari a bilancio 100 milioni per il Veneto». Gli anziani Cia: le rette delle Rsa potrebbero crescere di 400 euro al mese
Simonetta Zanetti
Quasi 16 milioni per la sola Usl Euganea. Tanto serve in più, secondo Uripa, per residenzialità e semi residenzialità per anziani non autosufficienti del Padovano per il 2024 per non aumentare le rette: 15.668.048, 68 euro a voler essere precisi, in un totale di 100 milioni chiesti da Roberto Volpe, presidente dell’Unione delle case di riposo, in una lettera inviata al governatore Luca Zaia qualche giorno fa: «L’ho fatto in tempi non sospetti, prima cioè che la Regione approvi il bilancio di previsione per il prossimo anno» spiega «solo grazie a un sostegno importante saremo in grado di non aumentare le rette nel 2024».
Del resto a lanciare l’allarme non è più solo l’Uripa che vive la quotidianità dell’assistenza agli anziani ricoverati nelle strutture, ma anche l’Associazione nazionale pensionati della Cia: «Manca una specifica strategia relativamente alle case di riposo» ha detto qualche giorno fa il presidente Carlo Miatello «ci sono sempre meno posti. A motivo dei rincari generalizzati e dell’inflazione galoppante, spesso una mera speculazione, nel 2024 le rette delle residenze sanitarie assistite potrebbero incrementare anche di 400 euro al mese. Un’ulteriore uscita destinata ad erodere i già risicati redditi di molti nuclei familiari padovani».

Un aumento che – euro più o meno – ipotizza lo stesso Volpe come assolutamente verosimile per coprire le spese: «Dopo che Zaia ha deciso di non mettere l’addizionale Irpef» spiega il presidente Uripa «ho ritenuto di scrivergli chiedendogli di intervenire trovando 100 milioni poiché quelle risorse servono al Fondo Regionale della Non Autosufficienza 2024: le famiglie non saranno infatti più in grado di sostenere ulteriori aumenti».
BOOM DEI PREZZI
Le cause all’origine delle nuove necessità sono presto spiegate: «I costi sono raddoppiati rispetto al 2020 e continuano a crescere ancora» spiega Volpe «lo stesso vale per il costo dei contratti di lavoro. Non solo: rispetto all’esplosione dei costi dello scorso anno, non solo i prezzi non sono diminuiti, ma a questo punto non abbiamo più nemmeno i contributi straordinari su cui contare».

C’è poi il carrello della spesa «aumentato di 8 punti, basti pensare che nel giro di qualche giorno le zucchine sono passate da 0.60 al chilo a 3 euro» prosegue «e poi c’è tutto quello che ruota attorno ai servizi per gli anziani, come il costo dell’energia. Prendiamo ad esempio le lavanderie: nelle case di riposo non si cambiano le lenzuola una volta a settimana ma a volte anche tre volte al giorno. C’è tutto quello che ruota attorno alle forniture, come il costo dei pannolini: che sia speculazione o meno a noi non fanno prezzi diversi. Senza contare che devono ancora arrivare i listini di settembre: pensate all’aumento dell’olio e a quanto ne usa una struttura per fare da mangiare. Complessivamente, noi stiamo pagando aumenti strutturali che variano tra il 15 e il 18%».
TASSA OCCULTA
«In questo modo» prosegue Volpe «si costringono le famiglie a pagare una tassa occulta. Del resto in questo momento nelle case di riposo entrano solo le persone che hanno il maggior bisogno di assistenza. Questo significa più minuti al giorno per ciascun ospite e quindi un aumento dei carichi di lavoro per i dipendenti. La Regione ci aveva detto che avrebbe finanziato i case mix (espresso nel rapporto tra bisogni e assistenza e adeguato a definire standard organizzativi e dotazione di personale ndr) e invece non è ancora successo niente. Servirebbe un aumento del 10% delle impegnative di residenzialità».
LA TEMPESTA PERFETTA
«C’è una pressione mai vista per entrare in struttura» conclude Volpe «a fronte di posti vuoti che le Rsa non possono riempire per l’ormai nota mancanza di personale: questi sono gli elementi della tempesta perfetta, poiché malgrado l’aumento della domanda hai strutture progressivamente meno recettive. Dopodiché i bilanci degli enti devono collimare con i costi. Nel 2023 chiuderemo in perdita, è già successo, ma non è possibile reggere con questi ritmi per anni. Siamo il secondo Paese più vecchio al mondo, ma non siamo un Paese per vecchi. Ripeto: se la Regione mette in campo le risorse che abbiamo chiesto saremo in grado di non aumentare le rette. Diversamente, come sempre accade a inizio anno, la gente tornerà a prendersela con noi».
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