Padova, tre chili di eroina trovati nell’armadio: assolto anche in Appello
L’11 giugno 2015 una fonte confidenziale aveva portato i carabinieri nell’appartamento in via Facciolati dove era stata recuperata la droga
Cri.Gen.
Nessuna responsabilità penale per Ion Lacatusu, 51enne romeno, accusato di detenzione di oltre 3 chilogrammi di eroina suddivisa in sei panetti, per un quantitativo pari a 3788 dosi di monoacetilmorfina.
Lo ha stabilito la Corte d’appello di Venezia, confermando l’assoluzione piena (per non aver commesso il fatto) già decisa in primo grado dal gup di Padova con un giudizio abbreviato il 27 gennaio 2016.
I giudici dell’appello hanno condiviso in pieno la tesi del difensore, l’avvocato Marco Vendramini.
Quest’ultimo aveva sottolineato come non c’era nessuna prova a carico dell’uomo e, in particolare, del fatto che fosse a conoscenza della presenza della droga nell’appartamento da lui abitato in via Facciolati.
Droga rinvenuta all’interno di uno zaino di un connazionale suo coinquilino che – è stato dimostrato – teneva i contatti con due albanesi spacciatori: tra i due romeni solo una mera coabitazione per dividere le spese dell’affitto. In tutte le intercettazioni raccolte dagli investigatori, infatti, era comparso solo il nominativo di quel connazionale, mai quello di Lacatusu, incensurato e operaio in un’azienda.
La procura, tuttavia, aveva impugnato la sentenza di primo grado reclamando una condanna a 5 anni e 4 mesi di carcere in quanto lo zaino era stato rinvenuto all’interno dell’unico armadio esistente dell’alloggio.
Una circostanza che né per la difesa, né per i giudici dei due gradi di giudizio è stata ritenuta sufficiente per dimostrare la responsabilità di Lacatusu.
L’11 giugno 2015 una fonte confidenziale aveva portato i carabinieri nell’appartamento in via Facciolati dove era stata recuperata la droga.
Il 19 del mese erano stati arrestati i due albanesi, residenti a Ponte San Nicolò, considerati i trafficanti, capaci di utilizzare pure un minorenne per smerciare lo stupefacente tra i piccoli spacciatori che viaggiano in bicicletta per raggiungere la clientela in vari punti della città. I due, che sono stati condannati, utilizzavano l’abitazione in via Facciolati come deposito dello stupefacente: a inchiodarli alle loro responsabilità, le immagini riprese da una serie di telecamere installate dai militari nel condominio.
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