Valentina Boscaro andrà a processo davanti alla Corte d’Assise: rischia l’ergastolo per l’omicidio del fidanzato
Il 25 settembre scorso aveva ucciso Mattia Caruso con una coltellata al cuore mentre erano in auto. Poi aveva accusato altre due persone che non c’entravano. Il giudice l’ha rinviata a giudizio: in aula il 21 giugno
Cristina Genesin
Valentina Boscaro in tribunale a Padova (foto Fossella/Agenzia Bianchi)
Il difensore Ferdinando Bonon ha tentato di giocare tutte le carte: Valentina Boscaro ha ucciso, ma senza volerlo. Tradotto: per la difesa quello di Mattia Caruso sarebbe stato un omicidio preterintenzionale, reato che non è punibile dall’ergastolo e non va davanti alla corte d’assise. Niente da fare.
Il giudice dell’udienza preliminare di Padova Laura Alcaro è stata di avviso diverso: resta l’accusa di omicidio volontario aggravato (oltre che di calunnia) come sostenuto dal pubblico ministero Roberto Piccione. E anche dai legali di parte civile Francesca Betto e Anna Desiderio. E pertanto Valentina Boscaro dovrà rispondere davanti alla Corte d’Assise di Padova, formata da due giudici togati e sei giurati popolare. Il processo inizierà il 21 giugno. Così ha deciso il giudice al termine dell’udienza durata meno di un’ora.
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Valentina Boscaro è la 31enne dal volto angelico, reo-confessa dell’omicidio del fidanzato Mattia Caruso, ucciso con una coltellata al cuore: i due stavano tornando in auto da una serata trascorsa nel locale Laghi di Sant’Antonio a Montegrotto. Era il 25 settembre scorso.
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Escluso il rito abbreviato
Nel 2019 una legge ha escluso la possibilità di beneficiare del rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna) per i reati punibili con l’ergastolo. Ed è l’ergastolo che rischia Valentina.
Il difensore di Valentina: "E' stato un omicidio preterintenzionale"
Il pubblico ministero Roberto Piccione, che in pochi giorni aveva risolto il caso, le ha contestato i reati di omicidio volontario aggravato da una relazione sentimentale e calunnia.
L’omicidio e le false piste
La ragazza, infatti, aveva cercato di scaricare la responsabilità del delitto prima su un sedicente nordafricano mai esistito, poi su un giovane padovano, sconosciuto a lei e a Mattia, “colpevole” soltanto di trovarsi nello stesso locale e di essere stato ripreso dalle telecamere.
Dopo ore di interrogatorio, la confessione: «L’ho colpito, ma non volevo ucciderlo».
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A fine indagine, qualche mese fa, si era dichiarata dispiaciuta per l’accaduto, cercando di giustificare il suo gesto: disse di essere stata vittima di violenze da parte del compagno. L’indagine, invece, ha accertato che i due vivevano una storia burrascosa.
Valentina si trova agli arresti domiciliari e non ha fatto un giorno di carcere perché mamma di una bambina piccola che è stata affidata al papà lontano da Padova. A difenderla il penalista Ferdinando Bonon; i familiari di Mattia si sono costituiti parte civile difesi dall’avvocato Francesca Betto e dalla penalista Anna Desiderio.
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