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Parto a rischio a Padova, bimbo viene fatto nascere in sala ibrida

Primo intervento nel suo genere condotto dal team multidisciplinare dell’Azienda Ospedale Università: mamma e figlio stanno bene

di Simonetta Zanetti
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

Il dg dell'Azienda Ospedale Università Giuseppe Dal Ben e il professor Franco Grego

 

Nuova frontiera per le sale ibride a Padova, utilizzate per la prima volta per far nascere un bimbo. Diversamente, la sua mamma, una 38enne affetta da placenta percreta, non avrebbe potuto partorire a Padova: troppo rischioso. «La prima complicanza di questo tipo di parto anche se fatto con taglio cesareo è la massiva emorragia al punto che per questa paziente erano state chieste 30 sacche di sangue» conferma il professor Franco Grego, direttore della Chirurgia Vascolare ed Endovascolare dell’Azienda Ospedale Università, responsabile delle sale ibride.

Così nell’Azienda di via Giustiniani, diretta da Giuseppe Dal Ben, è stato costituito un team multidisciplinare con ginecologo, neonatologo, ostetrica, radiologo e chirurghi vascolari - che più di tutti in Azienda detengono l’expertise in questo settore ad alta tecnologia - per affrontare l’intervento ibrido. «Attraverso una via endovascolare sono stati posizionati due “palloni” nelle arterie ipogastriche che portano il sangue all’utero e al ventre, abbassando fino a quasi chiudere la vascolarizzazione dell’area, questo senza utilizzare molti raggi che rischiavano di essere nocivi per il bimbo» spiega il professor Franco Grego, direttore della Chirurgia Vascolare ed Endovascolare dell’Azienda Ospedale Università «a quel punto, gli specialisti della Ginecologia sono intervenuti con il cesareo, estraendo il bimbo. Dopodiché attraverso la stessa via endovascolare sono state embolizzate tutte le arterie uterine che avrebbero potuto essere fonte di emorragia. Sgonfiati i palloni, abbiamo avuto conferma di un’emostasi perfetta e quindi i colleghi ginecologi hanno completato l’intervento che è andato così bene che per la paziente non è stata utilizzata una sola sacca di sangue».

La donna è già stata dimessa assieme al figlioletto e l’Azienda ha già programmato un secondo intervento di questo tipo per le prossime settimane.

Ad oggi sono state realizzate 150 procedure di chirurgia vascolare nella sala ibrida A che e dal 14 giugno lavorerà H24, mentre nella sala operatoria ibrida B è invece stata destinata a tutte le altre discipline che ne richiedano l’utilizzo, ma che ad oggi non hanno volumi tali da giustificarne una attribuzione settimanale fissa di una o più sedute. In questa seconda sala sono stati eseguiti 15 interventi da parte della Cardiochirurgia, uno dal team congiunto Chirurgia vascolare e Cardiochirurgia e uno, ovvero quello sopra descritto, da un team multidisciplinare composto dalle Unità Complesse di Ostetricia e Ginecologia, di Radiologia e della Chirurgia Vascolare. Prossimo l’inserimento delle Unità operative di Cardiochirurgia Pediatrica, Cardiologia/Emodinamica, Chirurgia Toracica e Chirurgia Epatobiliare e in programma alcuni casi molto complessi per i quali è indispensabile la sala ibrida richiesti dall’Uoc di Orl con la Neuroradiologia e la Chirurgia Vascolare e dalla Neurochirurgia sempre con la Neuro Radiologia e la Chirurgia Vascolare.

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