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Docenti tutor, Padova guida la rivolta

Cinque istituti superiori hanno firmato mozioni contrarie alla riforma del ministro Valditara: «Nessun prof si candiderà»

Alice Ferretti
2 minuti di lettura

Tra gli isitituti che si oppongono al docente tutor c'è il Ruzza

 

La rivolta delle scuole superiori italiane contro la figura del docente tutor per l’orientamento vede Padova città capofila con ben cinque istituti che attraverso mozioni firmate dal collegio dei docenti si sono opposti fermamente.

Si tratta del liceo scientifico Eugenio Curiel, dell’istituto Usuelli Ruzza, del liceo classico, artistico e musicale Concetto Marchesi, del liceo artistico Pietro Selvatico, e del liceo scientifico, linguistico ed economico-sociale Albert Einstein a Piove di Sacco.

Il decreto ministeriale

I docenti, che si sono recentemente mobilitati, contestano la riforma dell’orientamento proposta dal Ministero dell’Istruzione e del merito, e in particolare dal ministro Giuseppe Valditara. Il decreto ministeriale numero 63 del 2023 spiega come i docenti tutor dovranno essere introdotti nel triennio finale delle scuole superiori dal prossimo settembre e avranno il compito di aiutare gli studenti nelle scelte educative e formative. Per diventare tutor un docente deve presentare domanda e fare un corso di formazione online di 20 ore. Le ore di orientamento per ogni classe sono invece 30 settimanali.

Per quanto riguarda i compensi il ministero ha stanziato 150 mila euro per il pagamento dei tutor per una cifra di 7,34 euro netti all’ora.

Didattica sempre più corrosa

Tutte cose che non vanno giù agli insegnanti per vari motivi. «Il primo aspetto che contestiamo è l’introduzione di 30 ore di orientamento in orario curriculare per le classi terze, quarte e quinte, che vengono a corrodere ulteriormente le ore di didattica disciplinare – spiega Elisa Carrà, docente di Italiano e Latino al liceo scientifico Curiel – La scuola si sta trasformando e lo spazio di insegnamento delle nostre discipline è sempre più ridotto».

I docenti sostengono di dedicare già molto tempo all’orientamento: «Non c’è bisogno di inserire altre 30 ore e una nuova figura che viene inserita nei consigli di classe (oltre a quelle già presenti di coordinatore di classe, referente del Pcto, responsabile dell’educazione civica), e che tra l’altro dovrebbe formarsi con un corsetto di 20 ore online», sottolinea Elisa Carrà.

«Non è possibile diventare figure esperte con un corso online di 20 ore su contenuti generici – si legge nella mozione votata da 80 docenti del Curiel nel collegio del 18 maggio scorso – Tale proposta è offensiva verso ogni figura di professionista serio, che compie un percorso di anni di studio per prepararsi a svolgere la propria professione».

Tempo sottratto per 7 euro l’ora

Un altro aspetto non di poca importanza è quello economico. Il compenso previsto per i docenti tutor è di poco più di 7 euro l’ora.

«Irrisorio – si legge sempre nella mozione – svaluta ancora di più il riconoscimento della professionalità dei docenti stessi». Inoltre la figura di tutor «dovrebbe seguire gruppi di studenti, dai 30 ai 50, in un tempo extra, rispetto a quello delle lezioni».

Cosa che «suscita sconcerto» perché «svilisce l’idea di orientamento e depotenzia il ruolo del docente. Non più insegnante, cioè persona che lascia un segno nello studente attraverso la propria disciplina, che appassiona ai saperi, ma tutor, orientatore, certificatore di competenze, coach, valorizzatore, consigliere delle famiglie».

E infine: «Il dover seguire gruppi così numerosi di studenti sottrae sempre più spazio ai docenti per lo studio, la ricerca didattica, la preparazione delle lezioni, la correzione delle verifiche». Per questi motivi i docenti hanno dichiarato la loro indisponibilità a candidarsi nei ruoli di docenti tutor.

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