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Scomparso nell’oceano da 5 anni. «Facciamo causa all’armatore»

Bovolenta, la famiglia di Antonio Voinea spera di smuovere le indagini: «Non vogliamo arrenderci»

Nicola Stievano
2 minuti di lettura
Un primo piano di Antonio Voinea, scomparso il 2 maggio 2018 

Sono passati cinque anni dal naufragio nell’Atlantico ma i famigliari di Antonio Voinea (oggi avrebbe 37 anni), il marinaio scomparso insieme allo skipper spezzino con il quale stava concludendo la traversata dell’oceano, non vogliono arrendersi né rassegnarsi. «Da cinque anni attendiamo delle risposte», racconta la sorella Alice, che insieme ai genitori Nello e Daniela non ha mai smesso di sollecitare risposte su ciò che è successo il 2 maggio 2018 quando il Bright, la barca a vela sulla quale viaggiavano Antonio e Aldo Revello, è misteriosamente scomparsa dai radar.

«Da allora le abbiamo tentate tutte», continua Alice, «ma abbiamo trovato solo un muro di silenzio. Abbiamo chiesto l’apertura di un’indagine giudiziaria, abbiamo offerto una ricompensa a chi avesse fornito informazioni affidabili ma intanto sono passati cinque anni. Anche i nostri legali non hanno ricevuto alcuna comunicazione, sulla vicenda è calato il silenzio più totale ma non abbiamo certo intenzione di arrenderci o di accettare semplicemente che Antonio è morto. Noi non sappiamo cosa gli è successo e non smetteremo di cercare la verità».

Un'altra immagine di Antonio Voinea 

A La Spezia la moglie dello skipper Aldo Revello ad un certo punto ha deciso di avviare le pratiche per la dichiarazione di morte presunta. Ma a Bovolenta i familiari di Antonio Voinea hanno deciso diversamente. «Stiamo ancora attendendo notizie ufficiali da parte della Procura di Roma. Il nostro avvocato aveva incontrato il pm ancora l’inverno 2018 ma da allora non abbiamo ricevuto altre comunicazioni. Non siamo nelle condizioni economiche di poter svolgere delle ricerche private per questo, sostenuti dall’avvocato Erminia Dell’Amico, abbiamo avviato una richiesta di risarcimento all’armatore della barca a vela Bright sulla quale viaggiavano Antonio e Aldo. La titolare della ditta che aveva in gestione il Bright è la moglie di Aldo e finora l’assicurazione che copriva la barca non è mai stata chiamata in causa. Con la richiesta di risarcimento vogliamo provare a smuovere le acque, per vedere se ne esce qualcosa, se finalmente siamo in grado di ottenere delle risposte. Noi non abbiamo idea di cosa sia successo quel giorno, non sappiamo che ne è stato di Antonio».

Per questo motivo la famiglia Voinea non ha chiesto la dichiarazione di morte presunta ma ha intrapreso la strada del risarcimento. «Ci sono dei genitori e una sorella che hanno il diritto di sapere la verità», aggiunge l’avvocato Dell’Amico, «e che non hanno certo intenzione di arrendersi di fronte a questi silenzi. Il risarcimento richiesto servirà anche a fornire le risorse economiche per poter mettere in campo eventuali nuove ricerche. L’intenzione dei familiari è quella di sollecitare delle reazioni, di rompere il silenzio che da anni ormai ha avvolto l’intera vicenda. Sono determinati ad andare fino in fondo in questa storia dai contorni poco chiari». ––

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