Morìa di api sui Colli Euganei, ipotesi avvelenamento: «Ne abbiamo raccolte cinquemila»
I titolari di due aziende di Montegrotto da dieci giorni alla prese con il fenomeno. Depositato un esposto in Procura
Federico Franchin
Migliaia di api morte e molte altre in pericolo. È allarme a Montegrotto Terme, in via Caposeda, dove da una decina di giorni due aziende apistiche stanno facendo i conti con una situazione che rischia di diventare drammatica.
Michele Milanetto dell’Apicoltura Nettare d’Oro e Marialodovica Turlon de La fattoria di Berta, fidanzati, hanno deciso un anno fa di unire le proprie forze mettendo in piedi un’unica azienda che tratta circa 4 milioni di api. Secondo gli apicoltori la causa della morìa dovrebbe essere riconducibile all’utilizzo di qualche trattamento chimico in un vicino campo di colza. Tanto che Milanetto e Turlon si sono rivolti all’avvocato Giorgio Destro: il legale venerdì mattina ha depositato un esposto in Procura.
Le api morte attestate sono almeno 600 al giorno, quindi ad oggi circa 5 mila. «Complessivamente operiamo con circa cento colonie di api che rappresentano una quantità approssimativa di 4 milioni di esemplari», raccontano Milanetto, 53 anni, e Marialodovica, 40 anni. «Nelle vicinanze, a 250 metri, si trova un campo di colza in piena fioritura sul quale sono in corso i trattamenti chimici, potenzialmente tossici per tutti gli insetti impollinatori. Da circa una settimana abbiamo constatato un’ingente morìa di api, sempre più grave, e di ciò sono stati informati sia i vigili urbani che le autorità sanitarie competenti. Gli agenti sono intervenuti tempestivamente effettuando un sopralluogo, il primo aprile, con prelievo dei campioni necessari del caso per le analisi». In seguito, l’altro ieri, è stato effettuato un sopralluogo in loco dalla dottoressa forestale, Marina Lecis, e dall’avvocato Giorgio Destro.
«Ho potuto rilevare la fondatezza di quanto lamentato prelevando propri campioni, oggetto di opportune analisi e monitoraggi, e ho potuto conferma la morìa di migliaia di api», osserva Lecis. «Ritenendo esserci un nesso tra i trattamenti chimici effettuati nelle vicinanze e quanto avvenuto, ed essendo il fatto di estrema gravità sotto il profilo sanitario-ambientale e penale, abbiamo deciso di depositare un esposto chiedendo che vengano espletati tutti gli accertamenti anche al fine di procedere penalmente nei confronti di chi verrà ritenuto responsabile», spiega il Destro. «Ci riserviamo la costituzione di parte civile e l’azione civilistica per ottenere il risarcimento dei danni».
Tutto ha avuto inizio il 30 marzo. «Abbiamo notato che erano state usate delle sostanze chimiche sulla colza», dicono gli apicoltori. «Le nostre api bottinatrici ne sono da subito rimaste vittime. Con dei teli ne abbiamo raccolte anche 600 al giorno, ma c’è da pensare che molte altre siano morte nel viaggio di ritorno dalla colza, dove vanno per impollinare. Il pericolo è poi che queste vadano ad infettare quelle che rimangono negli alveari».
Gli apicoltori hanno raccolto circa 1.500 api morte come campione in tre vasetti. «Siamo molto preoccupati per lo stato di salute delle nostre api. Si stanno muovendo anche i carabinieri forestali. Il rischio, dovesse essere riscontrato l’avvelenamento, è che vengano sequestrate le nostre aziende per ragioni di sicurezza. Di certo la stagione è già compromessa, con enormi danni anche dal punto di vista economico». «Ipotizziamo una moria da veleno neurotossico», conclude la Lecis, l’esperta chiamata ad effettuare le perizie all’interno dell’azienda. ––
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