Restaurati gli affreschi della Casa dei podestà a Padova. Il Ghetto riscopre la sua anima medievale
Terminati i lavori di recupero del Palazzo al civico 27 di via Soncin. Riemergono i medaglioni floreali della facciata di origine trecentesca
CMALFITANO
La Casa dei podestà forestieri
Padova Urbs Picta non solo per gli straordinari cicli affrescati in chiese e palazzi pubblici, ma anche per alcune straordinarie facciate del centro storico. Come quella che è “riemersa” dopo diversi anni di restauro per la “Casa dei podestà forestieri” in via Soncin, nell’antico ghetto.
Il restauro – curato dall’azienda Passarella di Campodarsego – ha ripulito e riportato alla luce i meravigliosi medaglioni floreali policromi, che da qualche giorno vengono ammirati da padovani e visitatori di passaggio.
La storia del palazzo
L’antico palazzo al civico 27 di via Soncin è di origine medievale: alcuni storici lo datano direttamente al XIV secolo, cioè all’epoca della signoria Carrarese, mentre altri – analizzando la tipologia del portico, stretto e a botte – pensano che una prima fase del palazzo risalga al Duecento e che poi la fase trecentesca nasca dall’unione di due case che erano separate. In ogni caso nell’epoca d’oro di Padova, prima dell’arrivo della Serenissima, era un palazzo comunale adibito ad ospitare i podestà stranieri.

Il confronto tra il prima e il dopo dei lavori di restauro della facciata
Una tradizione che risale agli antichi tempi della Repubblica Padovana: per evitare contrasti tra le famiglie più potenti della città era consuetudine infatti eleggere un podestà forestiero. Lo stesso primo podestà della città fu il milanese Alberto Da Osa, nominato nel 1175, arrivato – come si legge negli Annales Patavini – dopo un furioso incendio che distrusse 2.614 case (corrispondenti ai tre maggiori e migliori quartieri della città) probabilmente doloso e dovuto proprio ai contrasti tra le famiglie più influenti.
Ma quella dei podestà forestieri è una tradizione che mantennero anche i Carraresi durante la loro signoria, e durò finché Padova cadde sotto il dominio di Venezia.
I medaglioni restituiti
C’è da dire anche che dieci dei medaglioni floreali della facciata sono stati completamente ridipinti negli anni ’50 del secolo scorso, mentre gli altri sono originali. Il restauro è stato molto accorto nel mettere in risalto appunto l’affresco esterno che è comunque soggetto alle intemperie e allo smog, dunque al maggior rischio di deterioramento.
La struttura dell’edificio deriverebbe da un connubio tra la tradizione veneziana e quella dell’entroterra veneto, in particolare l’area del Trevigiano. La facciata è di quattro piani, con il piano terra formato da un portico con due archi, uno a tutto sesto, l’altro a sesto ribassato. Tra il piano terra e il primo piano c’è un mezzanino con tre finestre quadrangolari, due stemmi scudati illeggibili e una feritoia.
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