I vini dei Colli: il Glera si espande, ma crollano i rossi: «Resistono le nicchie come il Friularo»
Nel Padovano 3.400 aziende impegnate su 8 mila ettari. L’obiettivo: «Ora si renda il Prosecco sempre più sostenibile»
Gianni Biasetto
La settimana del Vinitaly diventa l’occasione per fare il punto sul settore anche nel Padovano. Il quadro, in sintesi, può riassumersi così: il consumo di bianchi è il vero traino per la provincia, i neri perdono molto terreno – almeno il 5% di ettari votati al nero oggi sono stati destinati ai bianchi – e cercano il mercato all’estero, il Glera è il vitigno su cui puntare. Quello vitivinicolo è un settore in forte espansione nella nostra provincia con oltre 3.400 aziende impegnate su 8 mila ettari di vigneti, di cui 2.500 sui Colli Euganei. Tra i bianchi la varietà che oggi la fa da padrone è appunto il Glera, vitigno del Prosecco, con 3.450 ettari, dei quali 832 sui Colli Euganei, seguito dal Pinot Grigio con 1.161 ettari. Tra le uve a bacca rossa si sente anche nel Padovano il calo di richiesta a cui si assiste a livello mondiale: tengono il Merlot con 1.038 ettari e il Friularo con una produzione, limitata all’area del Conselvano e della Bassa, di 270.000 bottiglie per la sola cooperativa agricola Conselve Vigneti e Cantine.
Qui Colli Euganei
Sono tre le varietà che vanno per la maggiore nell’area della Doc “Colli Euganei” e pure qui il bianco la fa da padrone: Glera, Moscato Giallo e Rosso Colli. Si dividono in parti pressoché uguali la superficie vitata che è di 2.500 ettari. Secondo il presidente del Consorzio Vini, Marco Calaon, le bollicine continueranno a fare da traino mentre è previsto un calo dei vini dolci e dei rossi.
«Il Glera alimenta la moda del momento, che sono convinto continuerà anche per i prossimi anni. Il consumo delle bollicine continua ad aumentare e non si fermerà anche perché il consumatore sembra prediligere vini più freschi e meno strutturati. Questo si ripercuote anche sull’impegno degli ettari nei Colli: almeno il 5% del terreno votato a vitigni neri oggi è stato destinato ai bianchi. Hanno ceduto spazio i neri di minor qualità, non certamente le Doc, ma il fenomeno non è trascurabile. In tema di dolci, il nostro Fior d’Arancio, vino di bandiera del territorio, tiene inoltre bene rispetto ad altri territori come l’Astigiano dove i vini dolci stanno segnando una grossa contrazione di mercato».

La situazione nel Conselvano
Anche il presidente della cooperativa Conselve Vigneti e Cantine, Roberto Lorin, che è anche membro del Cda del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, è convinto che la varietà Glera, dalla quale in Veneto oggi si ricavano 650.000 milioni di bottiglie di Prosecco, continuerà a trainare il mercato con quote sempre più importanti, soprattutto all’estero.
«Stiamo cercando di dare stabilità alla denominazione Prosecco, rendendola sostenibile nei confronti del consumatore, dei produttori e soprattutto del territorio», afferma. «In questo senso stiamo spingendo per ottenere la certificazione ambientale. Oggi il Prosecco è un grande traino per il territorio, anche sotto l’aspetto turistico. Una realtà che nella nostra regione conta 27.500 aziende con una media di 3,5 ettari di vigneto l’una».
E ancora: «Per quanto riguarda il nostro Friularo, finora non ha risentito del calo dei consumi dei vini rossi, che nel nostro territorio ha visto cali di produzione e vendita – ma stiamo parlando delle qualità minori – anche del 10%. Il Friularo, d’altra parte, tiene come tiene l’Amarone. Il mercato estero più importante per il Friularo oggi è la Svizzera, stiamo lavorando per rafforzare la nostre esportazioni nei paesi del Nord Europa e in Germania, dove peraltro siamo già presenti».
L’analisi di Coldiretti e Cia
«La viticoltura è uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura padovana» osserva Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova «e i prezzi finalmente sono in ripresa. L’export è in continua crescita e il nostro vino piace ed è accolto con favore nonostante le continue tensioni internazionali. L’annunciata diminuzione dei costi di energia elettrica e gas è una buona notizia anche per i viticoltori e le nostre cantine, che potranno recuperare sul fronte della redditività». «Il settore vitivinicolo padovano è destinato a crescere ancor di più da qui al prossimo decennio», sottolinea Luca Trivellato, presidente di Cia Padova.
«Il fatturato annuo si attesta sui 60 milioni di euro. Oggi il tema chiave è la sostenibilità ambientale ed economica. A tale proposito da sempre sosteniamo l’adozione della certificazione Sqnpi, il sistema che privilegia l’uso di tecniche meno impattanti. Se in un primo momento è stato considerato con sospetto dal mondo produttivo, oggi è ritenuto un prerequisito essenziale. I mercati e il consumatore sono sempre più complessi ed esigenti, rapidi nei cambiamenti, oltre che attenti alla sostenibilità. Lavoriamo e viviamo in stretta connessione con l’ambiente che ci circonda, siamo chiamati al rispetto e alla tutela dello stesso».
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