Padova, la Fondazione Peruzzo restituisce la chiesa di Sant’Agnese alla città come galleria d’arte
Spazi aperti in via Dante 63 dopo otto anni di lavori di recupero. «Nessun biglietto, la fruizione delle esposizioni deve essere pubblica»
Daniela Gregnanin
La nuova Chiesa di Sant’Agnese con la mostra attualmente in corso
Apertura e subito primo appuntamento con la città per la nuova Chiesa di Sant’Agnese che dopo otto anni di restauri ha aperto venerdì 31 marzo in via Dante 63, per accogliere padovani e non all’interno della restituzione che ha voluto fare Alberto Peruzzo, presidente dell’omonima fondazione.
Una nuova sede culturale che da subito ha portato in esposizione la mostra “Uno spazio ritrovato. Opere storiche e contemporanee della Nuova Sant’Agnese” a cura di Riccardo Caldura, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che ha deciso di mixare arte di periodi e stili diversi per raccontare la storia vissuta dall’edificio e la vocazione alla contemporaneità di un luogo che è già iconico.
Un percorso che, partendo da dipinti del XVII e XVIII secolo, passando poi per opere del ’600 porterà il visitatore, già con la Crocefissione di Kounellis sita nell’ex abside, all’arte coeva; per poi farlo immergere nelle opere di Tapies, Dubuffet, Manzoni, Fontana, Vedova e Nitsch.
L’edificio del XII secolo fu sconsacrato nel 1949 e diventò un’autofficina. Dopo anni di abbandono, Peruzzo decise di acquistarlo per la sua collezione d’arte, ma strada facendo cambiò idea sulla fruizione. «All’inizio pensavo a qualcosa di mio, di personale per la mia raccolta», ammette il presidente, «ma dopo i ritrovamenti in chiesa di resti archeologici, frammenti di affreschi della scuola giottesca o del Guariento, lapidi, ho capito che dovevo restituire questo edificio alla città per farlo diventare un nuovo palco per l’arte contemporanea. Spero che questa scelta possa portarci nei circuiti internazionali. Ho deciso di aprire gratuitamente un luogo personale del cuore alla cittadinanza».
Alberto Peruzzo
Un mecenate moderno, Alberto Peruzzo, che ha deciso di condividere e lasciare la sua impronta da uomo conscio che l’arte debba essere di pubblica fruizione, proprio per questo motivo nessun biglietto sarà staccato per l’esposizione attuale o quelle future. «Io non posso che ringraziare Peruzzo per tale scelta, per questo regalo importantissimo alla cittadinanza. Spero che altri imprenditori possano seguirlo, perché abbiamo bisogno di persone capaci e coraggiose», ha aggiunto il sindaco Sergio Giordani.
I ringraziamenti sono giunti anche dal presidente del Veneto Luca Zaia, entusiasta per la decisione operata dalla proprietà e lieto che Padova si sia arricchita di una nuova sede espositiva. «Un ambiente soppresso che ora torna prepotentemente alla ribalta e s’inserisce nel percorso del ’900 a cui tutti stiamo lavorando, anche grazie al supporto proprio della Fondazione Alberto Peruzzo», ha commentato Andrea Colasio, assessore alla Cultura.
L’edificio sarà aperto dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18 venerdì e sabato, mentre mercoledì e giovedì solo di pomeriggio. Quanto prima la fondazione spera di rendere fruibile la scala della torre campanaria, che permetterà al visitatore anche la visione della città dall’alto; intanto oggi è già possibile osservare cosa nella chiesa grazie a uno speciale spioncino che mette in comunicazione interno ed esterno.
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