Crollo all’Appiani, indaga lo Spisal: la Procura chiede i verbali ai vigili
Durante le operazioni di demolizione del vecchio stadio un grosso calcinaccio è volato in strada colpendo un’auto in corsa
Luca Preziusi
L’auto centrata dal pezzo crollato dalla gradinata dell’Appiani
L’incidente all’Appiani rischia di finire in Procura. Martedì scorso, durante le operazioni di demolizione del vecchio stadio alle spalle di Prato della Valle, un grosso calcinaccio è volato in strada sfuggendo al controllo della ruspa, colpendo in pieno un’auto in corsa in via Marghera.
La donna alla guida e la figlia 15enne ne sono uscite miracolosamente indenni, ma sono comunque ricorse alle cure mediche in ospedale.
Nel frattempo, la dinamica dell’incidente sarebbe stata chiarita, con la piena assunzione di responsabilità da parte della ditta Brenta Lavori, colpevole di non aver chiuso la strada durante l’abbattimento della terza campata, come prevedeva invece il piano sicurezza accordato con il Comune.
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A volerci vedere più chiaro però è la Procura, che avrebbe già trasmesso la richiesta dei verbali alla polizia locale, subito intervenuta sul posto il pomeriggio di martedì insieme ai vigili del fuoco.
A stabilire, però, se potranno esserci eventuali risvolti penali sarà lo Spisal, che si occupa di servizio, prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro, chiamata a redigere una relazione sull’incidente.
Dal contenuto di quella relazione potrebbero quindi emergere nuovi scenari e nuove responsabilità.
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Al di là dello Spisal, che si muoverà autonomamente, dal tribunale sembrano aver deciso di voler andare più a fondo per accertarsi che non sia sfuggito nulla, come anche l’eventuale mancato controllo da parte del Comune.
Finora tutto lascia pensare ad un errore umano. Durante le operazioni di demolizione della gradinata Est, dalla pinza dell’escavatore era partito un pezzo di calcinaccio, grande come una palla da rugby, finito poi dritto sul parabrezza della Lancia Musa su cui viaggiavano mamma e figlia.
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Dopo ore di riunioni tra assessori, tecnici e imprenditori della ditta, il racconto è stato confermato il giorno dopo: quella strada doveva essere chiusa. C’era infatti un piano demolizione, frutto di un accordo tra impresa e amministrazione, che prevedeva la chiusura di via Marghera una volta arrivati all’abbattimento della terza campata. Chiusura che però non è avvenuta.
A questo punto, nei guai ci è finita la ditta, che ha dovuto spiegare (con una relazione dettagliata) allo Spisal la scelta e la motivazione di non proibire quel tratto di strada alle auto. —
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