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Padova, giovane accusa la polizia di averlo picchiato. La famiglia incontra Ilaria Cucchi: «Giusto denunciare»

La senatrice di Verdi e Sinistra, sorella di Stefano, ha deciso di presentare un’interrogazione al ministro: «La radice è sempre la stessa»

Claudio Malfitano
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

Ilaria Cucchi, sorella di Stefano

 (ansa)

«Ringrazio questa famiglia per il coraggio di denunciare pubblicamente quanto accaduto. Perché il loro figlio fortunatamente è ancora vivo ma con quella denuncia possono aver salvato qualcun altro». Ilaria Cucchi oggi siede a Palazzo Madama, ma il suo impegno contro gli abusi è nato un minuto dopo la chiusura della vicenda giudiziaria di suo fratello.

Per questo ha fondato l’associazione Stefano Cucchi, cui si è rivolta la famiglia del giovane padovano che accusa gli agenti di averlo picchiato. «Queste storie vanno raccontate e devono essere affrontate con trasparenza – prosegue la senatrice – Anche per questo presenterò nei prossimi giorni un’interrogazione al ministro dell'interno perché si occupi del caso».

La notizia del proseguimento delle indagini è accolta con soddisfazione ma anche con l’indicazione di “tenere alta la guardia”: «È sicuramente una notizia positiva – commenta – Mi auguro che vengano fatte delle indagini vere e senza sconti a nessuno».

Il tratto di via Einstein a Montà dove è avvenuta la vicenda

 

Sabato scorso Cucchi ha incontrato la famiglia del diciassettenne di Montà: «Dal loro racconto ritengo che i fatti siano estremamente gravi e che vadano assolutamente denunciati – racconta – Per quanto mi riguarda questo ragazzo e la sua famiglia avranno tutto il mio sostegno, dal punto di vista umano e anche nel ruolo che rivesto».

Quando la famiglia le ha fatto notare che la vicenda padovana è «ben poca cosa» rispetto alla tragedia di Stefano, la senatrice ha ribattuto senza esitazioni: «Non è vero, perché la radice è la stessa. È solo una fortuna che per questo ragazzo sia finita bene».

Sotto accusa ci sono infatti le modalità del fermo: «Il ginocchio sulla schiena, sulla gola oppure sul braccio sono pratiche irregolari – riflette Cucchi – Veramente poteva succedere qualcosa di terribile. Purtroppo sistematicamente sentiamo parlare di questi casi. Quando sento queste descrizioni non posso non tornare con la mente a Riccardo Magherini, l’ex calciatore ucciso a Firenze durante un fermo».

Un caso avvenuto nel marzo 2014 a Firenze che presenta ancora molti lati oscuri: l’uomo è stato immobilizzato, ammanettato e tenuto a terra in posizione prona con un ginocchio sul torace. Anche la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha chiesto ufficialmente spiegazioni al nostro Paese.

C’è infine un altro punto che fa riflettere Ilaria Cucchi: è il fatto che il giovane padovano possa essere stato scambiato per uno spacciatore. «Anche nell’ipotesi in cui si sia potuto credere che questa persona abbia commesso un reato, occorre sempre tenere a mente che esistono delle regole nei fermi, regole che vanno sempre e comunque rispettate», conclude la senatrice. 

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