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Padova, pezzo di gradinata dell’Appiani in demolizione piomba su un’auto: «E’ stato un errore umano»

Completato l’intervento sulla tribuna Est. La ditta dovrà ora motivare allo Spisal la decisione di non vietare il transito

Luca Preziusi
2 minuti di lettura

La tribuna Est dell'Appiani demolita (foto Agenzia Bianchi)

 

«È stato un errore umano». Questa la sintesi dell’incidente avvenuto in via Marghera martedì pomeriggio, 28 marzo, all’esterno del vecchio stadio Appiani, dove durante le operazioni di demolizione della gradinata Est, da una gru è partito un pezzo di calcinaccio grande come una palla da rugby.

La versione per ora è una sola ed è quella dell’amministrazione comunale, perché dalla Brenta Lavori hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Il calcinaccio è finito dritto sul parabrezza di un’auto in corsa, una Lancia Musa su cui viaggiavano madre e figlia 15enne. Ne sono uscite sane e salve, ma solo per una fortunata coincidenza. Il pezzo di cemento, infatti, era imbrigliato nel ferro e sarebbe caduto in maniera quasi perfettamente perpendicolare sul vetro anteriore della Lancia Musa. Questo significa che una marginale differenza di angolatura avrebbe invece fatto atterrare prima il ferro che il resto del calcinaccio, squarciando il vetro come un grissino nel burro.

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Nel frattempo, mercoledì 29, i lavori sono stati ultimati in mattinata, ovviamente con la strada chiusa provvisoriamente. Dopo ore di riunioni di assessori, tecnici e imprenditori della ditta, il racconto è stato confermato: quella strada doveva essere chiusa.

C’era infatti un’ordine di servizio, frutto di un accordo tra impresa e amministrazione, che prevedeva la chiusura di via Marghera una volta arrivati all’abbattimento della terza campata. Chiusura che però non è avvenuta. A questo punto sotto accusa è finita la ditta che dovrà spiegare allo Spisal (Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli ambienti di lavoro) la scelta e la motivazione di non proibire quel tratto di strada alle auto. Come invece poi è stato fatto ieri mattina per concludere la demolizione della parte alta della tribuna.

«Non c’è un’istruttoria da parte nostra» spiega il vicesindaco Andrea Micalizzi «ma sicuramente la ditta dovrà rispondere allo Spisal. È una ditta con cui lavoriamo da anni e non abbiamo mai avuto problemi, però è fuori dubbio che si è rischiata la tragedia. La cosa certa è che fosse prevista dal piano di demolizione approvato dal Comune l’interruzione della circolazione, sia pedonale che veicolare, per tutta la durata della demolizione di quella parte. È probabile che la fragilità della gradinata Est abbia in qualche modo inibito all’operatore il controllo completo dell’operazione».

Un errore umano quindi, sia di sottovalutazione della sicurezza di chi in quel momento poteva passare da via Marghera in auto, sia di manovra della escavatrice. Chi era alla guida del mezzo potrebbe non aver calcolato il rischio di effetto fionda una volta attaccato il cemento con la pinza.

Da palazzo Moroni per ora non c’è alcuna intenzione di interrompere i lavori o di processare la Brenta Lavori, che potrebbe anche cavarsela con una richiesta di risarcimento danni da parte dei proprietari dell’auto. Resta il dramma sfiorato, perché in quel momento poteva passare un ciclista o un motociclista, per cui i danni sarebbero stati sicuramente peggiori. «Abbiamo già richiamato la ditta affinché rispettino quanto previsto dal piano di demolizione e su questo sicuramente vigileremo» garantisce Micalizzi. 

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