Siccità, disponibilità idriche ridotte di due terzi. «Non c’è più acqua per irrigare i campi»
Padova, l’allarme del Consorzio Brenta: «Colture compromesse». Gli agricoltori: «Già diminuite del 60% le semine di mais»
Manuel Trevisan
Un campo già duramente colpito dalla siccità
Già oggi non c’è acqua sufficiente per irrigare i campi. La situazione è critica: quest’anno la siccità potrebbe essere più grave e durare più a lungo dell’anno scorso, causando quindi ancora più danni all’agricoltura e alle aziende del settore.
I numeri lasciano pochi dubbi: il Brenta attualmente ha una portata di 17 metri cubi d’acqua, le derivazioni del Consorzio di Bonifica, che ha in gestione diversi canali padovani, sono di 32 metri cubi. Questo significa, come ha spiegato il presidente del Consorzio Enzo Sonza, che se dovesse iniziare l’irrigazione dei campi da coltivare non ci sarebbe acqua sufficiente. E gli agricoltori sono in allarme.
Un terzo della disponibilità
È un quadro drammatico quello che emerge dal convegno che ha dato il via, sabato mattina 25 marzo, alla prima giornata di “Sapori di Primavera”, la storica manifestazione che porta in Prato della Valle i prodotti agricoli d’eccellenza del Padovano.
«Siamo a un terzo della disponibilità, a marzo – avverte Sonza – In questo momento siamo messi molto peggio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e questo fa presagire che potremmo vivere un’estate ancora più difficile della scorsa. Se non arrivano piogge abbondanti, le colture saranno compromesse».
Per questo, secondo il presidente del Consorzio che gestisce i fiumi del Brenta, è necessario ripensare alla gestione delle acque. «Servono invasi per trattenere la pioggia: il Veneto trattiene solo il 5% dell’acqua, l’Italia l’11%. Servono grandi bacini montani da utilizzare nei momenti di necessità. Poi ci sono altre soluzioni più strutturali ma i Consorzi non hanno budget a disposizione per riuscire a portarle avanti. Abbiamo predisposto ben 7 progetti per la gestione dell’acqua spendendo 500 mila euro in progettazione, ma sono opere che devono essere finanziate economicamente».
Cambiare le coltivazioni
«L’agricoltura è chiamata a un cambio epocale: siamo sempre stati abituati ad avere acqua in abbondanza, oggi non è più così – ha aggiunto Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura – Oggi è necessario razionalizzare in maniera estrema l’acqua, ad esempio passando da un’irrigazione per scorrimento a un’irrigazione a goccia, che permette di utilizzare il 60% di acqua in meno».
E gli effetti negativi sull’agricoltura, anche padovana, sono già ben oggi visibili: «I segnali che abbiamo dalle nostre aziende agricole è che avremo un calo del 50-60% delle semine di mais, che rientra all’interno della filiera degli allevamenti, sia carne sia latte – ha evidenziato Luca Trivellato, presidente della Cia – Molti si stanno spostando da colture che richiedono abbondante acqua, tipiche nostre, come il mais, a colture come la soia, il girasole e il frumento, che richiedono una quantità minore di acqua. Questo in uno scenario di estrema difficoltà economica delle aziende agricole causata dall’aumento delle materie prime».
Ripensare l’uso dell’acqua
Secondo il senatore Antonio De Poli, tra i relatori del convegno, è necessario un piano nazionale strategico di investimenti: invasi per l’acqua piovana, desalinizzatori e interventi sugli acquedotti.
«Ma serve anche un cambio di mentalità – ha detto il senatore – Non siamo abituati a prestare attenzione all’utilizzo dell’acqua nella vita quotidiana, ma dobbiamo iniziare a farlo: ad esempio, riutilizzando l’acqua delle docce». Infatti, sia la Regione sia il Comune stanno già predisponendo piani per l’eventuale razionamento estivo dell’acqua.
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