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Non hanno i requisiti, a Padova licenziati 22 insegnanti

Il risultato dei controlli: crediti formativi e punteggi diversi da quelli dichiarati. Ma resteranno in cattedra fino a fine anno

Felice Paduano
2 minuti di lettura
Ventidue insegnanti rischiano di perdere la cattedra 

L’amministrazione scolastica ha mandato a casa 22 docenti che, alla presentazione dei titoli in base ai quali erano stati assunti all’inizio dell’anno scolastico 2022-2023, avevano fatto “carte false”. Nella maggioranza dei casi avevano vantato di possedere crediti formativi mai conseguiti oppure di aver accumulato un punteggio superiore insegnando in scuole non legalmente riconosciute.

Si tratta di 20 docenti con contratto a tempo determinato, ossia di insegnanti che avevano ottenuto dal provveditorato una supplenza annuale – di cui 12 nella scuola primaria e 8 nella secondaria – ed altri 2 di ruolo nella secondaria.

I primi 20 sono stati “licenziati” in seguito a una serie di controlli amministrativi effettuati sia dall’Ufficio scolastico provinciale che dalle segreterie delle singole scuole, mentre i due a tempo indeterminato, a seguito di sentenze del tribunale.

Naturalmente a favore dell’amministrazione scolastica ed a svantaggio dei docenti, che avevano presentato ricorso. A tale riguardo, l’Ufficio scolastico territoriale, diretto da Roberto Natale, precisa: «Le interruzioni dei contratti di lavoro sono conseguenti all’esito dei controlli sui titoli dichiarati al momento dell’inserimento nelle graduatorie provinciali oppure alle sentenze, favorevoli all’amministrazione, che concludono i ricorsi a suo tempo presentati dai docenti, che asserivano di avere diritto di partecipare ai concorsi e che erano stati inseriti con riserva solo in via cautelare. Per questa seconda casistica, ossia per quanto riguarda le sentenze che definiscono il giudizio a sfavore dei ricorrenti, per garantire la continuità didattica sino alla fine dell’anno scolastico, i docenti vengono mantenuti in servizio con un contratto ad hoc di supplenza sino al prossimo 30 giugno, in base a quanto previsto dall’artico 4 del decreto legge 87 del 2018 nel testo vigente dopo le modifiche apportate nel 2019».

In pratica, quindi, tutti e 22 gli insegnanti vengono lasciati in cattedra fino alla fine dell’anno scolastico, scrutini compresi, ma dal prossimo primo luglio devono essere considerati licenziati e non essere più pagati.

Ma cosa ne pensano di questa brutta vicenda i presidi ed i sindacati? «Tutto risale al Decreto Legge 445 del 2000 sulla semplificazione amministrativa, che ha introdotto l’autocertificazione» spiega Giuseppe Sozzo, preside dello Scalcerle e del Ruzza «tuttavia, la vita, ci ha sempre insegnato che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Resta il fatto che i casi di docenti furbetti si sono verificati anche in tante altre scuole della penisola».

Dal canto suo, invece, Sandra Biolo, segretaria regionale della Cisl Scuola dice: «In questo contesto i docenti in malafede sono ben pochi. Come mi dicono i colleghi del sindacato di Padova, Fabio Businari e Tiziano Sandonà, la maggioranza degli insegnanti coinvolti in questa vicenda è rimasta vittima di errori formali effettuati in assoluta buona fede. Non a caso quasi tutti quelli che si sono rivolti al sindacato sia nel momento dell’inserimento in graduatoria che alla vigilia dell’assunzione, si sono salvati in extremis e sono usciti indenni dai controlli amministrativi».

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