In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Ecco il perché dell’assoluzione del professor Litta dopo 5 anni. «Le visite private tutte fatturate»

Le motivazioni della sentenza dopo le accuse che hanno devastato la vita e la carriera del ginecologo: esclusi truffa e peculato, aveva svolto decine di ore in più di lavoro in ospedale rispetto a quanto previsto

Cri.Gen.
2 minuti di lettura
Da sinistra il professor Pietro Litta e il difensore, professor Alberto Berardi 

Il peculato? «Si ritiene che non sussistano sufficienti prove per ritenere dimostrata la sussistenza del fatto». E per i plurimi episodi di truffa contestati perché avrebbe lavorato in una struttura privata risultando contemporaneamente presente in Azienda ospedaliera? «L’imputato era a credito verso l’Azienda ospedaliera di 136,18 ore e dunque aveva prestato attività lavorativa in favore del proprio datore per un monte ore decisamente superiore a quelle contrattualmente previste».

Sono due passi della motivazione della sentenza (depositata nei giorni scorsi) pronunciata dal tribunale di Padova che aveva assolto il professor Pietro Litta dalle accuse di peculato e da alcuni episodi di truffa con l’aggravante di aver agito come pubblico ufficiale (difensore il professor Alberto Berardi).

Le accuse che hanno devastato una vita

Insomma sono andate in fumo le accuse che, per oltre cinque anni, hanno devastato vita e carriera del ginecologo nonché docente universitario prima finito sotto inchiesta e poi a processo dopo un “tritacarne” mediatico su un palcoscenico nazionale: era stato protagonista di un reportage televisivo trasmesso dal programma “Petrolio” in onda su RaiUno il 13 gennaio 2018. Reportage realizzato dalla giornalista Francesca Biagiotti che, attrezzata di telecamera nascosta, aveva prenotato una visita privata con il professor Litta nella clinica Città Giardino dove il medico svolgeva attività privata autorizzata al di fuori dell’orario di lavoro in ospedale (definita nel linguaggio amministrativo attività extramoenia).

Nel video la donna paga 250 euro “in nero” nella struttura dopo la visita mentre la segretaria dice «dottore, aspetti un attimo».

Il riferimento non è risultato nei confronti di Litta; eppure da quel momento era scattata a carico dello specialista l’indagine del pm Silvia Golin.

A proposito dell’episodio, i giudici scrivono che la segretaria aveva fornito «una versione fumosa...» forse anche «per proteggere il proprio datore di lavoro (la clinica Città Giardino)». Ma – osservano – è «fondato il dubbio» che quando l’impiegata dice “dottore...”, «non si sia rivolta a Litta» appellato sempre «come professore... La stessa giornalista ha negato di aver assistito ad alcuna consegna di danaro (s’intende a Litta)...» continuano le motivazioni della sentenza, «Vale la pena di evidenziare che sono state sentite oltre 30 pazienti visitate dal professor Litta tra il 2016 e il 2017 e nessuna di loro ha riferito di aver mai effettuato pagamenti senza fattura». Nessun peculato, dunque.

Le ore di lavoro in ospedale molto superiori a quanto concordato

Tra le accuse, però, pure diverse ipotesi di truffa imputate a Litta per aver eseguito delle visite nella clinica Città Giardino mentre avrebbe dovuto essere in servizio in ospedale. Ancora i giudici: «Nel mese di giugno 2017 al pari di come avveniva ogni mese, (Litta) aveva svolto in Azienda ospedaliera un numero di ore di molto superiore a quelle previste contrattualmente... Peraltro tutte le prestazioni indicate nel capo d’imputazione risultano essere state regolarmente fatturate come emerso da alcune pazienti».

Pazienti tutte sentite in aula. Litta era stato chiamato anche a rispondere di truffa per nove visite effettuate nella clinica Città Giardino in un periodo in cui era scaduta la convenzione tra la struttura privata e l’ente ospedaliero, al quale non sarebbe andata alcuna percentuale del prezzo delle visite.

«Il professor Litta ha proseguito nell’attività perché nessuno gli aveva riferito di doverla interrompere... e per esigenze di continuità assistenziale... L’avvenuta fatturazione delle visite costituisce ulteriore indice della buona fede dell’imputato» notano i giudici, facendo esplicito riferimento ai «redditi del professor Litta nel 2017 ( fra i 350 mila e i 500 mila euro) di importo ben superiore agli emolumenti percepiti nella clinica Città Giardino in assenza della convenzione».

Il pm Silvia Golin aveva chiesto una condanna a 5 anni e 6 mesi. I giudici hanno deciso diversamente, spazzando via un’indagine risultata senza prove.

2

Articoli rimanenti

Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

1€ al mese per 3 mesi

Attiva Ora

Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

I commenti dei lettori