La giornata dell’acqua. Aiutiamo il mondo, l’unico che abbiamo
È il World Water Day: un’occasione per riflettere. Come si tutela la risorsa a Padova? Le esperienze di Consorzio Bacchiglione e AcegasApsAmga

Sean Yoro (Hula) dipinge murales a fior d’acqua. Questo è St John, New Brunswick, in Canada
IL PUNTO
Le istituzioni, la gente e noi stessi
Quando le Nazioni Unite decisero di istituire la Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), scegliendo proprio il 22 marzo, si parlava di effetto serra ma solo in alcuni circoli mediatici; era il 1992 e nessuno avrebbe previsto che il pianeta si sarebbe trovato di fronte a un’emergenza come quella odierna. La Giornata – prevista nelle direttive dell’Agenda 21, in scia alla conferenza di Rio – si è sviluppata anno dopo anno, diventando una priorità assoluta per il mondo. Il tema di quest’anno è forse il più scontato, ma anche il più giusto: il legame tra acqua e cambiamenti climatici.
Riflettiamo sull’acqua tutti insieme per sensibilizzare le istituzioni, l’opinione pubblica e le nostre stesse coscienze sull’importanza di ridurre gli sprechi e di cambiare i nostri comportamenti.
Anche solo scorrendo i titoli dei lanci di agenzie in Italia, si riesce a sintetizzare drammaticamente questa emergenza. Alcuni esempi: per l’Istat il 29, 4% delle famiglie non beve dal rubinetto ed esiste ancora troppa dispersione. Per Coldiretti in Italia quasi 9 litri di pioggia su 10 che cadono non vengono raccolti. Codacons segnala come la bolletta dell’acqua sia sempre più cara: è salita a 487 euro la spesa media a famiglia nel 2022, con un balzo del 5,5% in un anno e in crescita in tutti i capoluoghi di provincia (tranne Cesena Forlì). Va aggiunto che per molte famiglie la bolletta stessa resta un documento incomprensibile. E sempre secondo l’Isttat sono quasi sette milioni i residenti in Italia non allacciati alla rete fognaria pubblica.
Si sta cominciando a fare qualcosa ma può fare di più. Gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico raggiungono i 56 euro annui per abitante, in crescita del 17% dal 2019 e del 70% dal 2012, secondo uno studio di Utilitalia. Numeri però ancora lontani dalla media europea degli ultimi 5 anni, che è 82 euro per abitante. La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) ha calcolato che basterebbe ridurre gli sprechi e tagliare del 20% i consumi giornalieri per risparmiare un quantitativo d'acqua pari a 421.000 piscine olimpioniche e contribuire efficacemente all'emergenza siccità, ottenendo in un anno oltre 1 miliardo di metri cubi d'acqua disponibili per usi più utili alla collettività.
Nell’anno 1992, quando si affermò l’idea di questa Giornata mondiale, è stato spedito il primo sms della storia. Oggi dobbiamo mandare un sms a noi stessi. Al mondo. Sul display c’è scritto: “Cambia abitudini, spreca meno. Difendi l’acqua, ne va della tua vita”.
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Un’elaborazione grafica che mostra uno dei laghetti del piano ideato dal Consorzio del Bacchiglione con Coldiretti e ANBI
I laghetti, un antidoto verde contro la siccità record
Il piano del Consorzio Bacchiglione con Coldiretti e ANBI punta su finanziamenti decisivi
Il presidente Ferraresso: «Non si può più attendere»
Il 2022 è stato l’anno record per la siccità in provincia di Padova, almeno in un confronto ampio con tutto il dopoguerra. Eppure la performance del 2023 rischia molto concretamente di scavalcarlo in negativo. I modelli climatici e l’analisi delle tendenze in questo senso sono allarmanti: stiamo vivendo un’emergenza serissima. «Il lamenti servono poco – dicono al Consorzio di Bonifica del Bacchiglione – bisogna rimboccarsi le maniche e ricercare soluzioni».
Le soluzioni possibili senza bacchetta magica
Quali potrebbero essere queste soluzioni? Nessuno ha bacchette magiche e il tema climatico è uno scenario planetario, di fronte al quale fare il punto su Padova ha un senso solo se non si perde di vista la dimensione generale, ampissima, del ragionamento.
Certo è che i temi dell’accumulo dell’acqua e di una gestione diversa delle risorse idriche sono diventati ormai ineludibili e rappresenta anche una sfida per ripensare e ridisegnare il territorio.
Qui c’è un piano molto interessante in questo senso; molto moderno, soprattutto. Perché si propone di realizzare casse di espansione e aree di “serbatoio” per contrastare la siccità, ma punta a farlo in un modo speciale, facendo sorgere laghetti e parchi.
Insomma da una parte l’utilità e l’efficienza, dall’altra la bellezza e la vivibilità. Sembra l’uovo di Colombo. Si chiama Piano Laghetti, è un complesso articolato di interventi lanciati dal Consorzio che sta cercando (e in un certo senso sta attendendo) un finanziamento decisivo. Con l’auspicio che da Roma arrivino buone notizie nelle prossime settimane.
Il piano invasi per trattenere l’acqua piovana
Il piano è nato dalla collaborazione tra Coldiretti e ANBI, Associazione Nazionale Consorzi gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue. Prevede la realizzazione di invasi in tutto il territorio nazionale in grado di trattenere l’acqua piovana e utilizzarla nei periodi siccitosi.
Diecimila laghetti in tutta Italia, per 650 milioni di metri cubi d’acqua. Il Consorzio del Bacchiglione ha pronti 12 progetti per far nascere dei punti di accumulo a monte di tratti a elevata capacità idraulica. La loro missione “tecnica” è quella di scongiurare eventuali piene e fare da serbatoi per i tempi di siccità (un rischio serissimo, per esempio, per l’economia del vino sui Colli Euganei).
La vocazione “estetica” e sostenibile invece è quella di vedere la nascita di vere aree verdi, con vegetazione, specie arboree, percorsi ciclopedonali, aree di osservazione della fauna e zone attrezzate per il ristoro e i pic-nic. C’è una parola che vale per tutto questo elenco: saranno dei parchi. L’operazione costa un centinaio di milioni. Ne vale la pena? Sì, moltissimo.
Secondo Paolo Ferraresso, presidente del Consorzio, «non si possono più rimandare gli interventi necessari per far fronte ai cambiamenti climatici; bisogna intervenire, ora».
Proposte concrete e pronte, progetti in attesa di finanziamento: «Hanno come unico obiettivo – continua il presidente – quello di garantire la sicurezza idraulica e allo stesso tempo immagazzinare il più possibile l’acqua piovana come riserva idrica per poi poterne usufruire nei momenti di necessità. Stiamo lavorando in questa direzione per poter creare nel territorio opere in grado di far fronte a queste necessità. È il caso dell’area umida realizzata a Dolo. La linea tracciata da ANBI e Coldiretti con il “Piano laghetti” è fondamentale alla luce della situazione che stiamo vivendo, le proposte riguardano sia la costruzione di invasi che il miglioramento di strutture già esistenti».
Dai Colli Euganei alla laguna
Il Consorzio gestisce dal punto di vista idraulico i 58.247 ettari che si estendono dai Colli Euganei fino alla laguna di Venezia e che comprendono in particolare la città di Padova, uno dei trentanove Comuni.
L’ente svolge compiti di progettazione e gestione di interventi pubblici per la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, che vengono finanziati dai contributi che i consorziati versano ogni anno.
L’ente si occupa in particolare della manutenzione di impianti e corsi d’acqua della rete idrografica minore.
C’è una frase di Ferraresso che rende decisamente l’idea: «Il nostro operato viene percepito come importante solo quando i disagi diventano reali. Se tutto va bene, il ruolo determinante degli enti consortili è quasi invisibile all’opinione pubblica». Ora è il caso di accorgersene di più.
Il piano interventi, progetto per progetto
Ecco, in questa nota schematica, il riepilogo degli interventi previsti per l’anno 2023 dal Consorzio di Bonifica del Bacchiglione. Il totale dell’importo è di 136,4 milioni di euro.
1 – Realizzazione di invasi multi-obiettivo nel bacino dei colli Euganei: 33 milioni.
2 – Ottimizzazione della gestione idrica nel bacino Pratiarcati: Sottobacini Mediano, Bolzani e Valli: 8 milioni.
3 – Estensione dell’area umida di Dolo per l’ottimizzazione della gestione delle acque: 3, 8 milioni.
4 – Adeguamento della sezione dello scolo Fiumicello per l’ottimizzazione della gestione idrica nel territorio nei comuni di Piove di Sacco, Polverara e Ponte San Nicolò: 5,5 milioni.
5 – Riqualificazione idraulico-ambientale e rinaturalizzazione dell’area afferente allo scolo Pioga per l’ottimizzazione della gestione della risorsa idrica: 2. 2 milioni.
6 – Estensione degli interventi di ricalibratura e sostegni sui Rii di Piove per l’ottimizzazione della gestione della risorsa idrica: 8 milioni.
7 – Interventi per la riqualificazione idraulico ambientale del canale Nuovissimo abbandonato con finalità di accumulo e distribuzione irrigua delle acque: 3 milioni.
8 – Ottimizzazione della gestione delle acque nel bacino Settima Presa Inferiore: 1, 4 milioni.
9 – Realizzazione di una traversa fluviale e conca di navigazione lungo il Canale Battaglia nei comuni di Abano Terme e Albignasego: 7,7 milioni.
10 – Completamento interventi di trasformazione irrigua del bacino di Bernio e Conche Fogolana in sinistra del canale Novissimo: 18 milioni.
11 – Canale equilibratore “Montà-Brusegana”: 37,1 milioni.
12 – Collegamento “Piovega-Menona”: 6,5 milioni.
13 – Invaso parco fluviale Sarmazza: 2,2 milioni.
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L’oasi verde e i pozzi-spia: dalle sorgenti alle persone
A Villaverla cinque risorgive e novanta specie animali. Da qui parte il prezioso viaggio sotterraneo verso Padova gestito da AcegasApsAmga
L’acqua di case, uffici e attività produttive di Padova e dintorni arriva dalle sorgenti incontaminate delle Prealpi Venete. Il principio di questo percorso è rappresentato da una trentina di pozzi: si trovano all’interno dell’oasi di Villaverla, in provincia di Vicenza e in altri comuni dell’alto vicentino. Tre linee di adduzione portano quell’acqua a Padova, Abano Terme e in parte della Saccisica. AcegasApsAmga tiene monitorato questo processo. Per 365 giorni all’anno.
In questo video Roberto Gasparetto, amministratore delegato di AcegasApsAmga spiega come verranno individuate le perdite dalle reti dell’acqua
"Intelligenza artificiale, algoritmi, tecnologia: così riusciamo a prevenire gli interventi sull'acquedotto"
L’oasi di Villaverla
A Villaverla dal 1970 l’uomo si è alleato con la natura per riportare una straordinaria porzione di area umida di pianura all’aspetto che aveva prima che fosse antropizzata. Come? Bandendo le colture agricole, accade che vaste porzioni dell’Oasi siano state riconsegnate al dominio di specie arboree e arbustive che, secoli fa, ricoprivano l’intera Pianura Padana, ricreando una foresta planiziale. Il risultato di questa scelta ambientale è la crescita di 24mila nuove piante; poi sono state ripristinate le “siepi ripariali” , un fitto sistema di alberi e arbusti che ombreggia i piccoli corsi d’acqua.
Un effetto forte di questa azione si verifica sulla fauna: l’Oasi si è ripopolata di animali autoctoni con 90 specie di uccelli, caprioli e pesci d’acqua dolce.
L’area, un serbatoio naturale
L’Oasi di Villaverla copre un territorio di 258. 214 metri quadri, pari a quasi 67 campi (è l’unità di misura agraria locale). Una superficie geometrica: è a forma di trapezio rettangolo, circoscritto da due strade provinciali e a tre corsi d’acqua perenni. È uno dei più importanti “laboratori verdi” del nostro Paese.
Il sottosuolo della pedemontana vicentina è un grande serbatoio di acqua potabile: la falda contiene più di mille miliardi di litri «di acqua eccellente», come la definisce AcegasApsAmga. Merito delle piogge e delle nevi che cadono sugli altopiani di Asiago e del Lavarone, dell’acqua delle precipitazioni in pianura, dei corsi d’acqua e dei canali di irrigazione.
Il viaggio sotterraneo dell’acqua, dal momento in cui cade come pioggia o neve a quello in cui riaffiora nel territorio dell’Oasi, è molto lento: dura circa 10 anni. In questo decennio, l’acqua, infiltrandosi tra le ghiaie, si deposita e si purifica, diventando potabile. Continuamente alimentato, questo immenso serbatoio eroga acqua in continuità: circa 10mila litri a secondo.
Le risorgive
Il carattere straordinario di questo luogo emerge da un dato semplice: nell’Oasi ci sono 5 risorgive (Bevarara, Bojona, Albera e Zanini e Federica Piccoli). Sul finire dell’Ottocento si realizzaronbo i primi 131 pozzi e una Canaletta che trasporta ancora oggi, per forza di gravità, l’acqua fino a Padova.
Nella vecchia Canaletta l’acqua scorre alla velocità di un metro al secondo e impiega più di 10 ore per compiere il tragitto.
Dagli anni Settanta è affiancata da una seconda linea di trasporto che, grazie ad un diametro di 90 cm porta l’acqua più velocemente.
Alle esigenze della “Padova del Terzo Millennio” fa ora fronte il Terzo Acquedotto, un grande tubo realizzato in acciaio, con un diametro di 130 cm.
Intanto, ai primi 131 pozzi se ne sono aggiunti altri sempre più profondi. Ed esistono dei “pozzi spia”: punti di osservazione per ottenere dati qualitativi e quantitativi, consentono di misurare la qualità dell’acqua e di scoprire subito eventuali pericoli di contaminazione.
Il maxi gruppo di lavoro
Tredici gestori veneti hanno dato vita proprio a Villaverla (il 23 febbraio scorso) a un gruppo di lavoro: il Water Safety Plan. Sono AAA, Acque del Chiampo, Acquevenete, Acque Veronesi, Azienda Gardesana Servizi, Alto Trevigiano Servizi, Etra, Bim Gsp, Livenza Tagliamento, Medio Chiampo, Piave Servizi, Veritas e Viacqua).
Ua task force a servizio della qualità dell’acqua distribuita in tutto il territorio regionale e una Academy dove ciascuno dei partecipanti si rafforza anche grazie al know-how degli altri Gestori.
Definiranno una metodologia condivisa per la gestione del rischio, sulla base delle Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e delle esigenze del territorio. Collaborando e condividendo il proprio know-how, i tredici elaboreranno un Piano di sicurezza dell’acqua applicabile a tutta la Regione, come richiesto dalla nuova direttiva UE 2020/2184 sulla qualità dell’acqua.
Un risultato importante, che giunge a compimento dopo 4 anni di lavoro e confronti tra Gestori idrici e realtà istituzionali e associazioni di categoria, che ora andrà comunicato e validato dalla Regione Veneto, dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore della Sanità per poi essere applicato a tutti gli acquedotti veneti.
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