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Padova, ragazzo di 17 anni accusa due poliziotti. «Scambiato per uno spacciatore e picchiato»

La famiglia denuncia gli agenti, ma lui è indagato per resistenza a pubblico ufficiale. La Questura: «Nessuna irregolarità»

Claudio Malfitano
3 minuti di lettura

Un'auto della polizia. La vettura che invece è stata usata quella sera era senza alcun sistema di identificazione

 

È una notte di dicembre fredda e piovosa quella in cui un ragazzo di 17 anni torna a casa in bicicletta dopo una festa con gli amici.

Sono passate da poco le 23 quando, in un tratto di strada buia e senza case a Montà, viene superato da un’auto che viaggia a forte velocità e che inchioda proprio davanti a lui. Scendono due persone vestite di scuro e, secondo il racconto del giovane, lo spingono a terra e iniziano a frugargli nelle tasche.

La scena di una rapina

Sembra a tutti gli effetti la scena di una rapina, se non fosse che si tratta di due poliziotti della Squadra mobile in borghese che probabilmente erano a caccia di uno spacciatore e invece si trovano davanti un ragazzo impaurito che teme di essere rapinato. E che reagisce cercando di scappare e difendersi. Un equivoco che porta a una situazione paradossale, se non fosse drammatica: il diciassettenne è riaccompagnato a casa con diverse contusioni e ferite al volto, alle mani e alle ginocchia.

E per di più con una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Una situazione che ha spinto i genitori del giovane a dare mandato a un legale per presentare una contro-querela nei confronti degli agenti.

Diversa però è la versione della Questura, secondo cui non è in dubbio la correttezza dell’operato degli agenti. E che comunque sta collaborando con la massima trasparenza con l’autorità giudiziaria.

Il possibile scambio di persona

Il racconto della vicenda, dal punto di vista del giovane, è chiaro. Il ragazzo stava tornando a casa in bici assieme ad un amico. Quando i due si separano scambiandosi un gesto di saluto che è a metà tra il “darsi il cinque” e lo stringersi la mano.

Un gesto che, con il senno di poi, evidentemente gli agenti – quelli della squadra speciale anti-droga delle “nutrie” – potrebbero aver interpretato come lo scambio di una dose. Per questo decidono di fermare i due ragazzi, dopo che ognuno è andato per la sua strada.

E se per uno tutto avviene normalmente perché gli agenti chiariscono subito che sono poliziotti, è nel fermare il diciassettenne che qualcosa va storto.

Il ragazzo non avrebbe capito che si trattava di un controllo di polizia ( la macchina non aveva scritte sirene, gli agenti sono in borghese, racconta), perciò il giovane scappa impaurito pensando a una rapina.

Viene raggiunto e inizia una colluttazione piuttosto animata in cui tutti si fanno male. Gli agenti – in due contro uno – riescono a bloccare il ragazzo. Volano parole forti.

Secondo il giovane, uno dei due poliziotti avrebbe eseguito anche la famosa manovra di “placcaggio” gettandosi di peso sulla schiena del giovane, immobilizzandone un braccio con il ginocchio.

Il diciassettenne è ammanettato e perquisito. Ma il controllo dà esito negativo: addosso il ragazzo ha solo la sigaretta elettronica Iqos, il portafogli con 5 euro e la carta d’identità.

Racconta il giovane che è solo quando leggono il nome sul documento che gli tolgono le manette e lo riaccompagnano a casa. Gli avrebbero anche detto di averlo scambiato con uno spacciatore marocchino, a cui stavano dando la caccia in zona.

La vicenda giudiziaria

Poteva finire così. Un episodio certo increscioso, ma senza gravi conseguenze. Il ragazzo però ha poi scoperto di essere stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale ed è stato addirittura interrogato dal Tribunale dei minori.

«I genitori possono capire l’errore, è qualcosa che può capitare. Paradossalmente erano stati loro a denunciare la presenza di spacciatori nella loro zona – sottolinea l’avvocata Cristina Bissacco, che assiste il ragazzo e la sua famiglia – Quello che proprio non capiscono è la denuncia fatta al ragazzo. Per questo abbiamo presentato una contro-querela, per tutelare il giovane».

Sono i genitori stessi ad accorgersi che qualcosa non va, la sera stessa del fattaccio. Quando portano il figlio al pronto soccorso per farsi medicare trovano anche gli agenti, che si stavano facendo refertare le ferite subite. Subito dopo vengono invitati in Questura per ritirare il verbale di perquisizione e qui apprendono che il ragazzo sarebbe stato denunciato.

Documenti contraddittori

Nel verbale di perquisizione però si parla solo del giovane che «tentava di eludere il controllo di Polizia dandosi alla fuga, ed effettuava una resistenza attiva nei confronti degli operatori – si legge.

Nello specifico il soggetto tentava ripetutamente mediante la forza, di mettere le mani all’interno del proprio giubbotto che presentava un vistoso rigonfiamento proprio nella zona di interesse del ragazzo, ovvero la tasca destra». Quel rigonfiamento altro non era che la sigaretta elettronica.

Nel capo di imputazione del procedimento al Tribunale dei minori di Venezia però l’accusa diventa ben più grave: «Al fine di eludere il controllo di Polizia non esitava a spingere un agente facendolo cadere rovinosamente a terra e a colpire con un pugno al volto l’altro agente, con il quale ingaggiava una violenta colluttazione culminata nello sferrare una forte gomitata alla gola».

Il ragazzo è alto ma esile, però uno dei due agenti sarebbe uscito dalla colluttazione con una spalla rotta e 41 giorni di prognosi. Una vicenda complicata, dunque, su cui però si esprimeranno nei prossimi mesi i magistrati.

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