Padova, la richiesta all’amministrazione: «Taser agli agenti della polizia municipale»
Il Csa Ral sollecita la fornitura dell’arma a implusi elettrici: «La legge prevede tale possibilità per città come Padova»
LUCA PREZIUSI
Si riapre il dibattito sul taser. Gli agenti della polizia locale lo vogliono e sono tornati alla carica con l’amministrazione, chiedendo al sindaco Sergio Giordani e alla giunta un incontro per confrontarsi sull’ipotesi di dotare il corpo della “pistola” a impulsi elettrici. A farsi avanti è stato il sindacato Csa Ral, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera per provare a trovare sponda e sondare il parere degli assessori, che però già in passato si sono mostrati divisi sull’opportunità di fornire agli agenti un ulteriore strumento da molti considerato pericoloso.
«Le normative permettono ai Comuni capoluogo di provincia, quelli con popolazione superiore ai centomila abitanti, di adottare un regolamento al fine di dotare di armi comuni a impulso elettrico in via sperimentale per il periodo di sei mesi, due unità di personale, muniti della qualifica di agente di pubblica sicurezza, individuati fra gli appartenenti ai dipendenti Corpi e Servizi di polizia locale», si legge nella lettera inviata alla giunta.
«Noi riteniamo sia necessario avviare l’iter previsto dalla normativa, soprattutto per rispondere a effettive e reali istanze da parte del personale operativo, che ritiene utile e opportuno l’utilizzo di questo innovativo strumento. Strumento che ha spiccate caratteristiche di deterrenza, in un contesto difficile, dove alla pari delle forze di polizia a ordinamento statale, già dotate del taser, è quotidianamente impegnato in prima linea nella tutela della sicurezza urbana. È ormai un riferimento consolidato per la nostra comunità».
Polizia e carabinieri hanno già il taser in dotazione. Ovviamente non tutti, ma solamente pochi agenti che hanno frequentato uno specifico corso di formazione. Anche i vigili di altre città hanno già ottenuto l’ok dalle rispettive amministrazioni: «Garantisce maggiore sicurezza di incolumità per i cittadini rispetto all’arma da sparo, i cui effetti possono essere letali e funge invece da semplice deterrente a comportamenti pericolosi, violenti e ostili, con forte potere dissuasivo, senza costituire un pericolo per la vita. Tra l’altro, la possibilità di evitare l’uso di armi potenzialmente letali, mette anche il personale al riparo da possibili esiti lesivi o infausti, con le conseguenti inevitabili responsabilità».
Dal punto di vista politico sarà difficile convincere quella parte di giunta più sensibile ai temi della prevenzione:
«Siamo consapevoli che tutto ciò che è riconducibile al concetto di armamento, possa scuotere le loro coscienze – spiega Michele Ponchia, delegato Csa e agente dell’unità cinofila – ma evidenziamo con forza che il taser è fondamentalmente uno strumento con grande potere dissuasivo. La richiesta è finalizzata alla dotazione di questo strumento non per tutto il personale operativo, ma solo per alcuni operatori scrupolosamente selezionati e preparati. Per noi il bene primario da tutelare è la vita di chiunque, sia esso aggressore o vittima, ma è altrettanto chiaro che l’incolumità, la vita ed il benessere di un poliziotto locale, non valgono meno di quelle di un poliziotto o un carabiniere».
Il tema è già stato messo sul tavolo della giunta la scorsa settimana dall’assessore alla sicurezza Diego Bonavina, ma per ora è rimasto congelato per poi essere approfondito nelle prossime settimane.
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